La signora Rosetta ovvero la
felicità provvisoria
Autore: Sferruggia Tiziana
Dati: 2014, 145
p., brossura
Editore: Atmosphere Libri
(collana Opera prima)
Ci sono persone che
muoiono senza aver conosciuto l’amore.
Alcuni libri arrivano
a noi grazie al passaparola. Se poi aggiungiamo una copertina coloratissima e
molto accattivante, un titolo che attira e una buona immaginazione che ci fa
andare oltre, si spiega come ci si possa tuffare a capofitto tra le pagine di
un libro senza saperne nulla, senza sbirciare il risvolto e la quarta di
copertina, senza essere preparati a ciò che troveremo.
Prima di avere il libro tra le mani, prima di sfogliarlo e leggerlo, immaginavo che Rosetta, la protagonista, fosse una rubiconda e burrosa signora di mezza età: sarà stato il diminutivo vezzeggiativo, l’accostamento alla delicatezza del fiore della rosa. Ero evidentemente fuori strada, perché Rosetta Drago in Mollica è tutto tranne che rubiconda e burrosa: è invece eterea, candida, bionda, esile. Per di più frigida e infelice senza saperlo, perché la sua infelicità se l’è scientificamente costruita, pensando che fosse invece la felicità (per quanto provvisoria).
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Photo Elena Tamborrino |
Prima di avere il libro tra le mani, prima di sfogliarlo e leggerlo, immaginavo che Rosetta, la protagonista, fosse una rubiconda e burrosa signora di mezza età: sarà stato il diminutivo vezzeggiativo, l’accostamento alla delicatezza del fiore della rosa. Ero evidentemente fuori strada, perché Rosetta Drago in Mollica è tutto tranne che rubiconda e burrosa: è invece eterea, candida, bionda, esile. Per di più frigida e infelice senza saperlo, perché la sua infelicità se l’è scientificamente costruita, pensando che fosse invece la felicità (per quanto provvisoria).
Ma veniamo alla
storia: Margherita, Violetta e Rosetta sono le figlie del signor Drago, fioraio
in un quartiere popolare, dove le ragazze –alte e altere, snelle e bionde,
severe e irraggiungibili- crescono,
coltivando il sogno dell’ascesa sociale da raggiungere grazie al matrimonio. La
morte del padre costringe le ragazze al ridimensionamento delle loro ambizioni,
ma dopo un primo momento di smarrimento Rosetta prende le redini della
famiglia, confortata anche dai consigli del parroco don Vito: si mette a
lavorare come sarta e provvede agli studi delle sorelle, che ben presto si
sistemano con due impiegati di banca, abbandonando il quartiere proletario in
cui sono cresciute.
Dopo pochi anni a Rosetta, ormai quasi rassegnata a restare zitella, si presenta l’occasione di un buon matrimonio e così anche lei comincia la sua vita borghese fatta di traguardi: dopo il matrimonio arriva la casa -con i tappeti preziosi, le lampade Tiffany, i cristalli Swarovski-, e poi la maternità, con due figli che lei cresce all’ombra di nomi altisonanti, ridondanti, che avrebbero dovuto accrescerne il prestigio sociale.
Dopo pochi anni a Rosetta, ormai quasi rassegnata a restare zitella, si presenta l’occasione di un buon matrimonio e così anche lei comincia la sua vita borghese fatta di traguardi: dopo il matrimonio arriva la casa -con i tappeti preziosi, le lampade Tiffany, i cristalli Swarovski-, e poi la maternità, con due figli che lei cresce all’ombra di nomi altisonanti, ridondanti, che avrebbero dovuto accrescerne il prestigio sociale.
Tutto sembra
calcolato nella vita di Rosetta, che non si concede nulla e nulla concede al
marito e ai figli: nessuna debolezza, nessuna incrinatura, nessuna sbavatura,
affinché l’esistenza borghese della famiglia Mollica non sembri perfetta, ma
assolutamente lo sia.
Purtroppo però c’è l’imponderabile dell’umana natura, l’imprevisto che arriva a mischiare le carte sul tavolo, la folata di vento che scompiglia e sconvolge la perfetta messa in piega di Rosetta: non tutto si può tenere sotto controllo e amaramente se ne deve rendere conto la nostra protagonista, che sembra quasi accartocciarsi, mentre si consuma la discesa della sua parabola. Il contrappasso avrà il sapore della beffa, unita al danno.
La signora Rosetta è al centro di tutta la storia, tutti gli altri personaggi impallidiscono al suo confronto; nonostante il fisico esile, il petto scarno, la figurina quasi incorporea, Rosetta giganteggia con la forza del suo carattere, al quale l’Autrice dà peso e voce con straordinaria efficacia. Il tono è alternativamente ironico e compassionevole, dissacrante degli status symbol che sembrano tanto importanti per la sua protagonista e divertito dagli esiti delle vicende che la stessa Rosetta mette involontariamente in moto.
Tiziana Sferruggia, al suo esordio narrativo, scrive in modo lieve e passa leggera sulla vita stinta e tragica di una parvenu destinata a rifare il percorso al contrario; ci accompagna tra le stanze dove scintillano i cristalli di Rosetta e dove splende il damasco dei suoi divani, per portarci infine dove l’odore di cavolfiore bollito risale la tromba delle scale del condominio popolare in cui la donna, ormai sfiorita ma sempre orgogliosa ed elegante, forse sente per la prima volta il sapore della vita.
Purtroppo però c’è l’imponderabile dell’umana natura, l’imprevisto che arriva a mischiare le carte sul tavolo, la folata di vento che scompiglia e sconvolge la perfetta messa in piega di Rosetta: non tutto si può tenere sotto controllo e amaramente se ne deve rendere conto la nostra protagonista, che sembra quasi accartocciarsi, mentre si consuma la discesa della sua parabola. Il contrappasso avrà il sapore della beffa, unita al danno.
La signora Rosetta è al centro di tutta la storia, tutti gli altri personaggi impallidiscono al suo confronto; nonostante il fisico esile, il petto scarno, la figurina quasi incorporea, Rosetta giganteggia con la forza del suo carattere, al quale l’Autrice dà peso e voce con straordinaria efficacia. Il tono è alternativamente ironico e compassionevole, dissacrante degli status symbol che sembrano tanto importanti per la sua protagonista e divertito dagli esiti delle vicende che la stessa Rosetta mette involontariamente in moto.
Tiziana Sferruggia, al suo esordio narrativo, scrive in modo lieve e passa leggera sulla vita stinta e tragica di una parvenu destinata a rifare il percorso al contrario; ci accompagna tra le stanze dove scintillano i cristalli di Rosetta e dove splende il damasco dei suoi divani, per portarci infine dove l’odore di cavolfiore bollito risale la tromba delle scale del condominio popolare in cui la donna, ormai sfiorita ma sempre orgogliosa ed elegante, forse sente per la prima volta il sapore della vita.
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