Non può essere che siamo qui per non poter essere
[…]
Sono io, sono lui.
Siamo, però sono io,
prima di tutto sono io,
difenderò il mio essere io
fino a che non ne potrò più.
«Cortázar è il migliore», ha detto Roberto Bolaño. Così è riportato sulla quarta di copertina dell’edizione Einaudi di “Rayuela. Il gioco del mondo”, definito anche «contro-romanzo», «cronaca di una follia», «il buco nero di un enorme imbuto», «un grido di allerta”, «una specie di bomba atomica», «un appello al disordine necessario», al suo apparire nel 1963.
Leggere questo romanzo (o contro-romanzo, visto che qualunque distinzione tra un prima e un dopo, una fabula vs un intreccio, qualsiasi connessione logica di causa-effetto saltano, quindi non ha senso una definizione tradizionale che incaselli quest’opera in un genere letterario) è stata una sfida, lanciata dal gruppo degli Scratchreaders di Maria Di Biase.
In che modo avremmo potuto leggere “Rayuela”? A suggerirlo è lo stesso Cortázar, nella tavola di orientamento in apertura, ed è in parte la strada che abbiamo seguito nel gruppo: potevamo scegliere la lettura tradizionale (gruppo #famolotradizionale) che prevedeva di arrivare al cap. 56 per fermarsi quindi poco oltre la metà, ai tre asterischi che ne delimitano la fine, oppure scegliere l’ordine indicato dall’Autore (gruppo #famolospeciale), a partire dal cap. 73 e poi saltando e seguendo le indicazioni numeriche alla fine di ogni capitolo, come in un gioco dell’oca dove tiri i dadi e non sai di volta in volta a che casella finirai. Infine una terza strada era quella che a Cortázar sarebbe piaciuta moltissimo, la lettura assolutamente anarchica, sotto la sola responsabilità del lettore che poteva ordinare i capitoli secondo l’estro del momento (gruppo #famolocomecepare).
Inutile dire che ho scelto la lettura tradizionale, forse per la paura di andare incontro a qualcosa di troppo grande, in cui facilmente mi sarei persa, e mi è sembrato che optare per la strada apparentemente più semplice fosse in qualche modo rassicurante. Ovviamente mi sbagliavo, nel senso che non so se scegliere qualunque altro percorso avrebbe reso tanto più difficile l’orientarsi in una storia che è indefinibile, impossibile da sintetizzare, complessa e affascinante allo stesso tempo. Ho fatto fatica in certi momenti, per la storia, per la lingua, le parole, lo stile (paradigmatico il cap. 34, che ho capito come leggere solo alla fine della prima pagina, quando ho capito che Cortázar ha giocato continuamente con il lettore): una menzione speciale va a chi ha tradotto il testo, Flaviarosa Nicoletti Rossini, perfettamente entrata nel gioco del mondo, portavoce sensibile e preparata a intercettare i sentimenti dell’autore e a renderli vividi e incisivi per il piacere del lettore, soprattutto in certi brani da brivido, come quello che occupa tutto il cap. 7, quello del bacio, "Toco tu boca"
Photo Elena Tamborrino |
Invece sono entrata in una centrifuga, mi sono fatta sballottolare nel cestello della lavatrice, mi sono fatta sbattere dalle fruste elettriche, neanche fossi una maionese impazzita. Ecco. Mi sono fermata al cap.56, secondo l’indicazione di Cortázar che definisce il resto del libro “Da altre parti (capitoli dei quali si più fare a meno)” e non ho neanche letto l’appendice con un’intervista all’Autore che spiega “l’invenzione sfrenata” di “Rayuela”, né la selezioni di frammenti di lettere di Julio Cortázar in cui si parla del libro. Non escludo di risalire sulla giostra più in là, magari sperimentando uno dei metodi alternativi suggeriti dallo stesso Autore, oppure riprendendo dal punto in cui mi sono fermata: questo è consentito al lettore che fa come gli pare.
Photo HelenTambo on Instagram |
Rayuela. Il gioco del mondo
Autore: Julio Cortázar
Traduz: Flaviarosa Nicoletti Rossini
Dati: 2013, 633 p., brossura;
Editore: Einaudi (collana Super ET);
Prezzo: € 15,50
Giudizio su Goodreads: np (aspetto di finirlo, un giorno)
Nessun commento:
Posta un commento