Capriole in salita
Autore: Roveredo Pino
Dati: 2006, 170 pp, brossura;
prima edizione 1996, Edizioni Lint, Trieste
Editore: Bompiani (collana Romanzi
Bompiani)
Chi avesse visto l’uomo inciampare lì,
sui gradini di marmo dell’Ospedale Infantile
in quel mattino di pioggia,
avrebbe pensato a uno scivolone
Difficile trovare, per l’intro di
questa recensione, un passo che mi abbia colpito di questo libro che
faticosamente sto leggendo, pur trovandomi ormai a poche pagine dalla fine.
Così ho scelto l’incipit, che dà l’impronta a tutto il racconto: da un padre
sordomuto e alcolista che inciampa sui gradini dell’ospedale dove sono appena
nati i suoi due figli gemelli, si dipana tutta l’autobiografia di Pino
Roveredo, che affida al suo stile lirico il racconto di una vita disgraziata,
destinata ad una redenzione.
Questo libro si inserisce tra due altri titoli che ho letto dello stesso autore, “Mandami a dire” (Premio Campiello 2005) e “Attenti alle rose” (2009), entrambi molto apprezzati –soprattutto il secondo- per lo stile lieve, la poesia sottesa, l’ironia leggera. Ricordavo uno dei brani più belli di “Attenti alle rose” (-Oh sì, mia cara! Baciamoci. E non stacchiamoci da questo bacio! Lascia che la mia vita s'infili dentro dentro le tue labbra, il tuo cuore, la tua storia, e poi chiudi il bacio e non farmi uscire mai più! Mai più....
Photo HelenTambo on Instagram |
Questo libro si inserisce tra due altri titoli che ho letto dello stesso autore, “Mandami a dire” (Premio Campiello 2005) e “Attenti alle rose” (2009), entrambi molto apprezzati –soprattutto il secondo- per lo stile lieve, la poesia sottesa, l’ironia leggera. Ricordavo uno dei brani più belli di “Attenti alle rose” (-Oh sì, mia cara! Baciamoci. E non stacchiamoci da questo bacio! Lascia che la mia vita s'infili dentro dentro le tue labbra, il tuo cuore, la tua storia, e poi chiudi il bacio e non farmi uscire mai più! Mai più....
-E tu non uscire bene
mio, che se te ne vai mi togli la luce, l'aria e il suono di quella
meravigliosa canzone che mi gira dentro il corpo...
-Ma cosa dici, io,
via? Tesoro mio, possono chiudere il mondo, può venire giù il cielo, possono
ingoiarci sottoterra, che io resto qui, attaccato a te, come un figlio al seno!
Baciami...) e riassaporavo altri momenti del genere. Ero
insomma fiduciosa, mi aspettavo una lettura che mi avrebbe tenuto compagnia per
pochi giorni e con levità. E invece…
È difficile fare le capriole in salita,
più facile farle in discesa, quando tutto è facile, la vita scorre veloce e
senza intoppi. Ma se provi a sfidarla, se tenti l’impossibile, il fallimento è
dietro l’angolo, salvo eccezioni. Il racconto dell’autobiografia di Pino Roveredo
procede seguendo l’ordine cronologico dei fatti, le sequenze della sua esistenza
si succedono capitolo per capitolo, tra la famiglia di sangue e la famiglia
degli amici, tormentati come lui, già da giovane perso nel vino. A
inframmezzare quest’ordine si inseriscono pagine in corsivo dedicate a qualche
personaggio di cui si parla nei vari capitoli: ricordi, episodi, divagazioni
che servono a raccontare coloro che hanno incrociato la vita di Roveredo,
lasciando una traccia importante. Forse sono le pagine più belle, dove ho
ritrovato l’Autore che mi aveva conquistato anni fa.
Nonostante i commenti assai entusiasti
di altri lettori, che su IBS ad esempio hanno assegnato cinque stelline a
questo libro, la delusione è profonda: secondo il mio modesto parere, questo
racconto è retorico, trasuda lirismo forzato. Un’esistenza sciagurata, che si
srotola tra stenti, collegio, carcere, manicomio, alcolismo, amori precari e
mercenari, resta un’esistenza sciagurata: hai voglia a raccontarla cercando di
mettere la poesia, come può essere nel tuo stile, non la nobiliti e nemmeno la
rendi interessante.
Peccato però. Confido in un altro incontro
con Pino Roveredo.
Io ce l'ho nella lista dei libri scambiabili.
RispondiEliminaLo avevo preso per curiosità, che è venuta meno nel momento in cui ho iniziato a sfogliarlo... Mi è sembrato un po' troppo pietistico, ovviamente a una lettura superficiale.
Confermi quindi la mia impressione, il che mi conforta molto. Faccio sempre più fatica ad andare avanti, ormai se lo finisco (manca poco) è per puntiglio.
EliminaNon sono d'accordo con il tuo giudizio sul libro. Si può sentire a tratti l'immaturità del primo scritto, l'eccessivo autobiografismo, ma non è un testo pietistico. E Roveredo non intende santificare un'esistenza sciagurata. Lo sa anche lui che resta sciagurata.
RispondiEliminaTi consiglio, comunque, di leggere 'Mandami a dire' o 'Ballando con Cecilia', che sono romanzi più maturi. Ho amato molto anche 'Mio padre votava Berlinguer'.
È assolutamente legittimo non concordare con il mio giudizio, tutto è sempre opinabile. Io ho solo espresso il mio pensiero, credo anche motivando, argomentando. La delusione è stata profonda proprio perché avevo già letto "Mandami a dire" (che tu mi consigli, ma che ho dichiarato nella mia recensione di aver letto, ma forse non te ne sei accorta) e "attenti alle rose", libri che ho molto apprezzato e consigliato ad amici e lettori come me.
EliminaMi fa comunque piacere che ci sia chi considera bello questo libro di Roveredo, perché è un autore che merita tutto l'apprezzamento del suo affezionato pubblico, a prescindere da ciò che altri lettori possono pensare della stessa opera.