Silvio Orlando in "La scuola" di Daniele Luchetti |
L’aula ha finestre malconce, le pareti trasudano muffa, la lavagna può anche essere pericolante, sistemata com’è con bulloni e viti di un altro secolo. I banchi sono stratificati di scritte:
crescibenecheripasso, axr la zoli è proprio una puttana, io ho rosicato perché non mi hai passato il compito, ma il preside dov’è?, bulli e bullizzati, antonella mi manchi.
Il crocifisso c’è? No, c’è l’ombra che ha lasciato sulla parete. Una croce disegnata più chiara di quel che c’è intorno.
Insomma, gli elementi di arredo, la struttura, la situazione sembra proprio urlare: la lezione è finita. E invece no che non è finita.
Continuo a credere, e lo credo ogni giorno, che la classe sia il posto più bello del mondo. Ci entro felice ad ogni ora, lieto di cogliere le differenze negli sguardi e nell’eloquio dei ragazzi settimana dopo settimana.
Felice di semplificargli i concetti.
O di complicargli la vita approfondendo tematiche complesse.
Che tanto la loro testa ce la fa, hai voglia se ce la fa.
Che privilegio è cogliere, nelle loro evoluzioni, i primi abbandoni del sistema di concetti parole e pensieri della famiglia d’origine, le prime prove verso una personalità indipendente? Le parole nuove, i movimenti, gli sguardi che trasudano il profumo della prima consapevolezza di stare al mondo, di essere nel mondo?
Come può annoiare un mestiere del genere?
Come puoi perdere tempo prima di arrivare in classe, chiacchierando con i tuoi colleghi o fingendo chissà quale impegno importante in chissà quale segreteria?
Come puoi non curarti delle lezioni che andrai a proporre?
Come puoi ?
Sei sicuro che non avevi un’altra carriera ad aspettarti? Ricca di soddisfazioni economiche, di rapporto tra pari, di lavoro di gruppo, di minore responsabilità?
La classe, la tua aula, dev’essere il posto più bello del mondo. Devi pensarlo davvero. I tuoi alunni ci metteranno dieci secondi a capire se lo pensi davvero. O se fingi. O se ti stai accontentando.
Ci mettono poco.
Non lagnarti se non ti seguono. Nove volte su dieci è colpa tua.
Non lagnarti che mancano le famiglie. Trova alibi migliori, dai.
Non lagnarti che pensano solo al telefono.
Non lagnarti se sperano che tu non ci sarai. Perchè si stanno già lagnando loro, di te, abbondantemente se arrivano a sperare nell’ora di buco.
Insegna loro l’impegno e non dare modelli quotidiani di disimpegno.
E tu?
L’hai già capito se la classe è il posto più bello del mondo?
Se non lo fosse, perché non provare a fare altro?
Te lo chiedo per loro.
Per quegli sguardi che affollano i corridoi e che si siedono sui banchi e che sono pieni di curiosità. Non pensare che siano in grado soltanto di attaccarsi al loro smartphone. Possono fare altro.
Devono fare altro.
Permettiglielo.
Inondali.
Che tu gli porga il quadrato di un binomio o il pessimismo cosmico, la missione è la stessa.
E non è roba da poco.
©Elvio Calderoni
Soundtrack: Tricarico, "Io sono Francesco"
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