Terapia di coppia per amanti
Autore: De Silva Diego
Dati: 2015, 272 p., brossura
Editore: Einaudi (collana I coralli)
Dati: 2015, 272 p., brossura
Editore: Einaudi (collana I coralli)
Devi smetterla di cercare di farti andar bene le cose come
sono.
Soprattutto di pretendere che vadano bene a me.
Perché una coppia di amanti dovrebbe
andare in analisi? Modesto (in verità Modesto Fracasso, ma il motivo di questo
nome ossimorico è raccontato in una delle parti più gustose del romanzo, e non
lo svelerò certo qui e ora) e Viviana sono amanti, probabilmente più o meno coetanei, sono sposati e hanno ciascuno un figlio, adolescente. Hanno due vite
parallele separate. Si amano ma c’è qualcosa che non va, come spesso succede
alle coppie clandestine. Succede quando non c’è un progetto comune, quando il
rapporto è fatto solo di momenti rubati, quando i desideri che combaciano sono
effimeri, perché quelli più profondi sembrano irrealizzabili. Il disagio che
Modesto non riesce a percepire, forse perché dissimulato dai sistematici
incontri sempre vivaci con la sua amante, lo vede invece Viviana, combattuta
tra l’essere legata a un uomo che non è il suo e il continuare a essere moglie
–pur senza alcuna convinzione- e madre, con il desiderio di proteggere suo
figlio. Quello che tormenta Viviana, nonostante l’amore e le risate, sembra essere
continuamente minimizzato da Modesto. Le scaramucce che agitano il rapporto tra
i due, che pure è molto passionale, spingono Viviana a proporre di cercare
aiuto presso uno psicanalista: sembrerebbe qualcosa normalmente destinata alle
coppie ufficiali, che hanno interesse a salvare un’unione che sta per
naufragare. Modesto non riesce a comprendere l’esigenza della donna, anzi
smonta sistematicamente ogni tentativo che lei avanza per convincerlo della
possibile efficacia di una terapia psicanalitica, salvo cedere alle insistenze,
più per sfinimento che per convinzione.
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Il ménage tra i due è narrato a voce alterna; lei e lui si
avvicendano nel raccontare un rapporto fatto di quotidianità e di sorprese, in
cui i punti di vista difficilmente collimano ma che nonostante ciò va avanti appassionatamente.
Ciò che colpisce è la capacità di De Silva di ragionare di volta in volta con
la testa di Modesto, che narra con sottile ironia gli aspetti più controversi
del rapporto con Viviana, e con la testa di Viviana, che interpreta gli stessi
accadimenti e i medesimi sviluppi del rapporto da un punto di vista
diametralmente opposto a quello di Modesto. Ciò che unisce e in qualche modo
salva questa coppia, sempre sull’orlo di una crisi di nervi –di Viviana, mai di
Modesto-, è la capacità di passare dalla tragedia alla risata autoironica, dal
dispetto allo sguardo innamorato.
Oltre ai due protagonisti, ci sono
altri personaggi che girano intorno alle vicende dei due amanti in crisi (ma
nemmeno poi tanto, il loro rapporto è così e forse questa paradossalmente è la
sua forza, ma si tratta pur "di capire cosa fare di voi due" dice Nelide, la più cara amica di Viviana): mentre il marito di lei, Paolo, e la moglie di lui, Elena, sono
quasi inesistenti (ma quando si affacciano nella storia, lo fanno in modo
incisivo, muovendosi in maniera quasi speculare, così come sono simmetrici i
figli di lei, Miro, e di lui, Eric), nel romanzo dilaga il padre di Modesto,
uno scapestrato sessantaduenne,
che dissemina pillole di cinica saggezza, e la figura del dottor Malavolta, lo psicanalista che a un certo punto si inserisce come voce narrante tra i
protagonisti, proponendo il suo punto di vista sui due e offrendo al lettore
squarci della sua disastrata vita sentimentale.
Mi sono divertita a leggere questo
libro, ma il mio giudizio è molto partigiano: De Silva è uno dei pochi
scrittori che compro a scatola chiusa, senza informarmi prima sul libro che
andrò a leggere, fidandomi del suo stile. Finora ho avuto solo conferme della
fiducia riposta, a partire dal primo incontro con Vincenzo Malinconico, l’avvocato
‘semi-disoccupato, semi-divorziato, semi-felice’ di
romanzi come “Mia suocera beve”, “Sono contrario alle emozioni”, “Non avevo
capito niente” e "Arrangiati, Malinconico", e a seguire con altre storie lette e a volte sofferte, come nel
caso di "Voglio guardare"
o “La donna di scorta”.
È legittimo avere paura, cambiare non è
facile e a volte non è nemmeno necessario: questo sembra suggerirci questa
storia, insieme all’idea che si possa vivere giorno per giorno quello che
viene, riuscendo a sorprenderci reciprocamente senza per forza cercare altro,
che può venire, ma anche no. Quel che importa è riconoscere che si tratta di
amore, averne piena consapevolezza e accettare che ciascuno maturi i propri
bisogni in tempi e modi diversi, riuscendo comunque a trovarsi, prima o poi.
Avrei voluto dire molto di più su
questo libro: ho sottolineato diversi passaggi, ripiegato angoli a futura
memoria, ma ho rinunciato, perché non vorrei lanciarmi in elucubrazioni sul
tema, che rischierebbero di diventare di per sé una terapia di coppia in
contumacia, nemmeno fossi Viviana.