Come un respiro interrotto
Autore: Stassi Fabio
Dati: 2014, 305 p., brossura
Editore: Sellerio (collana Il
contesto)
Basta, hai detto con un soffio,
poi mi hai guardato come se avessi avuto dell’altro da
aggiungere,
molto altro, ma erano parole che non potevano essere dette,
o non c’era più tempo per dirle,
parole più indigeste e corrosive di qualsiasi cibo.
Pensai che di stonato, in te, c’era solo il silenzio.
Intuisci subito, dalle prime pagine di
questo romanzo di Fabio Stassi, che Sole è una figura che cattura chiunque si
trovi ad avere a che fare con lei, lettori inclusi.
Sarà per come si muove, sarà per la sua
fisicità eterea, fragile e allo stesso tempo vigorosa e presente, protagonista
suo malgrado, pudica ma solo per retaggio familiare, riservata fino a volersi
confondere con il paesaggio e tuttavia imprescindibile da esso. O sarà che le
parti in cui è lei a parlare in prima persona nel libro, sono le più chiare,
quelle che contengono una storia, quella della sua famiglia, sia pur
ricostruibile per frammenti. Nelle parole degli altri invece c’è solo lei,
Sole, e il suo modo di mettersi in relazione con gli uomini che le attraversano
la vita, uomini-Pigmalione che sembrano lasciare traccia in lei o forse ne
subiscono il fascino e perdono nel confronto.
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Photo Elena Tamborrino |
Detto questo, dando cioè merito a
Stassi per aver creato una figura femminile sfuggente e nel contempo
penetrante, in realtà il libro che ti aspetti di leggere dopo aver dato
un’occhiata alla sinossi nel risvolto di copertina non c’è: sembrerebbe la
storia di una sparizione misteriosa, di una donna altrettanto misteriosa che
dietro di sé ha lasciato solo dei quaderni, degli spartiti e un numero di
telefono, donna che poi ricompare al funerale di un amico, Nino. Ma Sole al
funerale di Nino la troviamo davvero solo alla fine del libro. Più che una
storia questo è un affastellarsi di ricordi, narrati da più voci -compresa una
fuori campo-, senza un criterio chiaro di cambio di turno, in cui è
difficilissimo identificare coordinate temporali (quelle spaziali sono date da
Roma, dalla Sicilia e dal Sudamerica, da dove partono le origini di Nonna Lupe
-la nonna di Sole-, che risuonano nella sua lingua mista) e protagonisti (ogni
tanto compare un nome nuovo e forse ci si aspetta che il lettore capisca chi si
sta parlando –e di chi-, in base a cosa però a me è sfuggito, ogni tanto uno
prende la parola per qualche pagina e più volte io mi sono persa nell’intrico
dei personaggi).
Durante la lettura, faticosa, ho avuto
più volte la tentazione di lasciare, ma poi ho deciso di andare avanti per
capire perché quest’ultimo lavoro di Stassi piace a tanti, considerati i
giudizi lusinghieri che da più voci lo hanno raggiunto. Tuttavia, fino
all’ultimo mi ha stancato la frammentarietà del testo, il continuo cambiare
focalizzazione e voce narrante.
Un periodo lungo (13 pagine 105-118,
senza respiro) mi ha fatto avvertire anche un affanno sintattico, che ho
riscontrato in altri punti della narrazione: forse il fatto di non riuscire a
farmi prendere dall'emozione globale, mi ha fatto concentrare sui difetti, al
limite della pedanteria ("a cui stanno per mettere all'asta tutte le sue
cose" non contiene un pleonasmo?).
A proposito di respiri, che sono il fil
rouge lessicale a partire dal titolo e fino alla fine, ricorre costantemente la
sensazione legata al ritmo del respirare, semaforo della vita: il respiro si
interrompe, si contrae, si trattiene, è intermittente, è lungo, allo stesso
modo del fiato che a sua volta è spezzato, trattenuto, sospeso, è un soffio
caldo, è un filo.
A questo libro ho assegnato solo due
stelle su Goodreads: avevo aspettative altissime,
probabilmente per l'entusiasmo che lo circonda, tuttavia la mia delusione non
deve scoraggiare altri lettori, specie quelli che già hanno conosciuto Fabio
Stassi attraverso le pagine del suo “L’ultimo ballo di Charlot” (Sellerio,
2012) e degli altri suoi precedenti libri. Attribuisco questa mia
insoddisfazione al fatto che probabilmente questa storia non è in sintonia con
i miei gusti, le mie corde, che evidentemente vibrano per altre vicende meno
introspettive.
NB. Ci tengo a sottolineare la colonna
sonora che attraversa la lettura. Di seguito, alcuni dei brani che accompagnano
i ricordi di Sole:
"Vuelvo al Sur" di Astor Piazzolla qui nell’interpretazione di Caetano Veloso
"Vuelvo al Sur" di Astor Piazzolla qui nell’interpretazione di Caetano Veloso
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