Alla fine di
ogni cosa. Romanzo di uno zingaro
Autore: Mauro
Garofalo
Dati: 2016, 250
p., rilegato
Editore: Frassinelli
Johann respirò. Lentamente.
Prese il ritmo del proprio corpo.
Inspirando, vide i capelli dell’avversario,
sudati.
L’aria che entrava nei polmoni, il paradenti
sbavato.
Inspirando, sentì il proprio peso sul ring,
il corpo, le braccia.
Respirò ancora.
Johann Wilhelm
Trollmann, detto Rukeli, è stato un pugile tedesco, nato nel 1907 nella Bassa
Sassonia da una famiglia sinti, che viveva stabilmente in un campo a Hannover.
La sua carriera prese il volo verso la fine degli anni Venti: Rukeli era amato
dalle donne, era giovane e affascinante, carismatico e interessante,
sicuramente destinato a un futuro da campione, anche per il suo caratteristico
stile di combattimento, fatto di brevi movimenti, quasi come se danzasse
intorno all’avversario sul ring. E lo vinse, il titolo dei pesi mediomassimi,
ma nel frattempo erano state promulgate le leggi di Norimberga e quel titolo, a
lui -zingaro che non boxava secondo lo stile maschio voluto da Hitler e dai
suoi seguaci-, lo tolsero.
Non solo gli tolsero il titolo di campione (titolo riconosciuto solo nel 2003 a Trollmann dalla federazione pugilistica tedesca, che ha riconsegnato la corona ai suoi familiari, nominandolo ufficialmente detentore del titolo di campione tedesco dei pesi mediomassimi), ma anche l’amore e la dignità, fino alla vita.
Non solo gli tolsero il titolo di campione (titolo riconosciuto solo nel 2003 a Trollmann dalla federazione pugilistica tedesca, che ha riconsegnato la corona ai suoi familiari, nominandolo ufficialmente detentore del titolo di campione tedesco dei pesi mediomassimi), ma anche l’amore e la dignità, fino alla vita.
La storia di Rukeli Trollmann, a cui anche Dario
Fo ha dedicato un libro (“Razza di zingaro”, Chiarelettere, 2016) viene oggi
raccontata da Mauro Garofalo, giornalista, docente di Scrittura al Centro
Sperimentale di Cinematografia e boxeur. “Alla fine di ogni cosa” ricostruisce
la vita di Trollmann dagli inizi della sua attività di pugile fino alla morte,
avvenuta nel campo di concentramento di Neuengamme.
Photo HelenTambo on Instagram |
Episodi realmente avvenuti, fatti sulla cui
veridicità ancora si discute (ad esempio la vicenda in cui Trollamnn sale sul
ring contro Gustav Eder il 21 luglio 1933 e si presenta infarinato dalla testa
ai piedi e con i capelli tinti di giallo, atteggiandosi a perfetto ariano),
vicende fantasiose arricchiscono la realtà storica con situazioni e personaggi
immaginari e con la descrizione di pensieri, sentimenti, dubbi, paure, rabbia
che verosimilmente possono aver attraversato la breve esistenza di Rukeli: si
mantiene sullo sfondo la Grande Storia, quella dell’avvento del Nazismo, dei tragici
fatti della notte dei Cristalli, del rogo dei libri “contrari allo spirito
tedesco”.
Ci si appassiona alla storia di questo pugile, commuove il profondo legame tra lui e Zirzow, l’allenatore che per primo ne intuì le potenzialità e che credette in lui fino alla fine, e l’amicizia sincera con Markus, il suo sparring. Toccante è la figura della madre Friderike, silenziosa madonna dolente quasi presaga del futuro difficile di quel suo bel figlio; ancora di più emoziona Olga, la ragazza che Johann sposò e che lo rese padre di Rita.
Ci si appassiona alla storia di questo pugile, commuove il profondo legame tra lui e Zirzow, l’allenatore che per primo ne intuì le potenzialità e che credette in lui fino alla fine, e l’amicizia sincera con Markus, il suo sparring. Toccante è la figura della madre Friderike, silenziosa madonna dolente quasi presaga del futuro difficile di quel suo bel figlio; ancora di più emoziona Olga, la ragazza che Johann sposò e che lo rese padre di Rita.
L’amore non bastò a salvare Rukeli: né
l’amore di Olga, né l’amore per la boxe, che anzi fu la sua condanna, riuscirono
a opporsi alla follia e alla degenerazione assoluta della volontà umana.
La scrittura di Garofalo è potente e
suggestiva, la descrizione dei combattimenti sul ring è puntuale e fortemente
evocativa, il romanzo cresce di capitolo in capitolo, ti attira dentro la
storia e ti fa partecipe di vicende così importanti e gravi che non puoi fare a
meno di fermarti ogni tanto a riprendere fiato.
Comprendere la follia nazista è impossibile
ma, come ho già detto nel caso di "Maus", conoscere le microstorie ci aiuta a comporre un mosaico di vicende che
viste nel loro insieme compongono un affresco memorabile, imponente e crudele.
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