Dimmi
che credi al destino
Autore:
Bianchini Luca
Dati: 2015, 256 p., brossura
Editore: Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri)
Dati: 2015, 256 p., brossura
Editore: Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri)
Il cielo di Londra sembra
fatto per raccontare l’amore
Ieri ho finito di leggere il nuovo romanzo di
Luca Bianchini, che proprio oggi a Tuglie (LE), presenta per la prima volta al
pubblico pugliese "Dimmi che credi al destino".
Impossibilitata a essere presente lì stasera,
non ho smesso di pensarci tutto il giorno, soprattutto per il dispiacere di non
poter assistere a quella che nemmeno stavolta sarà una vera e propria
presentazione, quanto un one man show. Solo per questo varrebbe la pena
assistere a un incontro con Luca Bianchini, apprezzato conduttore radiofonico
(vi ricordate "Colazione da Tiffany" su Radio2? Non si capisce perché
le trasmissioni belle spariscano dai palinsesti senza che ai vertici si versi
una lacrimuccia) e oltre che scrittore (e giornalista, da seguire la sua
rubrica di costume PopUp su Vanity Fair).
Diciamo che Bianchini sa come accontentare i
gusti del pubblico: gli ingredienti partono in genere dall'osservazione della
realtà, di cui l’Autore è un attento indagatore. Poi questi ingredienti sono
enfatizzati, caricati con effetti garbatamente comici, teneri, struggenti,
grotteschi anche, il tutto in un sapiente gioco di equilibri.
Stavolta però mi è sembrato che gli elementi fossero
troppi, e tutti importanti: una libreria a Londra che rischia la chiusura per
fare spazio a un ristorante turco, il passato ingombrante della protagonista
Ornella, direttrice dell’Italian Bookshop, e della sua insostituibile amica, "la
Patti", correttrice di bozze. E poi troviamo l’omosessualità nascosta di Diego,
giovane napoletano partito dall’Italia per cercare fortuna a Londra e
soprattutto per sfuggire all’imbarazzo di un’attrazione inconfessabile per
Carmine, un amico della sua fidanzata. Tra le pagine di “Dimmi che credi al
destino” troviamo ancora il tema dell’eutanasia, nella vicenda di Axel, l’ex
marito tossico di Ornella, e il rapporto genitori-figli. E l’amore tardivo, quello che ti sorprende passati i
cinquant’anni, quando proprio non ci pensi più. Il tutto narrato con lo stile
tipico di Luca Bianchini, leggero e scorrevole, capace di farti sorridere anche
quando l’argomento non è per niente leggero. Insomma, ho avuto l’impressione di
una scrittura un po’ a volo di rondine, dove l’autore ha voluto infilare tutto
quello che la vita vera e la fantasia gli hanno suggerito, senza selezionare,
velocemente. Bianchini è scrittore di passioni incontenibili. Ecco, questo
libro mi è sembrato incontenibile, scritto con entusiasmo anche per tenere in
caldo un pubblico affezionato che ormai aspetta con ansia le sue uscite
editoriali. Bianchini, straordinario comunicatore, cura questo pubblico, lo
consulta, lo informa sulla genesi dei suoi libri, lo incontra. Proprio per
questo mi spiace non essere a Tuglie stasera per chiedergli della vera Ornella,
della vera Patti e del perché di una storia tanto piena di ‘cose’, anche se
penso che a questa domanda non ci sia risposta, se è vero che le storie si
scrivono da sole, come dicono alcuni. E questa si è scritta così.
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