I Ciclonauti
Autore: Sansò Piero
Dati: 2014, 135 p., brossura
Editore: I Sognatori Factory Editoriale (collana
I castelli invisibili)
La sera mi spaventa, a volte.
Questa storia finisce male, anzi malissimo. Con tre
morti secchi, a nemmeno tre pagine dall’inizio. Tre morti secchi che sono anche
i protagonisti di questa fiaba surreale, tra fantasy e mistero, che è un
viaggio onirico ai confini del tempo e dello spazio, da percorrere
rigorosamente in bicicletta. A partire dalla morte del glottologo Prof.
Cornelius, del geologo Prof. Paoli, e di Piero Panizza, eccentrico grafico
pubblicitario, in un lungo flash back si ricostruisce la vicenda che ha portato
alle morti cruente dei tre “Ciclisti di Hofmann”.
![]() |
Photo Elena Tamborrino |
E chi sono i “Ciclisti di Hofmann”, o
Ciclonauti? Sono (anzi, erano) una setta segreta di ciclisti, la cui struttura
organizzativa e gli scopi erano sconosciuti (altrimenti che setta segreta
sarebbe stata?), di cui si sospettava uno stretto legame con la presenza nel
Salento di dolmen e menhir, costruzioni megalitiche che si erano autodistrutte
misteriosamente e all’improvviso nel giro di una notte, la stessa della morte
dei tre Ciclonauti.
Tutta la storia ruota intorno alla
scoperta sensazionale fatta dai due studiosi Cornelius e Paoli: i dolmen e i
menhir sono centri che assorbono energia e la rilasciano a chi li tocca, non
sempre con conseguenze positive, per usare un eufemismo. A Panizza, detto anche
e non a caso P. Pan, il compito di indagare sul come e sul perché. Le ricerche
del grafico si snoderanno tra passaggi trasfigurati e inspiegabili, lungo le
linee della Grande Griglia (una mappa dell’Europa in cui sono evidenziati i
luoghi dove si sono verificati fatti soprannaturali) e attraverso gli Accessi
(le illuminazioni lisergiche): in questo viaggio le coordinate spazio-temporali
sono destinate a saltare, le leggi della natura a essere sovvertite, le
esperienze allucinatorie a fare da perno intorno al quale P. Pan, in sella al
suo destriero di ferro, ruota incontrando personaggi improbabili che popolano
sogni invivibili. Gli spostamenti sono repentini, non solo da uno spazio
all’altro, da un’epoca all’altra, ma anche da una dimensione a un’altra, quella
onirica da cui si entra e si esce senza soluzione di continuità.
![]() |
Photo Elena Tamborrino |
In questa continua allucinazione, che
in parte mi ha ricordato il sogno di Alice nel Paese delle Meraviglie per le
situazioni e i dialoghi surreali, il lettore si trova coinvolto suo malgrado:
perché anche se oppone resistenza e vuole capire e prende appunti e fa avanti e
indietro tra le pagine, l’unico modo per gustare l’esperienza è lasciarsi
trascinare dalla prosa di Piero Sansò, dalle sue visioni, dalle sue invenzioni,
senza chiedersi nulla. Ciò che più sorprende di questa trovata narrativa (non
so definirla diversamente) è che se da una parte è ispirata dalla più sfrenata
fantasia, dall’altra è ancorata fortemente alla terra, fisicamente, come solo
le due ruote di una bicicletta e i ciclisti appassionati possono essere:
trovare la sintesi perfetta tra realtà e sogno è la chiave di volta della
scrittura di Sansò.
L’ho appena finito...
sto ancora pedalando... ma verso dove? E venendo da dove? Lo spazio (forse) è
circolare... E il tempo pure, fatto di cicli, ore, attimini e tocchi.
NB: per scelta editoriale, questo libro lo trovate alle presentazioni oppure qui.
NB: per scelta editoriale, questo libro lo trovate alle presentazioni oppure qui.
Nessun commento:
Posta un commento