Troppa felicità
Autore: Munro Alice
Traduttore: Basso Susanna
Dati: 2013, 327 p., brossura
Editore: Einaudi (collana Super
ET; ed. 2011 nella collana Supercoralli)
"Ma non ti
stanchi mai, Sally?
Non ti stanchi
mai di essere intelligente?
Scusa, non posso
star qui a parlare con te. Ho da fare."
("Buche-Profonde")
("Buche-Profonde")
Quando Alice Munro ha vinto il Nobel per la Letteratura nel
2013 non avevo la minima idea di chi fosse, ma da allora ho cominciato a
pensare che era il caso di leggere qualcosa di suo. L’occasione è arrivata con #LeggoNobel,
anche se la scelta di “Troppa felicità” è stata poi abbastanza casuale, Valentina Accardi ed io non abbiamo proposto questa raccolta con particolare
intenzione, si trattava di scegliere un titolo o un altro e forse questo ci ha
attirato più di altri.
Photo HelenTambo on Instagram |
Si tratta di una raccolta di racconti in cui la ‘normalità’
mostra tutti i limiti dell’essere normalità, dove la banalità di esistenze
comuni nasconde l’eccezionalità dei casi. In tutti i racconti c’è un fondo di
male e di cattiveria che si nascondono in azioni piccole e ordinarie.
Il primo racconto, “Dimensioni” è quello che più mi ha
colpito, forse perché quando l'ho letto ero reduce da un incontro pubblico con la psicoterapeuta Maura Vitale che parlava di dipendenze affettive: Doree a nemmeno
diciassette anni si sposa con Lloyd, molto più grande di lei, inserviente
nell’ospedale dove si trova ricoverata sua madre. L’evidente bisogno di affetto
della ragazza sarà il motivo per cui l’improbabile coppia mette su famiglia:
tre figli uno dietro l’altro e una vita sempre più isolata, con la gelosia
malata di Lloyd che impedisce a Doree e ai loro bambini una vita ‘normale’,
appunto, fino ad un tragico epilogo che mi ha ricordato un caso di cronaca
ormai lontano nel tempo, ma che ancora mette i brividi (era il 1994, nelle
campagne di Cerveteri: googlare Tullio Brigida). Anche senza arrivare a conseguenze
estreme, il tema della violenza psicologica in famiglia è purtroppo di
terribile attualità.
Mi è piaciuto molto anche “Bambinate” -di cui non vi dico nulla perchè è un racconto che va scoperto dalla prima scena all'ultima- perchè mette in luce
quella realtà cattiva, anzi malvagia, che spesso è presente dove meno ci si
aspetta che ci sia, cioè nei bambini, che tendiamo sempre a vedere come
creature innocenti, mentre invece spesso sono proprio quegli insospettabili dove il male è insito e banale.
L'ultimo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, si
discosta dagli altri, intanto per la lunghezza e poi perché si ispira a una
storia vera, quella di Sof'ja
Kovalevskaja, matematica, attivista e scrittrice russa, prima donna in Europa
ad ottenere una cattedra universitaria, vissuta nella seconda metà
dell’Ottocento. La Munro racconta nella nota di ringraziamenti come per caso è
arrivata a sapere dell’esistenza della scienziata russa e come, dopo aver letto
il libro "Little Sparrow: A Portrait of Sophia Kovalevsky" di Don H.
Kennedy, ha deciso di scrivere il racconto “Too much happiness”, pubblicato poi
nel libro omonimo pubblicato nel 2009 (in Italia da Einaudi nel 2011). Il
racconto ripercorre gli ultimi giorni di vita della Kovalevskaja, ricco di
riflessioni sul presente e sul passato che la Munro ha potuto ‘ricostruire’ a
partire da varie fonti documentarie alle quali ha avuto accesso tramite Nina, lontana
discendente della Kovalevskaja e moglie di Don H. Kennedy.
Il
filo rosso che congiunge tutti i racconti è la sensazione di distorsione della
realtà, come qualcosa che sfugge dai binari e si propone in termini di
deviazione, con un rumore di fondo amaro che disturba e allo stesso attira.
Credo
che Alice Munro meriti ulteriore attenzione: un reset del mio tablet e un
problema con il mio Acrobat ID ha fatto sì che si perdessero tutti i suoi ebook
che avevo acquistato nel tempo, ma conto di recuperarli per poter approfondire
la conoscenza con questa importante scrittrice.
Chi ti credi di essere? Il capolavoro della munro :-)
RispondiEliminaVero: "Chi ti credi di essere?" ce l'ho in ebook. Lo leggerò. "Troppa felicità" è stata la scoperta della Munro, poi verrà il resto. Grazie!
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