Diario di un’adultera
Autore: Leviant Curt
Dati: 2008, 639 p., brossura
Editore: Guanda (collana
Narratori della Fenice)
Ho atteso quasi otto anni prima di decidermi a leggere
questo romanzo di Curt Leviant: mi bloccava la mole, anche se in genere il
numero di pagine non è un indicatore che mi fa decidere per un libro invece che
per un altro (anzi, considero la lettura di ‘tomoni’ una sfida che lancio
spesso e volentieri a me stessa). Un po’ mi metteva soggezione il titolo e
aspettavo il momento giusto per avventurarmi tra le pagine di una storia che
immaginavo drammatica. Poi, proprio all’inizio di questa estate che vorrei
dedicare a letture più impegnative in termini di tempo, ho deciso di
avvicinarmi a questa bellissima e intrigante schiena di donna in copertina,
senza aver letto alcuna recensione, senza alcunché conoscere della trama e del
genere. Disorientata, le recensioni in rete sono andata a cercarle dopo le prime
cinquanta pagine lette: opinioni molto discordanti, si va dall’entusiasmo più
acceso alla noia denunciata con foga. In genere preferisco farmi una mia idea,
tanto più quando leggo pareri così divergenti, e arrivo fino alla fine del
libro, ma questa volta non so se lo farò.
Photo HelenTambo on Instagram |
Ho ritmi di lettura in genere abbastanza sostenuti, che sono
direttamente proporzionali al piacere che traggo dal libro che ho tra le mani:
quando accade che invece di leggere scelga di fare altro, qualcosa non
funziona.
I personaggi principali sono tre: due ex compagni di scuola, che si ritrovano ormai quarantenni, uno –Guido- diventato fotografo, l’altro –Charlie- psicanalista e Aviva, amante di Guido. La donna diventa argomento di conversazione tra Guido e Charlie, che è chiamato a offrire la sua esperienza professionale per aiutare l’amico a sviscerare la passione per questa violoncellista tanto più grande di età dell’amante, e capace di affascinare chiunque entri nel suo raggio di azione. Quello che si capisce è che le strade dei tre personaggi sono destinate a intrecciarsi pericolosamente in un triangolo (forse) sentimentale.
Arrivata faticosamente a p.179 non vedo una luce: il racconto è a tre voci, che si alternano in lunghi monologhi in cui presentano la vicenda dai rispettivi punti di vista, secondo le percezioni che ciascuno dei protagonisti ha di questa passione, che ha come ingrediente principale il sesso, ma non solo. Gli altri personaggi (la moglie di Guido, il marito di Aviva) sono sullo sfondo, non aggiungono molto alla storia, anche se potrebbero, ciascuno proprio in virtù del proprio ruolo.
I personaggi principali sono tre: due ex compagni di scuola, che si ritrovano ormai quarantenni, uno –Guido- diventato fotografo, l’altro –Charlie- psicanalista e Aviva, amante di Guido. La donna diventa argomento di conversazione tra Guido e Charlie, che è chiamato a offrire la sua esperienza professionale per aiutare l’amico a sviscerare la passione per questa violoncellista tanto più grande di età dell’amante, e capace di affascinare chiunque entri nel suo raggio di azione. Quello che si capisce è che le strade dei tre personaggi sono destinate a intrecciarsi pericolosamente in un triangolo (forse) sentimentale.
Arrivata faticosamente a p.179 non vedo una luce: il racconto è a tre voci, che si alternano in lunghi monologhi in cui presentano la vicenda dai rispettivi punti di vista, secondo le percezioni che ciascuno dei protagonisti ha di questa passione, che ha come ingrediente principale il sesso, ma non solo. Gli altri personaggi (la moglie di Guido, il marito di Aviva) sono sullo sfondo, non aggiungono molto alla storia, anche se potrebbero, ciascuno proprio in virtù del proprio ruolo.
Di più al momento non so dire, non succede granché, finora è
tutto un ricostruire precedenti sentimentali e antiche rivalità.
Una novità è rappresentata dall’interattività del romanzo: l’autore, in un’avvertenza iniziale, consiglia di leggere il romanzo saltando le note a piè di pagina (e già di per sè la nota a piè di pagina in un romanzo è una originalità), e solo in seguito di rileggerlo andando a consultare volta per volta, incontrando le note contrassegnate da un cuoricino, l’appendice “di delizie e sorprese ordinate alfabeticamente”. Ovviamente egli sa benissimo che il lettore difficilmente potrà resistere alla tentazione di scoprire le sorprese che le note riservano, e dà istruzioni precise su come fruirne. Purtroppo però questo continuo andare avanti e indietro per consultare l’appendice, rallenta ulteriormente il ritmo.
Una novità è rappresentata dall’interattività del romanzo: l’autore, in un’avvertenza iniziale, consiglia di leggere il romanzo saltando le note a piè di pagina (e già di per sè la nota a piè di pagina in un romanzo è una originalità), e solo in seguito di rileggerlo andando a consultare volta per volta, incontrando le note contrassegnate da un cuoricino, l’appendice “di delizie e sorprese ordinate alfabeticamente”. Ovviamente egli sa benissimo che il lettore difficilmente potrà resistere alla tentazione di scoprire le sorprese che le note riservano, e dà istruzioni precise su come fruirne. Purtroppo però questo continuo andare avanti e indietro per consultare l’appendice, rallenta ulteriormente il ritmo.
A tratti trovo divertente la lettura, alcune battute
fulminanti arrivano quando meno te le aspetti e questo rappresenta un
diversivo, ma temo che non sia sufficiente per rendere questo un romanzo
imperdibile, come per molti sembra essere.
Apprezzo molto l’editore Guanda, i cui libri arricchiscono
in quantità la mia biblioteca personale: ha grande cura dei particolari, un catalogo
ricco di nomi interessanti e anche sul piano grafico persegue una politica di
eleganza e misura. Sarà per questo, e per il fatto che prediligo i romanzi di
azione e dialoghi serrati, che oggi al mare ho portato con me “Perché dollari?”
di Marco Vichi, congelando al momento “Diario di un’adultera”.
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