Alla
fine di questo 2014 intenso di incontri e letture, faccio il mio solito
bilancio, concedendomi un’appendice di osservazioni su alcuni libri che ho
letto ma non recensito nel blog per svariate ragioni, non ultima spesso la
mancanza di tempo. Di altri, perchè mi sono piaciuti davvero tanto, torno a
parlare.
Intanto un po’ di numeri: 81 libri letti (dieci in più dello scorso anno), di cui 29 in e-book. Non che l’e-book non mi piaccia, ma è una scelta che faccio spesso per questioni puramente economiche (denaro e spazio), seconda rispetto al cartaceo: ho la preoccupante tendenza al piacere del possesso dell’oggetto libro, non vedo altre spiegazioni, data invece l’evidente praticità del portarsi in borsa un’intera libreria archiviata nell’e-reader.
Intanto un po’ di numeri: 81 libri letti (dieci in più dello scorso anno), di cui 29 in e-book. Non che l’e-book non mi piaccia, ma è una scelta che faccio spesso per questioni puramente economiche (denaro e spazio), seconda rispetto al cartaceo: ho la preoccupante tendenza al piacere del possesso dell’oggetto libro, non vedo altre spiegazioni, data invece l’evidente praticità del portarsi in borsa un’intera libreria archiviata nell’e-reader.
L'autore che ho più letto è Marco Vichi
(6 romanzi), seguito da Andrea Camilleri (5). L’editore più rappresentato nella
mia libreria del 2014 (ma sempre, credo di poter dire con una certa sicurezza,
anche scorrendo le liste dei libri letti negli anni passati) è Sellerio (16),
seguito da Einaudi (10), Guanda (9) e Feltrinelli (7). Insieme a questi e ad
altri editori grossi come Adelphi, Rizzoli, Bompiani e Mondadori mi piace aver
letto anche libri editi in realtà più di nicchia, ma che prepotentemente si
stanno facendo notare nel panorama editoriale italiano: quindi nel mio elenco
troviamo titoli editi da Il notes magico, da Fazi, da Minimum Fax, da e/o e da
altre case editrici piccole e coraggiose come Ponte alle Grazie, Laurana, EDT.
Ho abbandonato al loro destino solo due titoli, incapace di proseguire una lettura a volte irritante e a volte noiosa, confusa e inconcludente: ogni libro è una sfida, se non mi piace immediatamente, cerco di capire perché, magari riuscendo a superare quel momento di impasse in cui ci si chiede se continuare o meno e spesso riuscendo a ricredermi di un giudizio impulsivo. Quando proprio non ce l’ho fatta a proseguire in quella che mi sembrava una tortura, forte anche del mai troppo citato articolo 3 del decalogo di Pennac (il diritto di non finire un libro), ho tentato anche di spiegare il mio abbandono ad altri, cercando sempre di argomentare al meglio le mie opinioni: è una pratica buona e giusta, perché quando spendi del denaro in un libro, hai il diritto di esternare le tue opinioni in merito, qualunque esse siano. Il problema è che puoi incorrere nell’ira funesta di qualche autore e dei suoi partigiani sui social network, il che è alquanto seccante. Come se non ci fosse la minima possibilità qualche volta di esercitare un po’ di autocritica e di mettersi dalla parte del lettore (pagante), che ha i suoi gusti rispettabili.
Ho abbandonato al loro destino solo due titoli, incapace di proseguire una lettura a volte irritante e a volte noiosa, confusa e inconcludente: ogni libro è una sfida, se non mi piace immediatamente, cerco di capire perché, magari riuscendo a superare quel momento di impasse in cui ci si chiede se continuare o meno e spesso riuscendo a ricredermi di un giudizio impulsivo. Quando proprio non ce l’ho fatta a proseguire in quella che mi sembrava una tortura, forte anche del mai troppo citato articolo 3 del decalogo di Pennac (il diritto di non finire un libro), ho tentato anche di spiegare il mio abbandono ad altri, cercando sempre di argomentare al meglio le mie opinioni: è una pratica buona e giusta, perché quando spendi del denaro in un libro, hai il diritto di esternare le tue opinioni in merito, qualunque esse siano. Il problema è che puoi incorrere nell’ira funesta di qualche autore e dei suoi partigiani sui social network, il che è alquanto seccante. Come se non ci fosse la minima possibilità qualche volta di esercitare un po’ di autocritica e di mettersi dalla parte del lettore (pagante), che ha i suoi gusti rispettabili.
![]() |
Photo HelenTambo on Instagram |
Di tutto quello che ho letto quest’anno
(15.465 pagine), mi soffermo su qualche titolo:
L’amore
bugiardo di Gillian Flynn: pubblicato nel 2012,
in Italia da Rizzoli l’anno successivo, l’ho scoperto casualmente grazie a un
suggerimento social del giornalista Giuseppe Di Piazza. 462 divorate in
brevissimo tempo, una storia coinvolgente, dai forti risvolti psicologici che
offrono motivi di riflessione su come siamo, come decidiamo di essere e come ci
vedono le persone che abbiamo più vicine: non mi soffermo sulla trama,
di cui ho già detto e che è largamente nota in virtù del film appena uscito anche in Italia. Un peccato per
chi pensa che basti il film: a mio parere, per quanto ben realizzato, vale
sempre la pena leggere il romanzo da cui è tratto, si può avere una visione più
organica e profonda della vicenda narrata, oltre che godere dello stile della
Flynn, imperdibile. Di lei mi aspetta un altro titolo, “Nei luoghi oscuri” del
2009.
La
miscela segreta di casa Olivares di
Giuseppina Torregrossa: edito quest’anno da Mondadori, è l’affascinante storia
di Genziana, figlia di Roberto Olivares, titolare di una nota torrefazione di
Palermo (nota non solo nella finzione, in cui assume il nome di Olivares
appunto, ma perché facilmente riconoscibile anche nella realtà, per chi conosce
la città e Discesa dei Giudici). Genziana, che è solo una ragazza, si ritrova
durante la seconda guerra mondiale, in una Palermo martoriata dalle bombe, a
prendere le redini dell’attività rimasta senza guida. La miscela perfetta,
frutto di esperimenti e tentativi, segreto custodito gelosamente dal padre
Roberto, sarà la sintesi perfetta della vita della giovane donna, che nella sua
torrefazione vedrà passare le sue passioni e la storia della sua città.
Stoner di John Williams, uno dei colpi messi a punto da Fazi nel 2012. Il libro è stato scritto nel 1965 e, come il suo autore, è rimasto sconosciuto in Italia finché non è stato scoperto da questo editore specializzato soprattutto in narrativa straniera. La fortuna di “Stoner” per alcuni è inspiegabile: quello che so per esperienza diretta -e che ho potuto costatare anche indirettamente, avendone molto consigliata la lettura, prestandolo e regalandolo- è che questo romanzo, pur raccontando la storia di un uomo comune che si fa da sé, con la sola forza della sua volontà, fa dell’eccezionalità di una vita qualunque la sua ossimorica cifra caratteristica. A William Stoner, cui molto assomiglia il suo creatore, ci si affeziona, si partecipa con sofferenza e passione alle sue vicende personali, di studio e lavorative, nonché di amore. Stoner è un personaggio che entra dentro e per un bel pezzo accompagna il lettore, difficile da farsi scalzare da altre storie e da altri protagonisti. Non so dire come sia nato il fenomeno Stoner, ma so per certo che a ragione è un fenomeno. Mi è piaciuto così tanto che questo l'ho recensito e ancora ne parlo.
Stoner di John Williams, uno dei colpi messi a punto da Fazi nel 2012. Il libro è stato scritto nel 1965 e, come il suo autore, è rimasto sconosciuto in Italia finché non è stato scoperto da questo editore specializzato soprattutto in narrativa straniera. La fortuna di “Stoner” per alcuni è inspiegabile: quello che so per esperienza diretta -e che ho potuto costatare anche indirettamente, avendone molto consigliata la lettura, prestandolo e regalandolo- è che questo romanzo, pur raccontando la storia di un uomo comune che si fa da sé, con la sola forza della sua volontà, fa dell’eccezionalità di una vita qualunque la sua ossimorica cifra caratteristica. A William Stoner, cui molto assomiglia il suo creatore, ci si affeziona, si partecipa con sofferenza e passione alle sue vicende personali, di studio e lavorative, nonché di amore. Stoner è un personaggio che entra dentro e per un bel pezzo accompagna il lettore, difficile da farsi scalzare da altre storie e da altri protagonisti. Non so dire come sia nato il fenomeno Stoner, ma so per certo che a ragione è un fenomeno. Mi è piaciuto così tanto che questo l'ho recensito e ancora ne parlo.
La
famiglia Tortilla di Marco Malvaldi,
edizioni EDT: un e-book veloce, a metà strada tra la guida turistica che non
vuole essere e il racconto di viaggio di una giovane coppia con figlioletto al
seguito (i veri Marco, Samantha e il
piccolo Leonardo). Un percorso turistico-gastronomico che si dipana per le
strade di Barcellona, città che Malvaldi conosce bene, alla scoperta di locali,
cibi e strategie per viaggiare con un bimbo che è ancora troppo piccolo per
mangiare la paella catalana (da non confondere con quella di Valencia, da cui
proviene senza ombra di dubbio la ricetta originale) o l’ esqueixada de bacalà (un’insalata di baccalà).
Malvaldi mi diverte sempre, qui si misura con le tradizioni gastronomiche di un
paese, svelando competenza e passione per il cibo da vero buongustaio, sempre
con il suo irresistibile tono spiritoso ed è stato un’autentica scoperta.
L’amica geniale di Elena Ferrante, edizioni e/o. Di Elena Ferrante si dice tanto, si dice troppo: dietro questo pseudonimo si nasconde non si sa chi, forse uno scrittore uomo. Non mi interessa tanto questa questione, anzi, non devo pensarci molto perché un po’ mi infastidisce, non credo abbia senso nascondersi dietro un nome fittizio, celare la propria identità mi sembra un’azione insincera che viola il patto tra scrittore e lettore (tu scrittore non sai chi sono io lettore, ma io lettore voglio sapere chi mi sta raccontando, affascinando, appassionando, illudendo, irritando, infastidendo…). Ho conosciuto Elena Ferrante grazie al suo “L’amore molesto” e poi “I giorni dell’abbandono”, storie intense e indimenticabili (lo so, sono a corto di aggettivi, ma questi rappresentano al meglio ciò che penso); per un po’ di anni sono rimasta inspiegabilmente indifferente alle sue uscite editoriali, fino all’esplosione della quadrilogia del “L’amica geniale”, la storia di un’amicizia speciale tra due ragazzine, poi donne, nella Napoli degli anni Cinquanta. Mi è piaciuto moltissimo questo primo volume, ho anche gli altri e presto li leggerò. la scrittura di Ferrante è coinvolgente, i personaggi sembra di vederli.
L’amica geniale di Elena Ferrante, edizioni e/o. Di Elena Ferrante si dice tanto, si dice troppo: dietro questo pseudonimo si nasconde non si sa chi, forse uno scrittore uomo. Non mi interessa tanto questa questione, anzi, non devo pensarci molto perché un po’ mi infastidisce, non credo abbia senso nascondersi dietro un nome fittizio, celare la propria identità mi sembra un’azione insincera che viola il patto tra scrittore e lettore (tu scrittore non sai chi sono io lettore, ma io lettore voglio sapere chi mi sta raccontando, affascinando, appassionando, illudendo, irritando, infastidendo…). Ho conosciuto Elena Ferrante grazie al suo “L’amore molesto” e poi “I giorni dell’abbandono”, storie intense e indimenticabili (lo so, sono a corto di aggettivi, ma questi rappresentano al meglio ciò che penso); per un po’ di anni sono rimasta inspiegabilmente indifferente alle sue uscite editoriali, fino all’esplosione della quadrilogia del “L’amica geniale”, la storia di un’amicizia speciale tra due ragazzine, poi donne, nella Napoli degli anni Cinquanta. Mi è piaciuto moltissimo questo primo volume, ho anche gli altri e presto li leggerò. la scrittura di Ferrante è coinvolgente, i personaggi sembra di vederli.
![]() |
Photo HelenTambo on Instagram |
Pornoromantica (che il correttore
automatico vorrebbe convertire in ‘protoromantica’) di Carolina Cutolo: un
e-book del 2014 della Fandango Libri che mi ha fatto ridere alle lacrime.
A una giovane sociologa, Caterina Cicutto, viene commissionata la scrittura di
un corso di sesso e amore per corrispondenza, un ciclo di dispense “farcite di
luoghi comuni new age e spolverate da astrazioni speziate scarsamente compatibili”
con la realtà dei singoli lettori. Dette
dispense affrontano tutti gli aspetti della vita sessuale teorizzata sulla base
della vita vera di Caterina e poi messa in pratica dai lettori attraverso una
serie di ‘esercizi’ (per vedere se le cose vanno come devono andare, cioè come
si dice nella teoria appunto). Il sesso viene qui raccontato senza alcuna
remora di tipo lessicale e sostanziale,
tutte le pratiche tra erotismo e pornografia (che non è mai tale dove ci
sia una sana voglia) vengono descritte minuziosamente per preparare il corsista
(e soprattutto la corsista) ad un sano e pieno godimento dell’altro: se vi
aspettate un manuale sul sesso però, scordatevelo. Abbandonatevi invece
all’idea di capire qualcosa di più dell’esperienza globale, facendovi un bel
po’ di risate.
Nessun commento:
Posta un commento