La pioggia prima che cada
Autore: Coe Jonathan
Traduttore: Vezzoli Delfina
Dati: 2007, 222 p., brossura
Editore: Feltrinelli (collana
I Narratori)
“Be’, a me piace la pioggia prima che cada”
[…] “Sai, Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada.
Deve cadere, altrimenti non è pioggia”
[…]”Certo che non esiste una cosa così, “disse.
[…]”Certo che non esiste una cosa così, “disse.
“È proprio per questo che è la mia preferita.
Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale.”
Capita di dover fare un viaggio in treno di un paio di ore o
poco più, capita di aver finito di leggere il libro che ci si era portato
dietro, capita di aver lasciato a casa il proprio eReader. Capita di trovarsi
in una stazione dove non c’è una libreria, capita che i negozi nei suoi
dintorni siano ancora chiusi, capita che il treno che si aspetta sia in
fortissimo ritardo, capita di avviarsi decisi verso il corso principale dove si
sa esserci una libreria ben fornita che sicuramente farà orario continuato (altrettanto
sicuramente è una mera speranza, ma avendo tempo da perdere…). Capita,
camminando sul viale della stazione, di imbattersi in una bancarella di libri
usati e di trovarci il Bengodi del lettore. Capita di non proseguire per la
libreria e di fermarsi invece a spulciare tra i libri esposti («Signora, io
sono qui tutti i giorni il pomeriggio da lunedì a venerdì, presto porto altri
libri Feltrinelli», peccato che io sia qui a Foggia solo di passaggio, ma stai
tranquillo che se torno ti vengo a trovare di nuovo). Capita di scorgere, tra
le tante belle edizioni, una Einaudi intonsa di “Feria d’agosto” di Pavese e
questo romanzo di Jonathan Coe, “La pioggia prima che cada”.
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Se per Pavese si è trattato di incrementare il numero dei
suoi volumi presenti nella mia libreria, per Coe invece è stato un primo
acquisto, a scatola chiusa, non avendo mai letto prima nulla di lui né sapendo
nulla di questo romanzo in particolare. Non so cosa possa avermi spinto a
comprarlo (il prezzo di soli cinque euro? La copertina? Il titolo? Il fatto di
conoscere Coe almeno di fama?), fatto è che –una volta sul treno- ho iniziato
una lettura piacevole e appassionante che mi ha accompagnato per i tre giorni
successivi e che mi ha fatto riflettere ancora una volta sul fatto che spesso i
libri belli ti raggiungono senza che tu li cerchi, per puro caso.
La zia Rosamond è morta nella casa dove viveva sola, dopo la morte
di Ruth, la sua compagna. Il cadavere viene trovato dal suo medico: la morte ha
sorpreso (ma non più di tanto, nel senso che lei era consapevole che l’ora
estrema si stava avvicinando) l’anziana donna seduta in poltrona, mentre stava
ascoltando un disco e aveva un microfono in mano, con un album di fotografie
accanto. A doversi occupare del funerale sarà Gill, la nipote prediletta, che
avrà anche la sorpresa di un testamento che destina a lei un terzo degli averi
di zia Rosamond, un terzo a suo fratello David e un terzo a Imogen, di cui
nessuno conserva memoria, se non molto vagamente. Bisogna tuttavia trovarla e
la ricerca sarà possibile solo ascoltando le audiocassette che zia Rosamond ha
registrato, lasciando l’ultima evidentemente interrotta dalla morte. Quelle
cassette, registrate con un apparecchio antidiluviano, sono destinate a Imogen
e raccontano la vita di Rosemond, delle persone che hanno attraversato la sua
vita, Imogen compresa, attraverso la descrizione dettagliata di venti
fotografie, considerate le più rappresentative di un’esistenza vivace e
anticonformista.
Si tratta di un racconto in prima persona, incastonato nella
cornice della narrazione che riguarda Gill e la scomoda gestione di questa
eredità: la struttura del racconto nel racconto consente l’incursione volta per
volta nel presente di Gill e nel passato di Rosamond. A rendere appassionanti
le vicende sono da una parte lo svelamento del mistero che riguarda Imogen,
della quale Gill scoprirà il destino dalle parole di sua madre Thea (quella
che, da bambina, amava “la pioggia prima che cada”), dall’altra i tasselli
della vita di Rosamond che si spiegano davanti al lettore a ricostruire un
mosaico di rapporti, sentimenti, incomprensioni, scelte anticonformiste, tra
Inghilterra e Canada, dal secondo dopoguerra ai pieni anni Settanta del
Novecento.
Una bella sorpresa, questo romanzo, che mi ha fatto scoprire
un autore prima a me sconosciuto e del quale proprio oggi esce “Numero undici”,
presentato a Firenze proprio in questo momento, mentre scrivo a oltre novecento chilometri di distanza.
Che sia la prossima lettura?
Anch’io ho letto lo stesso libro in modo altrettanto casuale. Conoscevo Jonathan Coe solo di fama, l’ebook mi era arrivato per caso da un’amica generosa e il mio treno era stata soppresso. Sono un’affezionata del libro cartaceo ma ho sempre dietro l’ebook reader perché, da buona pendolare, “non si sa mai”.
RispondiEliminaDopo “La pioggia prima che cada” sono stata presa da altre letture e di Coe non ho più letto nulla. Domani Jonathan Coe sarà all’auditorium di Roma per “Libri come”. Mi sa che vado…
Io sono spinta a conoscerlo meglio. Capiterà ancora di leggere Coe, anche se per adesso non è nelle mie priorità. Buone letture!
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