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Nel quinto compleanno del mio blog, lo scorso novembre, avrei dovuto abbandonarmi ai festeggiamenti, invece chiudo i battenti. Ci penso da mesi, anzi se devo essere sincera la tentazione l’ho avuta più volte nel corso degli ultimi due anni, ma la decisione l’ho maturata durante l’estate, mentre continuavo a interrogarmi sul perché continuare a parlare di libri qui. Di fatto ho smesso di scrivere con regolarità dallo scorso mese di giugno.
Nel corso del tempo sono stati tanti i motivi che si sono affacciati alla mia mente in diverse occasioni, magari su sollecitazione casuale esterna, e non è facile districarmi tra i pensieri che spesso si sono affastellati disordinatamente -quando insieme, quando isolati- per provare a dare una spiegazione a voi, miei ventitré lettori fissi. Ci provo comunque, in un elenco che non segue alcun criterio, tanto meno l’ordine di importanza, perché sono tutti motivi meritori di attenzione.
● Non ho più voglia e neanche il tempo per dedicarmi a un’attività che mi pesa, infatti ho capito che
● quando smette il piacere, è ora di finirla: inutile continuare a fare qualcosa che ci trasmette ansia da prestazione invece che piacere. Insomma non mi divertivo più.
● Stava diventando uno stress, soprattutto quando mi rendevo conto che leggevo in funzione del blog, che pensavo solo a ciò che avrei dovuto poi dire, senza abbandonarmi alla lettura per il puro piacere di leggere.
● Mi sono sentita poco libera di gestire i miei tempi e i miei spazi: un po’ per le imposizioni che mi davo da sola, un po’ per la pressione e la responsabilità che sentivo quando mi arrivavano richieste di autori, spesso autopubblicati o pubblicati in EAP, più raramente da editori. Alla fine leggevo per me o per fare promozione?
● Non credo più al blog come strumento di divulgazione: almeno per quel che riguarda me, che non sono mai entrata nell’olimpo dei blogger considerati e incensati. Si tratta di essere nel giro giusto, di avere amici che ti condividono e ti spingono, di editori che linkano i tuoi post nelle loro rassegne stampa. Poiché ho invece molta considerazione di ciò che scrivo e soprattutto di come lo scrivo (detesto la falsa modestia) sono arrivata alla conclusione che
● se anche puoi distinguerti, comunque sei un blogger tra i tanti e spesso i tanti non sono alla tua stessa altezza. Ho una formazione specialistica, provengo da studi di Linguistica e Letteratura, ma questo non è importante, non sembra essere una conditio sine qua non, ed è anche giusto così perché tutti i buoni lettori hanno diritto di esprimersi sui libri che leggono, la rete è democratica assai. Io molto meno, perciò preferisco scendere dalla giostra.
Non smetto di leggere ovviamente, perché i libri fanno parte della mia vita da quando ero una bambina, e non smetto di parlarne.
Continuerò a farlo attraverso la pagina Facebook nata originariamente per l condivisione dei post del blog. Continua per conto suo: ha buona visibilità (migliore di quella che può avere il blog), è più immediata, mi consente di scrivere in modo più estemporaneo, davvero quando mi va, se mi va e non sempre di tutto quello che leggo.
Continuerò a scrivere solo dei libri che mi sono piaciuti, perché ho capito anche che le critiche non piacciono agli scrittori. Puoi essere circostanziato quanto vuoi, argomentare le tue critiche, essere preciso, cortese ma fermo, eppure le stroncature non piacciono, soprattutto se provengono da un blogger tra i tanti. Le critiche non le gradiscono gli scrittori e ancor meno le gradiscono i loro fan, pronti a scatenarsi sui social come veri e propri paladini della lesa maestà (spesso istigati dalla stessa “maestà”).
Sono tempi brutti, la buona educazione social latita (una volta aveva un nome e si chiamava netiquette), il bullismo colto impazza: onestamente preferisco vivere. Quindi, solo libri belli. Continuate, se vi va, a seguire il mio gatto Pepe e me qui. Qualche buon consiglio lo troverete.
Chissà poi cosa altro succederà, quale altra avventura mi aspetta, se mi inventerò altro.
Per ora, grazie di avermi letto fin qui.
Elena ExLibris
PS. Il titolo del post è una citazione. Tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, nel luogo dove vivo, esisteva un locale dove si faceva musica jazz e in generale intrattenimento. Lucio, il proprietario, a fine serata, per incoraggiare gli avventori ad andarsene, al microfono annunciava "il pabba chiudeee!". Bei tempi.