martedì 12 gennaio 2016

Ultima lettura: "I miei piccoli dispiaceri" di Miriam Toews


I miei piccoli dispiaceri

Autore: Toews Miriam
Dati: 2015, 361 p., brossura
Editore: Marcos y Marcos

Yoli, ha detto lei, sto solo dicendo che le scuse
non sono il fondamento della società civile.
Va bene! ho detto io. D’accordo.
Allora qual è il fondamento della società civile?
Le biblioteche, ha detto Elf.

IMPD, cioè I Miei Piccoli Dispiaceri, è l’acronimo che Elfrieda, detta Elf, sceglie da un verso di Coleridge (in To a Friend, together with an Unfinished Poem) e assume a suo simbolo e motto: quando lo fa, lei e sua sorella Yolandi sono due ragazzine che crescono in Canada, nella comunità mennonita a cui appartengono i loro genitori. Non sanno ancora le due sorelle Von Riesen che cosa il destino stia preparando per loro, anche se da subito si intuiscono inclinazioni e un abbozzo di personalità che determinerà le loro esistenze in modo ineluttabile.
A raccontare in prima persona la storia di Elf è Yolandi, detta Yoli. Dopo le prime pagine in cui si definisce e si inquadra la famiglia Von Riesen nella comunità religiosa di appartenenza, ritroviamo presto le due sorelle ormai adulte.
Photo HelenTambo on Instagram
Le due donne sono molto diverse, fisicamente e caratterialmente: quanto Elf è bella, esile, delicata, dotata di grandi capacità, pianista affermata in tutto il mondo (Ha un corpo di una bellezza sorprendente per una donna vicino ai cinquanta. Le gambe sono esili e toniche. Le cosce muscolose. il sorriso è uno spettacolo. La risata così piena […]. Ha una pelle come nuova, liscia e bianchissima. capelli così neri e occhi così verdi che sembra dicano vai, vai, vai!) tanto Yoli è sgraziata, goffa, inelegante e professionalmente irrisolta (è una scrittrice che sembra non riuscire a portare a conclusione qualcosa di buono che possa darle la sicurezza delle sue capacità). Il confronto che la stessa Yoli fa tra lei e sua sorella è spietato: Non ha quelle orrende lentiggini e i nei e la peluria che ho io, e ossa grosse che spuntano come ferraglia da una discarica. È minuta e femminile. È affascinate e oscura e appariscente come una diva del cinema francese […]. Le sue mani non sono devastate dal tempo, e non ha il seno cascante. I suoi seni sono piccoli, sodi, come quelli di una ragazzina. Gli occhi sono smeraldi umidi. Le ciglia, troppo lunghe.
Yoli, pur nella consapevolezza di vivere una vita imperfetta, s’ingegna per la propria sopravvivenza, tra controverse vicende personali che comprendono i figli, l’ex marito, la mamma bizzarra e un vecchio amico con cui occasionalmente fa sesso. Viceversa Elf -che invece potrebbe avere una vita perfetta, anzi ha una vita perfetta, circondata da amore e considerazione- è sopraffatta da un dolore per il quale non esistono parole, che contagia chiunque le sia vicino e che le fa desiderare la morte.
Con rabbia Yoli le rinfaccia una fortuna che Elf rifiuta (Guarda che bella casa che hai con dentro quest’uomo adorabile che ti ama! Tutte le più grandi città del mondo ti coprono allegramente di migliaia di dollari per farti suonare il pianoforte e tutti gli uomini cui accada di incontrarti si innamorano perdutamente di te e ti trasformano nell’ossessione della loro vita), mentre lei è una madre terribile che ha lasciato il padre di ciascuno dei suoi figli e che va a letto con altri uomini e che si dibatte in un’agonizzante carriera mancata e quindi avrebbe –lei!- tutti i motivi per voler porre fine alla sua esistenza, eppure non lo fa.
Il tema portante di questa storia è il dolore e il peso di vivere: la richiesta di aiuto che Elf farà a Yoli e che quest’ultima è combattuta se accogliere o meno, è il motore che muove tutta la storia. Ma a muovere la storia sono anche tutti quei gesti della quotidianità che Yoli compie e che si contrappongono all’esistenza sospesa, perfetta e rarefatta di Elf: sono le piccole incombenze, le seccature, i rumori di fondo che ci fanno andare avanti e ci impediscono di ripiegarci su noi stessi e sulle nostre sofferenze.
È difficile non associare a IMPD la biografia di Miriam Toews, anche lei appartenente ad una comunità conservatrice mennonita della regione del Manitoba, in Canada; anche lei è orfana di padre morto suicida e con una sorella che a sua volta si è uccisa a distanza di dodici anni dalla morte del padre, anche lei ha trascorso parte della sua esistenza a Winnipeg. Non è nemmeno la prima volta che la Toews fa entrare nei suoi romanzi aspetti della sua vita, come il suicidio del padre e i Mennoniti. Quello che stupisce è il tono con cui racconta fatti che conosce tanto bene per esperienza diretta e come cerchi di dare espressione a momenti così intimi, a moti dell’animo così profondi e personali, che ci si chiede se il racconto non sia funzionale a esorcizzare il dolore, che viene trattato come un accidente della vita su cui è possibile anche ironizzare.
L’andamento è ondivago, l’ironia sottile spiazza e sdrammatizza, senza nulla togliere alla carica di tensione che accompagna alcuni momenti della narrazione. Sintatticamente lo stile è caratterizzato dall’uso del discorso indiretto libero e sul piano retorico da similitudini originali.
Confesso di aver sofferto un po’ la lettura di questo romanzo per una buona metà del libro: ciò di cui sono assolutamente sicura è che questo romanzo va letto senza interruzioni e senza distrazioni, perché richiede un’immersione totale nel mondo di Elf e Yoli, nel modo che Yoli ha di raccontare chi, cosa, quando e come. Probabilmente la mia fatica iniziale è stata determinata proprio dal fatto che all’inizio ne leggevo poche pagine per volta e nemmeno tutti i giorni, per mancanza di tempo: una volta che sono riuscita a dedicargli più tempo, la storia mi si è srotolata sotto gli occhi in un crescendo cui era difficile sottrarsi.
E alla fine ho capito cosa ha motivato la giuria del Premio Sinbad 2015 a premiare “I miei piccoli dispiaceri” nella sezione narrativa straniera.

4 commenti:

  1. Tra le letture più belle del mio 2015. Miriam Toews ha una capacità incredibile di raccontare l'inenarrabile con una leggerezza e un'ironia unica. Anche se alle volte queste leggerezza è solo una sembianza, che nasconde dietro di sé profondissimi pensieri dell'animo umano. Davvero straordinario. E poi Yoli, diciamoci la verità, è un personaggio adorabile.

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    1. Hai detto le parole più giuste: Toews racconta l'inenarrabile.

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  2. continuo a girare intorno a questo libro (e pure intorno all'autrice). Finirò per acquistarlo prima o poi...

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    1. Che aspetti? Io ho comprato anche "Un complicato atto d'amore", uscito per Adelphi: anche qui Canada e Mennoniti. Lo leggerò spero presto. Insomma, credo che tornerò a parlare di Miriam Toews.

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