Chi manda le onde
Autore: Genovesi Fabio
Dati: 2015, 391 p., brossura;
ePub 589,2 KB
Editore: Mondadori (collana Scrittori
italiani e stranieri)
Le onde arrivano piano e si spalmano sulla sabbia,
e prima di tornare indietro lasciano qualcosa,
lasciano sulla riva i loro regali.
Questa recensione sarà tutta
sgangherata, già lo so. Perché è grande l’entusiasmo che pagina dopo pagina mi
ha preso per questa narrazione fresca, in cui si alternano commedia e tragedia,
grottesco e tenerezza, surrealismo e poesia, quindi il rischio è che quello
stesso trasporto che mi ha accompagnato durante la lettura, mi faccia procedere
in modo confuso, nella foga di dire tutto quello che ho pensato della storia,
dei personaggi, dell’ambientazione, dello stile, del linguaggio, delle
somiglianze, rischiando magari di dimenticare qualcosa.
Photo HelenTambo on Instagram |
Cercherò di procedere con ordine,
partendo dai protagonisti, tra i quali è difficile individuare quello che
spicca sugli altri, poiché ciascuno a suo modo ha una specializzazione nella
storia, che lo fa diventare necessario. Bisognerà quindi considerare la rete
sociale che li lega.
Serena (la mamma bellissima e
disinteressata di quella sua stessa bellezza che la rende irresistibile), Luna
e Luca, sono un nucleo familiare atipico: manca il papà (ma questo non è
indispensabile) e le circostanze in cui i figli sono stati concepiti danno alla
loro vita e a quella di Serena un’aura quasi magica. Gli stessi ragazzi sono
magici: Luna è albina e di questo suo essere speciale fa quasi un vantaggio che
la mette al di sopra dell’omogeneità dei suoi coetanei, considerando anche che
si tratta di una bambina di bella intelligenza, curiosa e vivace ; Luca è
bellissimo come sua madre e come lei è favoloso, tutto ciò che tocca si tramuta
in dono, in ricchezza (non materiale), in eccezione.
Sandro è un quarantenne che si arrangia
come può per sopravvivere, prototipo dello sfigato: musicista non eccelso (ma
dà lezioni di chitarra ad allievi che immancabilmente si dimostrano in tempi
brevi ben più dotati di lui), catechista all’occorrenza, supplente di inglese
quando capita (ad esempio nella classe di Luca, che lo incanterà come anni
prima aveva fatto Serena, quando frequentavano lo stesso liceo e lei non se lo
filava manco da lontano). Soprattutto Sandro è amico di Marino e di Rambo, due
soggetti che superano qualunque fantasia di lettore e che mi hanno fatto
pensare a certi personaggi e ad alcune situazioni incontrati nei romanzi di
Niccolò Ammaniti (soprattutto i primi), alla cui lezione secondo me Genovesi in
qualche modo ha fatto riferimento, per alcuni aspetti delle vicende narrate e
nel disegnare la natura dei protagonisti.
Zot è un bambino che viene da
Chernobyl: va a scuola con Luna e in quanto -come lei- ‘diverso’ (lei perché
albina, lui perché straniero e povero) è vittima di atti di bullismo tanto
sciocchi quanto crudeli; tuttavia non perde mai la sua calma e la sua piccola
saggezza, di cui dispensa pillole in un italiano desueto, arcaico e ricercato,
che ha imparato chissà come e da chi, visto che trascorre il suo tempo con
Ferro, un ex bagnino in pensione a cui la figlia lo ha consegnato dopo averlo
chiesto in affido, per poi sparire, e il cui eloquio è particolarmente
‘colorito’. In breve tempo Zot e Ferro entreranno a far parte, anche se
marginalmente, della famiglia di Serena, che è una famiglia che accoglie e che
si accoglie.
La storia si svolge a Forte dei Marmi:
il mare è elemento indispensabile nella vita di Serena e dei suoi figli (Luna
va ogni giorno in cerca dei regali che le onde lasciano sulla battigia; Luca è
un appassionato di surf; tutti insieme, ogni martedì -dopo la scuola, come un
rito al quale si aggiungerà anche Zot-vanno sulla spiaggia e si stendono sulla
sabbia, mangiando la pizza) e avrà un ruolo determinante nello svolgersi delle
vicende.
Le storie dei vari protagonisti si
dipanano parallelamente e ogni tanto si incrociano, ma il nucleo portante di
tutto il romanzo è l’onda anomala che travolge la vita di Serena: da questo
punto in avanti, il personaggio di questa giovane donna indomita e battagliera,
determinata e forte, ti entra nel sangue e nei pensieri, tanto da non riuscire
più a staccarti dalla sua storia e dalle persone che la circondano e che partecipano
ciascuno a suo modo al suo cambiamento, alle sue emozioni e al suo dolore,
intimo e pudico, ma allo stesso tempo pieno di rabbia incontenibile (“A cosa
serve conoscere il destino e le cose che ti vengono incontro, se poi quelle
brutte non le puoi scansare e quelle belle, anche se le abbracci forte,
scivolano via nel vortice del passato?”).
Lo stile di Fabio Genovesi è fluido, spigliato: durante la lettura si alternano momenti di ilarità pura (soprattutto per i dialoghi, divertenti, surreali, conditi di una toscanità irresistibile) e di forte commozione; il passaggio tra stati d’animo così contrastanti avviene in modo naturale, perché è proprio così, “si piange e si ride, credo, come sempre nella vita”, come ha scritto lo stesso Genovesi in una conversazione via Twitter, nei giorni in cui leggevo il suo romanzo.
Lo stile di Fabio Genovesi è fluido, spigliato: durante la lettura si alternano momenti di ilarità pura (soprattutto per i dialoghi, divertenti, surreali, conditi di una toscanità irresistibile) e di forte commozione; il passaggio tra stati d’animo così contrastanti avviene in modo naturale, perché è proprio così, “si piange e si ride, credo, come sempre nella vita”, come ha scritto lo stesso Genovesi in una conversazione via Twitter, nei giorni in cui leggevo il suo romanzo.
Il fatto che proprio mentre terminavo la lettura di “Chi manda le onde” mi
trovassi in Versilia, mi ha fatto pensare con forza a Luna che cammina sul
bagnasciuga in cerca dei regali che il mare ogni giorno manda a chi sa
apprezzarli (cioè a lei), alle onde su cui Luca vola, sfidando la forza di
gravità e le leggi dell’equilibrio, a Serena che davanti a quel mare è nata e
che non può pensare di essere tradita proprio dall’elemento che più ama, dopo i
suoi figli.
Ho letto questo libro centellinandone
le pagine per allontanare quanto più possibile il momento in cui me ne sarei
distaccata, combattuta allo stesso tempo perché volevo leggere ancora e ancora,
per sapere cosa mi avrebbero riservato le pagine strada facendo. Non contenta,
dopo averlo letto in ebook, l’ho acquistato anche cartaceo, perché mi piace che
questo libro sia parte fisica della mia biblioteca personale. Ancora non
soddisfatta, l’ho consigliato e regalato.
Adesso credo che Fabio Genovesi abbia
delle grandi responsabilità verso i suoi lettori.
Nessun commento:
Posta un commento