Villa Ventosa
Autore: Fine Anne
Dati: 2000, 211 p., brossura
Editore: Adelphi
«Siediti su una seggiola, cara» le bisbigliò la signora Collett
a voce un po’ troppo alta. «Sembri una balena arenata»
Quale madre si rivolgerebbe così ad una figlia, anche se
questa è decisamente goffa, sovrappeso, piagnucolosa? Ecco, Lilith Collett, lei
sì. Lei, madre di quattro figli (tre femmine diversissime tra loro e un
maschio, dichiaratamente omosessuale), non ha nessun problema a dimostrare la
scarsa attitudine alla premura materna, è caustica e critica, sottilmente
ironica nei confronti di tutti, nasconde malamente il fastidio arrecatole dalla
presenza dei figli quando vanno a trovarla e allo stesso tempo pretende da loro
attenzione e considerazione.
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Le tensioni emergono forti quando Barbara, la figlia
impacciata, grassa e frignona, annuncia il suo matrimonio con un giovane
sconosciuto, che si scoprirà essere anche un bellissimo e misterioso ragazzo:
non solo Barbara incredibilmente si sposa, ma lo vuole fare nella cornice di
Villa Ventosa, la dimora di famiglia nel cui giardino lei, le sorelle Gilly e
Tory e il fratello William hanno vissuto meravigliose avventure da bambini. Non
c’è un altro posto per fare festa, se Barbara non potrà sposarsi là, le
sembrerà di sposarsi solo a metà. Lilith non cede, rifiuta il suo consenso per
motivi che starà al lettore scoprire e da lì in poi la narrazione procederà con
effetti comici e sorprendenti fino all’epilogo quasi fiabesco (e per questo
inaspettato, perché sarebbe più facile prevedere una conclusione in linea con
tutta la narrazione quasi farsesca).
Di fiabesco a ben guardare però c’è solo forse il finale, perché in realtà l’atmosfera che si respira durante la lettura è quella cui dà forma il carattere difficile della protagonista, Lilith: Villa Ventosa e il suo parco rappresentano per lei il luogo in cui si è consumata una vita familiare verso la quale ha sempre provato fastidio. Per questo forse la sua rabbia mal contenuta si scarica sulle piante del giardino, alcune rare e preziose, che sistematicamente strappa o svelle, riducendo angoli incantevoli a lande desolate e spoglie, in una smania di ‘pulizia’.
Di fiabesco a ben guardare però c’è solo forse il finale, perché in realtà l’atmosfera che si respira durante la lettura è quella cui dà forma il carattere difficile della protagonista, Lilith: Villa Ventosa e il suo parco rappresentano per lei il luogo in cui si è consumata una vita familiare verso la quale ha sempre provato fastidio. Per questo forse la sua rabbia mal contenuta si scarica sulle piante del giardino, alcune rare e preziose, che sistematicamente strappa o svelle, riducendo angoli incantevoli a lande desolate e spoglie, in una smania di ‘pulizia’.
Un tema così delicato, quello della maternità subita, è
trattato da Anne Fine con somma grazia e stile: anche le battute più
sarcastiche, gli atteggiamenti più finti, i pensieri più scomodi di Lilith
Collett sono resi con divertita partecipazione e con notevole sense of humor. Tutti i personaggi di
questo romanzo sono disegnati con estrema attenzione verso i dettagli,
soprattutto dal punto di vista dei caratteri. In particolare, oltre a Lilith,
emerge Caspar, il ginecologo compagno di William, una specie di deus ex machina per il matrimonio di
Barbara.
A chi mi ha chiesto di dire in poche parole di che tratta
“Villa Ventosa”, ho risposto così: una famiglia un po' bislacca, una mamma
terribile che passa il tempo a sradicare le piante del suo meraviglioso
giardino, nulla di buonista ma tutto molto politicamente scorretto e per questo
adorabile. Da leggere.
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