Va bene Philippe.
Le coincidenze non esistono.
Hai ragione tu, comme d’habitude.
Esistono i desideri e le passioni che ci
portano e ci legano,
le rotte disegnate e invisibili sulle quali
corriamo,
i nodi, i pettini, i nostri capelli.
I miei sono molto corti, adesso.
Quasi non servono spazzole, bastano le mani
per tenerli in ordine.
È appena iniziato
il 2011 e le gemelline Livia e Alessia, 6 anni, spariscono nel nulla, insieme
al loro papà, Mathias. Un uomo che non avrebbe mai potuto far loro del male e
che però sicuramente l’ha fatto a se stesso, suicidandosi a Cerignola, dopo una
lunga fuga partita da Losanna. E altrettanto sicuramente, per quanto
inspiegabilmente, l’ha fatto alle sue bambine. E così ha lasciato sola Irina,
la sua ex moglie, italiana trapiantata in Svizzera, avvocato e madre di Livia e
Alessia, con poche e semplici parole: «Le bambine non hanno sofferto, non le
vedrai mai più».
A Irina Lucidi ha
dato voce Concita De Gregorio, nel lungo racconto che la donna le consegna,
fatto di frammenti di vita passata, ricordi, ricostruzioni, appelli a chi
poteva e doveva intervenire per tempo, indagare forse diversamente da come ha
fatto, fermare il delirio di un uomo chiaramente in preda a un disagio psichico
antico ma subdolo, invisibile se non attraverso tracce difficilmente
interpretabili di primo acchito (“Perché
le persone che avrebbero potuto dare notizie utili –gli amici di Mathias, la
sua famiglia, la nostra tata, gli psicologi che lo avevano in cura- sono stati
così evasivi, latitanti? Così assenti.
Così freddi nel dolore che sarò stato grande anche per ciascuno di loro,
certo non grande come il mio ma grande, è sicuro”).
Come puoi pensare
che un marito che ti lascia istruzioni su come vestire le bambine, su come
preparar loro la colazione, su quante mandate dare alla serratura della porta di casa, su come
organizzare la vita della famiglia sia un manipolatore, quale è, e non invece
un papà e un marito forse un po’ troppo apprensivo? Questo pensava Irina, che
forse Mathias fosse un po’ esagerato, che forse non la considerasse capace di
fare la madre secondo il modello che lui aveva in mente, che amasse le loro
figlie oltre modo. E invece…
Invece, dopo una separazione affatto traumatica, in cui Irina e Mathias riescono facilmente ad accordarsi su come gestire i tempi e gli spazi delle bambine con l’una e con l’altro, proprio al ritorno da una vacanza, Mathias sparisce portandosi dietro Livia e Alessia. Qui parte la ricerca disperata di Irina e lo sprofondare in un dolore inimmaginabile, le domande, le analisi dei rapporti con le persone che hanno fatto un pezzo di strada con lei, i pregiudizi che hanno condizionato queste relazioni. E il tentativo di riprendersi una vita normale, riuscito grazie a Luis, un uomo che pazientemente raccoglie i suoi cocci dispersi e li rimette insieme, legandoli a un anello, a una promessa (“Felice, mai così tanto. Ti sembra un sacrilegio? Lo so, lo so. Però lasciami questi minuti intatti. Una gioia incredibile, una gioia perfetta. Luis mi ha detto: provalo, non è niente di speciale ma mi pareva giusto per te, l’ho visto e ho pensato : è proprio come lei, le somiglia. Non è niente di speciale, ha detto. E lo sai com’è fatto? Sono foglie d’albero che formano un cerchio”).
Invece, dopo una separazione affatto traumatica, in cui Irina e Mathias riescono facilmente ad accordarsi su come gestire i tempi e gli spazi delle bambine con l’una e con l’altro, proprio al ritorno da una vacanza, Mathias sparisce portandosi dietro Livia e Alessia. Qui parte la ricerca disperata di Irina e lo sprofondare in un dolore inimmaginabile, le domande, le analisi dei rapporti con le persone che hanno fatto un pezzo di strada con lei, i pregiudizi che hanno condizionato queste relazioni. E il tentativo di riprendersi una vita normale, riuscito grazie a Luis, un uomo che pazientemente raccoglie i suoi cocci dispersi e li rimette insieme, legandoli a un anello, a una promessa (“Felice, mai così tanto. Ti sembra un sacrilegio? Lo so, lo so. Però lasciami questi minuti intatti. Una gioia incredibile, una gioia perfetta. Luis mi ha detto: provalo, non è niente di speciale ma mi pareva giusto per te, l’ho visto e ho pensato : è proprio come lei, le somiglia. Non è niente di speciale, ha detto. E lo sai com’è fatto? Sono foglie d’albero che formano un cerchio”).
Assegno sempre il
massimo delle stelline ai libri che mi trasmettono forti emozioni, che mi
coinvolgono sentimentalmente e si fanno leggere senza che quasi mi accorga delle
ore che passano (questo l'ho letto in tre ore, durante un viaggio in treno in cui sono arrivata a destinazione sull'ultima parola del racconto). Il giudizio letterario viene in un momento successivo, in casi
del genere. Anche perché una forma sciatta mi respinge da subito, quindi il
problema non si pone, un libro scritto male lo lascio al suo destino senza
sensi di colpa: insomma, per me sicuramente un libro deve saper fare questo,
prenderti. E che lo debba fare nella forma più bella e corretta lo do per
scontato, vorrei non doverne discutere. Su questo libro non c'è da discutere,
il contenitore è adeguato a un contenuto duro e bello, lucido e straziante,
assoluto. Frammentarie, dal ritmo ineguale, le
voci di Irina e di Concita si confondono nella narrazione (in tondo e in corsivo) e ricostruiscono vicende,
indagando nei sentimenti di entrambe, ciascuna nei suoi, la prima in quelli
feriti da un’esperienza vissuta, la seconda in quelli di chi si chiede se
riuscirà a trovare le parole per raccontare quella esperienza.
De Gregorio le
parole le ha trovate e ci restituisce il coraggio di una donna potente e
fragile allo stesso tempo, che ha trovato la forza di rialzarsi nonostante
tutto.
Perché la vita
alla fine può su tutto, per fortuna.
Mi sa che fuori è primavera
Autore: Concita De Gregorio
Dati: 2015, 122 p., brossura; ePub con DRM 2,1 MB
Editore: Feltrinelli (collana I narratori)
Prezzo: € 13,00
Giudizio su Goodreads: 5 stelline
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