Morto a 3/4
Autore: Balletta Francesco
Dati: 2014, 315 p., rilegato
Editore: Bookme
Mentre muore,
soffocato da un ossicino di pollo incastrato in gola,
Domenico Campana, comandante della stazione
dei carabinieri di Pietra Cotta,
pensa che, tutto sommato, poteva
andargli peggio.
Al maresciallo dei carabinieri Campana non basta fare una
morte così assurda e banale, a nemmeno sessanta anni: un ossicino di pollo
incastrato nella faringe. No, lui muore a tre quarti, gli resta un pezzo fuori
dall’aldilà.
Questo rappresenta una mezza fregatura, perché mentre lui, per niente dispiaciuto della propria dipartita ma anzi sollevato -ché finalmente potrà godersi il riposo (eterno)-, valuta i vantaggi della nuova condizione, presto deve rendersi conto che per passare davvero a miglior vita deve prima finire un lavoretto nell’aldiquà. E deve finire quel lavoretto nell’aldiquà stando però nell’aldilà, sia pure per tre quarti. Il sistema di passaggio da questo mondo all’altro è una faccenda non esente da fastidiose lungaggini burocratiche: anche ciò che sembra facile, in realtà è complicato e così a Domenico Campana non resta che rassegnarsi e portare a termine le indagini sull’omicidio del Prof. Amaldi (professore di scienze che forse non a caso si chiama come uno degli autori più famosi di manuali di Fisica ad uso delle scuole?). Gli strumenti per finire l’inchiesta e assicurare alla giustizia i colpevoli saranno da una parte le sue doti naturali di investigatore di razza, dall’altro qualche piccolo (piccolo?) trucchetto che gli consente incursioni in incognito nel mondo dei vivi. Teletrasporto, immersioni nei sogni e negli incubi delle persone coinvolte nella vicenda, radioline che, opportunamente sintonizzate, consentono di intercettare pensieri e parole, un efficiente ufficio in grado di fornire alla velocità della luce qualunque documentazione su chiunque (e viene immediatamente da pensare a quanto tempo ci voglia, nella vita reale, per ottenere una qualsiasi carta bollata) sono le scorciatoie a cui Campana può far ricorso: mezzi e strumenti insomma non gli vengono risparmiati dall’affascinante capitano Clelia Manconi, titolare dell’ufficio di “dogana”, purché si arrivi alla soluzione del giallo. Dopodiché Domenico sarà libero di riposare per sempre. Forse.
Questo rappresenta una mezza fregatura, perché mentre lui, per niente dispiaciuto della propria dipartita ma anzi sollevato -ché finalmente potrà godersi il riposo (eterno)-, valuta i vantaggi della nuova condizione, presto deve rendersi conto che per passare davvero a miglior vita deve prima finire un lavoretto nell’aldiquà. E deve finire quel lavoretto nell’aldiquà stando però nell’aldilà, sia pure per tre quarti. Il sistema di passaggio da questo mondo all’altro è una faccenda non esente da fastidiose lungaggini burocratiche: anche ciò che sembra facile, in realtà è complicato e così a Domenico Campana non resta che rassegnarsi e portare a termine le indagini sull’omicidio del Prof. Amaldi (professore di scienze che forse non a caso si chiama come uno degli autori più famosi di manuali di Fisica ad uso delle scuole?). Gli strumenti per finire l’inchiesta e assicurare alla giustizia i colpevoli saranno da una parte le sue doti naturali di investigatore di razza, dall’altro qualche piccolo (piccolo?) trucchetto che gli consente incursioni in incognito nel mondo dei vivi. Teletrasporto, immersioni nei sogni e negli incubi delle persone coinvolte nella vicenda, radioline che, opportunamente sintonizzate, consentono di intercettare pensieri e parole, un efficiente ufficio in grado di fornire alla velocità della luce qualunque documentazione su chiunque (e viene immediatamente da pensare a quanto tempo ci voglia, nella vita reale, per ottenere una qualsiasi carta bollata) sono le scorciatoie a cui Campana può far ricorso: mezzi e strumenti insomma non gli vengono risparmiati dall’affascinante capitano Clelia Manconi, titolare dell’ufficio di “dogana”, purché si arrivi alla soluzione del giallo. Dopodiché Domenico sarà libero di riposare per sempre. Forse.
Photo HelenTambo on Instagram |
La trovata non è nuova, la morte imperfetta è un topos letterario abbastanza frequentato (a partire dal mito di
Orfeo e Euridice) anche nel cinema: a memoria, cito "La vita è meravigliosa"
(1949) di Frank Capra, storia dell’aspirante suicida
George e del suo angelo custode, Clarence, angelo di seconda classe che non ha ancora messo le
ali, per meritare le quali deve compiere una buona azione. E poi ancora "Il paradiso può attendere" (1978) di e con Warren Beatty, anche questa una storia di morte provvisoria, e forse
anche "Il corvo" (1994) di
Alex Proyas. Tuttavia il romanzo dell’esordiente Balletta si distingue per
freschezza e trovate narrative, oltre che per la simpatia che ispira il
protagonista.
Una lettura leggera e piacevole che parte in sordina e si rivela incalzante soprattutto nella terza e ultima parte.
Una lettura leggera e piacevole che parte in sordina e si rivela incalzante soprattutto nella terza e ultima parte.
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