Dalla volgarità nasce la malvagità,
la follia del male che non era
che
ingordigia, egoismo, presunzione.
Gina, detta
Ruggine per l’attaccamento che ha al suo gatto Ferro (“So’ attaccata a lui come la ruggine al ferro, è proprio vero”) è
un’anziana donna che vive a Montici, in Toscana, in compagnia dell’unica
creatura capace di mettersi in relazione con lei, un gatto color fuliggine che
sul petto “dava in un rosso aranciato
come una patine di ruggine” e che “la
guardava meditabondo, come riflettesse su di lei, e passavano lunghi momenti
occhi negli occhi, ricavando dalla presenza dell’altro coscienza di sé”.
Gina è guardata con sospetto e malvagità dai suoi compaesani, per via di un
fatto torbido di cui è stata vittima a causa del figlio Loriano, un giovane
disadattato che dopo la morte del padre aveva rivolto verso di lei attenzioni
morbose e che per questo era stato allontanato e ora è ricoverato in una casa
famiglia.
Il suo essere per
niente integrata nella comunità, il suo vivere ai margini, fa di Gina una
solitaria suo malgrado, una diversa, una che per poter parlare con qualcuno ha
bisogno di fare qualche piccolo acquisto alla bottega del droghiere, amico del
padrone di casa che la vuole sfrattare (“Quando
entrava in una bottega con l’intenzione di comprare, il padrone lo capiva
subito e le sorrideva. Era per lei un’occasione di dire: «Buongiorno». E anche:
«Forse oggi pioverà». Sentirsi dire in cambio: «Chissà», oppure: «Di certo
pioverà», le dava un senso di potere e di appagamento, quasi fosse riuscita a
sedurre l’interlocutore inducendolo a darle una risposta. […] Era sempre
Gina a dire per prima «buongiorno», «buonasera» e spesso non le rispondevano,
come fossero a conoscenza di qualcosa di grave di cui le attribuivano la colpa.
Qualcosa che sentiva latente dentro di lei, come un insetto addormentato pronto
a pungerla nell’anima.”).
E quella gente che
la respinge è la stessa che passa il tempo a spiare dietro le persiane e a
piazzarsi sotto le finestre per sentire cosa succede nelle case degli altri.
Leggere questo
breve romanzo significa essere trascinati in fondo a un pozzo nero di tristezza
da concetti che si ripetono e che sono i nuclei portanti della vicenda umana di
Gina (i dolori fisici, la schiena curva e le gambe che non rispondono come
dovrebbero, l’affronto insano del figlio, il cui il disagio psichico e morale è
l’origine di tutto il male, il rapporto con il marito morto da anni ma
continuamente rievocato, l’emarginazione e la solitudine); tuttavia l’angoscia,
il dispiacere e la partecipazione solidale alla storia di Gina non impediscono
il piacere della lettura e Anna Luisa Pignatelli offre lo spunto per recuperare un narrare
realistico quasi di impronta verghiana, raccontando un mondo arcaico nei modi
e nelle dinamiche sociali, eppure non lontano nel tempo e nello spazio. Un
riferimento al romanzo di Dino Buzzati "Il deserto dei Tartari"
riporta a un’idea di solitudine che però è molto diversa da quella di Gina:
mentre il protagonista del romanzo di Buzzati trascorre una vita aspettando
invano che accada qualcosa alla Fortezza Bastiani, comunque animato da una
speranza, Gina non aspetta nulla, non desidera nulla. E chissà perché Tamara, la
figlia del droghiere che ogni tanto passa a farle visita, porta da leggere a
Ruggine proprio la storia del tenente Drogo.
(Attualmente l’eBook è disponibile sui
principali store online a € 2,99, un’occasione da non lasciarsi sfuggire.)
Ruggine
Autore: Anna Luisa Pignatelli
Dati: 2016, 151 p., brossura; eBook 685,9 KB
Editore: Fazi (collana Le strade)
Prezzo: € 16,00 cartaceo; eBook € 7,99
Giudizio su Goodreads: 4 stelline
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