«Forse questo è tutto una specie di sogno»
È proprio un sogno a dare inizio e fine a questo dramma in tre atti, che vede al centro la vicenda di Yeong-hye, la sua caduta nell’abisso dell’autodistruzione che comincia con il rifiuto di mangiare carne a seguito di una visione di sangue, in un bosco oscuro, con le foglie aguzze sugli alberi e i piedi scalzi e feriti.
Sembra una stranezza innocua, magari transitoria, non più grave del rifiuto di indossare il reggiseno. Invece diventa una scelta integralista, che il marito di Yeong-hye racconta in prima persona in “La vegetariana” titolo della prima parte e di tutto il romanzo, non nascondendo lo sconcerto e l’irritazione per i comportamenti di questa moglie insignificante e ostinata: quella del marito della giovane è una stizza che lievita e che è supportata dalla famiglia di lei, in particolare dal padre, che tenta di affermare la sua autorità tra preoccupazione genitoriale e reazioni violente di fronte al categorico rifiuto della figlia di mangiare carne. Yeong-hye intende far rispettare a tutti quelli che la circondano la sua scelta verso il vegetarianesimo, a costo di allontanarsi da tutti.
Nel secondo atto, intitolato “La macchia mongolica”, la parola passa al cognato della vegetariana: l’uomo, sposato con la sorella maggiore di Yeong-hye, è un artista che attraversa un periodo di inattività, risvegliato dall’ispirazione che gli viene dalla vista sul corpo di Yeong-hye di una macchia mongolica, detta anche "macchia blu della Mongolia", una voglia di colore bluastro che in genere compare nella zona lombosacrale: quella macchia diventa pistillo di un fiore che l’uomo disegnerà sul corpo nudo della cognata, facendo di lei un’istallazione vivente. Nello stesso tempo l’uomo subisce una forma di attrazione fatale per la donna, che appare ai suoi occhi profondamente diversa da come la descrive il marito, ormai ex. I due parlano un linguaggio loro, veicolato dalla body art, che li vede uniti in amplessi famelici, quando anche l’uomo si sarà fatto dipingere il corpo per potersi unire a lei.
La terza parte, “Fiamme verdi”, alla quale si arriva con il precipitare degli eventi narrati nella seconda parte, ha come voce narrante quella di In-hye, la sorella della protagonista, che si fa carico, con rassegnazione, della malattia psichiatrica che ormai ha ridotto Yeong-hye a un vegetale, convinto di poter essere una pianta che ha bisogno dell’acqua e di null’altro.
Immagini crude accompagnano il racconto di In-hye, in un crescendo di disperazione che stringe il lettore in una spirale di dolore per cui è impossibile restare indifferenti.
L’Autrice seziona i legami familiari, che sembrano all’origine del malessere della vegetariana, che soffre della brutalità del mondo, quella durezza che consiste anche nell’autoritarismo del padre e nell’indifferenza del marito. La protagonista passa dalla presa di coscienza della natura umana, istintivamente violenta e sanguigna, al volersi estraniare fino a diventare pianta e aria, inconsistente e senza sangue, attraverso il rifiuto della carne, fino a qualunque tipo di cibo, in un vortice devastante.
È un libro molto duro, che tratta un argomento che Han Kang aveva già iniziato a esplorare nel 1997 in una storia, “Il frutto della mia donna”, che racconta di una donna che si trasforma in una pianta di cui il marito sceglie di prendersi cura: sentendo di non aver esaurito il tema, l’Autrice lo affronta nuovamente con questo romanzo, uscito in Corea nel 2007 e pubblicato lo scorso anno da Adelphi, in Italia, tornando alla ribalta come caso letterario, insignito del Man Booker International Prize per la narrativa 2016.
Lo stile di Han Kang è lineare, ricco di dialoghi e descrizioni. A parlare, anche dei propri pensieri in lunghe sequenze introspettive, sono i personaggi che circondano la protagonista, la cui voce è riservata alle parti in corsivo nel primo atto, in cui Yeong-hye parla delle circostanze in cui le sue scelte -che appaiono alla sua famiglia tanto stravaganti- sono maturate, dei sogni angosciosi, della sua incapacità di comprendere l’incapacità di comprendere del marito.
Per conoscere meglio l’Autrice e la storia di questo romanzo, consiglio questa videointervista dal portale letteratura.rai.it.
Photo HelenTambo on Instagram |
La vegetariana
Autore: Han Kang
Traduttore: Milena Zemira Ciccimarra
Dati: 2016, 177 p., brossura
Editore: Adelphi
Prezzo: € 18,00
Giudizio su Goodreads: 5 stelline
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