Prudenza, si autoprescrisse.
Meglio non toccare.
Anzi, meglio darsela subito a gambe levate,
stabilì.
Sull’argine di un
fiume che scorre in città, giace il corpo di una donna, bella ed elegante,
inequivocabilmente morta e forse di morte violenta. Se ci si imbatte in un
cadavere mentre si porta a spasso il cane, o si va a fare meditazione consapevole in riva al fiume, o ci si muove in quello
che è diventato il nostro habitat riparato dai cartoni, o si decide di marinare
la scuola e si va con il proprio amore adolescente a rollarsi una canna nel
parco, cosa si fa? Si chiama la polizia? E a cosa si potrà andare incontro?
Sono le domande che si pongono i protagonisti di questo giallo, che con la
donna morta, bella e cadavere, ruotano intorno ad un mistero che non riguarda
tanto chi ha ucciso la signora, ma le reazioni e le scelte di chi la trova tra
i cespugli, sull’argine del fiume.
Carlotta Bitonti,
figlia di macellaio e casalinga, faticosamente assurta agli onori di uno status
sociale che la fa vivere vestita solo di seta (fa la commessa da Hermès ed è
fidanzata con il rampollo di una famiglia molto in vista); Alfonso Petrucchetti
–in arte Karuna-, massaggiatore e pranoterapeuta, fidanzato di Luigi Santacroce
– attualmente in carcere- da cui è rimasto folgorato dopo averne soppesato le
indubbie doti fisiche (l’incontro casuale è avvenuto con la complicità di un
cornetto doppio schizzo, crema e cioccolato, specialità della pasticceria in
cui Alfonso lavorava nei fine settimana, servizio notturno, prima di lasciare
Roma per seguire Luigi al nord); Valentina e Lorenzo, due fidanzatini che hanno
deciso che gli ormoni vanno assecondati e che quella è la mattinata giusta per
concedersi l’amore e una canna fumata in santa pace nel loro angolo di parco
preferito; il clochard che fa gli origami con le banconote e accetta solo
moneta in elemosina: questi sono i personaggi che, come in un minuetto,
incrociano il cadavere della donna e di volta in volta decidono di
allontanarsene in attesa di decidere cosa fare, per poi ritornare sul luogo del
ritrovamento, sempre sfiorandosi e quasi scambiandosi il posto sulla scena del
crimine, a turno. E mentre decidono cosa fare, la loro vita scorre e a loro
volta si intrecciano con altri personaggi, perfetti e precisi, incastonati in situazioni
che non potrebbero essere diverse.
Rosa Mogliasso,
con grande ironia, delinea caratteri e ambienti, circostanze e contesti che combinandosi
perfettamente, disegnano una storia dal finale sorprendente, del tutto
inaspettato.
Credo che uno dei
generi letterari più difficili da scrivere sia il romanzo giallo, che deve
essere chiaro in tutti i suoi passaggi e plausibile, deve tenere il lettore
attento e in tensione e allo stesso tempo deve coinvolgerlo e renderlo
spettatore protagonista. Se poi, oltre a uno degli ingredienti tipici del
giallo- ad esempio un morto presumibilmente ammazzato-, si aggiunge una
generosa dose di umorismo e una scrittura agile e fluida, divertente e
trascinante, ci sono ottime possibilità che il romanzo voli. Anche perché, pur
concedendo il sorriso e anche qualche risata, Rosa Mogliasso racconta una
storia che rispecchia i tempi in cui viviamo, l’epoca in cui, nonostante la
velocità con cui ci muoviamo, riusciamo a fermarci per decidere cosa conviene e
non cosa è giusto, la società in cui i valori si sovvertono, in nome della
difesa di un orticello sempre più angusto sempre più arido.
Due parole sulla
collana (bella, bellissima!) ViceVersa le prendo direttamente dal sito di NN
Editore e sono firmate da Gian Luca Favetto: “È tempo di scambi, cambi di direzione, andate e ritorni, corsi e
ricorsi, inversioni e reciprocità: tempo di ViceVersa. Non più l’epoca per vizi
e virtù impigliati in una scultorea definizione una volta per sempre: rigidi
esatti rassicuranti.
Nella società contemporanea, dove tutto è più fluido, liquido, mutevole e rapido, anche i vizi e le virtù cambiano di posto, di faccia, di forma e di sostanza. Ma il loro motore rimane la passione. Ed è lì che andiamo a frugare. Da lì partono e ritornano i nostri ViceVersa, con le loro storie che sono specchi in cui osservarsi – riflettersi e riflettere, riconoscersi e sorprendersi.
L’idea è di assumere lo schema antico dei vizi e delle virtù, capitali e cardinali, come una sorta di Tavola di Mendeleev. E poi verificarla attraverso racconti del tempo presente. Ciascun autore scrive a partire da una virtù o un vizio, e nel corso del racconto lo modella, gli dà forma, delinea i sentimenti che lo nutrono. È un modo, anche, per mappare il sentire contemporaneo, e le sue ragioni. Per comporre una geografia dell’anima, a più voci.”
Nella società contemporanea, dove tutto è più fluido, liquido, mutevole e rapido, anche i vizi e le virtù cambiano di posto, di faccia, di forma e di sostanza. Ma il loro motore rimane la passione. Ed è lì che andiamo a frugare. Da lì partono e ritornano i nostri ViceVersa, con le loro storie che sono specchi in cui osservarsi – riflettersi e riflettere, riconoscersi e sorprendersi.
L’idea è di assumere lo schema antico dei vizi e delle virtù, capitali e cardinali, come una sorta di Tavola di Mendeleev. E poi verificarla attraverso racconti del tempo presente. Ciascun autore scrive a partire da una virtù o un vizio, e nel corso del racconto lo modella, gli dà forma, delinea i sentimenti che lo nutrono. È un modo, anche, per mappare il sentire contemporaneo, e le sue ragioni. Per comporre una geografia dell’anima, a più voci.”
Leggete questo
libro e meditate, gente, meditate.
Photo HelenTambo on Instagram |
Bella era bella, morta era morta
Autore: Rosa Mogliasso
Dati: 2015, 138 p., brossura
Editore: NN Editore (collana ViceVersa)
Prezzo: € 13,00
Giudizio su Goodreads: 5 stelline
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