L’audace colpo dei quattro di
Rete Maria che sfuggirono alle miserabili monache
Autore: Marsullo Marco
Dati: 2014, 214 p., brossura
Editore: Einaudi (collana
Einaudi. Stile libero big)
"Uno vorrebbe impallinarsi ogni vecchia che incontra,
un altro sorride anche se si siede su una stalattite,
un altro ancora sogna di far brillare un religioso.
Ma a me va bene, anzi: sono fortunato.
Gli amici non li scegli, chi dice il contrario
non conosce la
differenza tra una scelta e una fortuna.
Una fortuna si trova e basta.”
Quello che coltiva un debole un po’ fetish per le
ultrasettantenni e con il vezzo di parlare in spagnolo è Rubirosa (da Porfirio, il famoso latin lover degli anni Cinquanta), quello dal perenne
candido sorriso è Guttalax (“è talmente buono che ci seguirebbe anche se
decidessimo di rapire Roger Moore e vestirlo da 007 per rievocare i bei tempi”;
il soprannome allude a evidenti problemi di stipsi cronica), il dinamitardo è
Brio, sempre pronto con la fionda infilata nella cinta dei pantaloni. Sono gli
amici di Agile, un settantaquattrenne ex autista di autobus, ospite da due anni
della casa di riposo Villa delle Betulle, gestita dalle MM (Miserabili
Monache): Agile è la voce narrante di questa storia che su Goodreads ho
definito “godibile avventura surreale”, della quale sono protagonisti i quattro
pensionati che per spirito ricordano i vecchietti del BarLume di Marco
Malvaldi.
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L’audace colpo a cui allude il titolo del romanzo è l’incursione
che i quattro progettano ai danni di padre Anselmo da Procida, il quale ogni
giorno alle diciotto su Rete Maria recita il rosario con un insopportabile
difetto di pronuncia (un sigmatismo, volgarmente noto come ‘zeppola’):
approfittando di una gita a Roma, in occasione della beatificazione di Giovanni
Paolo II, Agile e i suoi sfuggiranno al controllo delle suore per raggiungere
Rete Maria, ridurre al silenzio padre Anselmo e sostituirsi a lui nella recita
del rosario, finalmente come Dio vuole (“Odio padre Anselmo da Procida. Lo odio
con tutto il cuore. Odio la sua flemma, odio la sua pedanteria. Soprattutto
odio la sua zeppola. Quell’odiosa s
pronunciata così mi manda ai pazzi. Voglio andare da lui, dargli un bel
cazzotto sul grugno e dire io alla televisione il rosario come Dio comanda”,
pp.23-24). Per Agile questa sarà anche l’opportunità di ritrovare Flaminia,
l’indimenticato amore della sua gioventù. Tutta la vicenda si svolge in modo
estremo, in un climax di situazioni esagerate –a volte anche troppo-, dalle
evoluzioni imprevedibili, un po’ alla maniera di Niccolò Ammaniti, solo che qui
manca lo splatter.
Sul piano narrativo la seconda parte del romanzo presenta
una variazione interessante: la festa di Flaminia, alla quale Agile, Guttalax, Brio
e Rubirosa sono fortunosamente invitati grazie anche all’intervento del barbone
poeta Montepulciano, è narrata dai quattro compari, secondo i loro diversi
punti di vista, in base alla posizione che occupano nel set, alle persone con
le quali si trovano nei vari momenti, alla percezione che ciascuno di loro ha
della situazione.
Il personaggio principale però resta Agile, un cattivo che
alla fine nasconde animo nobile e cuore tenero, un po’ come il tortino al
cioccolato con cuore fondente, che finché non lo apri non sai quanto è
fondente. Al di là delle peripezie che i vecchietti di Villa delle Betulle
affrontano durante la loro trasferta a Roma, è la voce di Agile che sovrasta:
oltre al sorriso strappa delle riflessioni sulla vecchiaia e sull’incapacità di
tanti giovani (figli) a capire che spesso la cosiddetta terza età può essere
una seconda giovinezza per molti, fatta di amicizie, giochi, scherzi e anche
amori.
Alla seconda prova, dopo il bellissimo Atletico Minaccia Football Club,
Marco Marsullo ci regala una storia divertente dal titolo un po’ wertmulleriano
(si può dire?), che si legge in un fiato, consegnandoci un altro personaggio
indimenticabile (quasi) come Vanni Cascione.
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