lunedì 22 maggio 2017

#MaggiodeiLibri: una #recensione impossibile per Salvatore Toma

Un grande poeta 
si riconosce anche 
dalla vita che fa 
da come si veste 
e non dagli errori 
che produce. 
Se capisce d'esser fatto 
di trachea di bronchi 
di ossa e di grassi 
e ride della sua 
fragilità. 
Un grande poeta 
si riconosce soprattutto 
dalla paura che si fa.

Mi sembra quasi un paradosso che nel Maggio dei Libri mi sia ritrovata a leggere in modo disordinato (iniziare, lasciare, riprendere, leggere in contemporanea) e soprattutto che non abbia avuto modo di parlare dei libri incontrati via via in questo mese. Paradossale anche perché all’inizio di maggio mi sono detta che in fondo a me non serve un mese speciale per leggere di più o meglio, leggo sempre e comunque: poi, a smentirmi, è arrivato un momento talmente carico di impegni che a risentirne è stato il blog per primo, decisamente trascurato, insieme ai libri che ho letto, così che si sono disperse un po’ di possibilità. 
Per superare questa impasse ho pensato di aderire all’iniziativa promossa da un gruppo di blogger, guidato da Simona Scravaglieri di Letture Sconclusionate per il #MaggioDeiLibri e di parlare, in questa settimana che ha per tema le #recensioni, di una recensione impossibile da fare, per una serie di motivi che si possono riassumere in pochi punti: 
• non sono brava a parlare di poesia, non è un genere che frequento abitualmente, leggo poca poesia e quella poca non me la spiego, non la spiego, non voglio farmela spiegare perché la poesia si legge e basta;
• il poeta di cui vorrei parlare è Salvatore Toma, salentino –anzi, magliese- radicato al territorio e allo stesso tempo in grado con i suoi versi di raccontare l’universale, impossibile per sua natura da commentare, incasellare, categorizzare se non in una definizione che Valeria Nicoletti del blog Stanze- Storie dal Salento ha ricordato, quello di poeta “appartato” (definizione che gli aveva ritagliato addosso già Maria Corti), a suo modo scapigliato; 
• Toma è prematuramente scomparso all’età di 35 anni, si dice suicida ma più facilmente per mancata possibilità (capacità?) di salvarlo, portandosi dietro le risposte -che forse lui aveva ben chiare- a domande esistenziali che per chi è rimasto restano insolute, quindi noi chi siamo per cercare di decifrare, di comprendere, di spiegare? 
• i libri di Toma sono fuori catalogo, introvabili, veri e propri tesori per chi ha la fortuna di averne una copia, quindi certamente questa non potrà essere che una recensione che inviterà a cercare la poesia del Great Poet, come lui stesso soleva definirsi, nelle biblioteche più che nelle librerie. 

Nonostante questi motivi, scelgo oggi di scrivere di Toma perché è maggio, è il Maggio dei Libri, e in maggio lui nacque, nel 1951. Quest’anno sono trent’anni che Salvatore Toma non c’è più e forse è arrivato il momento in cui leggerlo e rileggerlo è il tributo più importante che possiamo fargli, al di là di qualunque celebrazione che probabilmente lui non avrebbe apprezzato. 
Prima di tutto, il “Canzoniere della morte”, uscito per Einaudi 12 anni dopo la morte dell’autore su iniziativa di Maria Corti, che ne curò l’edizione scegliendo i componimenti che ne avrebbero fatto parte, suddividendoli in tre sezioni, come già aveva suggerito Donato Valli -che forse per primo aveva compreso verso quali direzioni si andava incanalando la poesia di Toma-, e scrivendo l’introduzione che ben racconta i motivi ispiratori, lo stile ribelle che si rifletteva in una vita disordinata e libera, la “deriva esistenziale” del poeta. È il libro che ha fatto uscire Toma fuori dalla sua provincia, così angusta per uno spirito anticonvenzionale come il suo, che lo ha portato in giro per l’Italia, dove i suoi concittadini mai avrebbero pensato potesse arrivare. 
 
Photo HelenTambo on Instagram

Canzoniere della morte” è il titolo della prima delle tre sezioni dell’antologia, poi esteso a tutta la raccolta che comprende anche “Bestiario salentino del XX secolo” e “I sogni della sera”: se molti dei versi di Salvatore Toma richiamano forte l’idea della morte come attesa, rimedio e soluzione (credo che le parole ‘morte’ e ‘morti’ abbiano la più alta occorrenza rispetto ad altre), sarebbe ingannevole pensare che proprio la morte sia il tema centrale della poesia di Toma: anche quando ne parla, lo fa con una vitalità eccezionale, quasi come un ossimoro, la vita e la morte sono la stessa cosa, si compenetrano e si intrecciano, i toni sono spesso polemici, beffardi, ironici, la voce è alta, quasi grida quando sarò morto/che non vi venga in mente/di mettere manifesti:/è morto serenamente/o dopo lunga sofferenza/o peggio ancora in grazia di dio./Io sono morto/per la vostra presenza (“Testamento”). 
La vita è invece celebrata nella Natura, negli animali che vivono nei versi del Bestiario e che ci avvicinano a quel mondo solitario (dagli uomini) e contemplativo, che solo nel bosco delle Ciàncole vedeva il poeta nel suo essere più libero, con i suoi amici cani e gli uccelli: nei versi del Bestiario ci sono le creature della Terra, dell’Aria e del Mare, lombrichi e bruchi, bisonti, cani, antilopi e leoni, giraffe, tigri e farfalle, cicale, falchi, aironi e civette, rondoni, merli e nibbi, delfini, squali e capodogli, tutti in intima solidarietà con il poeta, che si fa sfondo e li accoglie. Leggendo i versi di questa sezione del Canzoniere non posso non pensare a certi quadri di Antonio Ligabue
La terza sezione, quella della dimensione onirica e privata, svela un uomo che coltiva la sua energia anche nell’ambito delle passioni, dell’amore, dei rimpianti. È il Toma più intimo, verso il quale anche da lettrice ho maggiore pudore. 

Oltre al “Canzoniere della morte”, pubblicato da Einaudi del 1999 e andato esaurito alla sua terza ristampa, oggi è possibile ritrovare i versi di Toma, desunti da precedenti raccolte curate da lui stesso e pubblicate da editori locali sensibili alla sua arte, in una pubblicazione fuori commercio, intitolata “Il Tomaverso. Di anime animali creature senzienti”. Il volume, curato dalla Fondazione Capece e dall’Amministrazione comunale- Assessorato alla Cultura di Maglie, con la collaborazione preziosa di Paola Antonucci Toma (la “donna favolosa” di Toma), è distribuita al pubblico dietro offerta devoluta alla sezione locale dell’associazione ZampaLibera onlus
Qui le scelte operate da Angela Leucci, che ha materialmente allestito l’antologia con il consenso della famiglia del poeta, sono svincolate da ordini tematici e tendenzialmente privilegiano la vita, nella dimensione più primitiva forse, più istintuale: c’è il mestiere del poeta, l’essere poeta, ci sono i baci che il padre dà al figlio bambino, c’è l’amore per gli alberi, gli ulivi e le querce, c’è la passione per gli animali e gli ideali animalisti e antivivisezionisti, ci sono le stagioni e il naturale svolgersi del tempo. 

Io davvero non lo so. Non so se basta la premura che oggi, a trent’anni di distanza dalla sua morte, utilizziamo quando ci avviciniamo alla poesia di Salvatore Toma, non so se basta per risarcire la distrazione con la quale in vita il Great Poet è stato considerato: mi piacerebbe che sì, che anche i più giovani potessero leggere la poesia di Toma senza pregiudizi provinciali, che si tornasse a cercare e riconoscere quella voce che, inascoltata allora, oggi può acquistare un valore nuovo, se riusciamo a farla nostra. Ci sta provando la Fondazione Capece, che con l’aiuto di TwLetteratura ha organizzato a marzo un workshop dedicato a quattro componimenti poetici di Salvatore Toma,  in cui lettori di tutte le età hanno provato a giocare con i suoi versi e le sue storie; a questa prima iniziativa si è affiancata una serie di eventi promossi a Maglie dalla stessa Fondazione Capece, dal Comune di Maglie e dalla Biblioteca di Sarajevo: la proiezione, destinata agli studenti della scuola secondaria di secondo grado, del docufilm “Il bosco delle parole” di Elio Scarciglia e il recital “Canzoniere della vita” di Renato Grilli con Rachele Andrioli e Rocco Nigro. 
Quello che per certo so -e che credo indispensabile- è semplicemente tornare a leggere Toma, senza cercare inutili sovrastrutture, fiduciosi di trovare invece la semplicità dell’istinto e della parola nuda. 

Per chiudere, il calendario della settimana che inizia oggi per seguire i nuovi post nuovi e recuperare quelli passati: 
• Martedì 23 pomeriggio Simona di Letture Sconclusionate
• Mercoledì 24 pomeriggio Marianna di Sulle ali della fantasia 
• Giovedì 25 mattina Paola ospite di Letture Sconclusionate 
• Giovedì 25 pomeriggio Angela del canale Angela Cannucciari
• Venerdì 26 pomeriggio Daniela di Appunti di una lettrice
• Sabato 27 pomeriggio Baba di  Librinvaligia
• Domenica 28 mattina Giada del canale Dada Who?

mercoledì 17 maggio 2017

#MattiaTw e #AusterTw, letture e riletture con TwLetteratura

Parte domani il Salone del Libro di Torino e anche quest’anno TwLetteratura avrà il suo spazio di confronto con chi nel corso dell’anno (intendendo per anno quello scolastico) ha partecipato ai progetti dedicati alle scuole e anche con tutti gli utenti che dal loro account cinguettano sulle proposte dei giochi letterari della comunità fondata da Paolo Costa, Edoardo Montenegro e Pierluigi Vaccaneo. 
Nemmeno quest’anno riuscirò a essere a Torino in questo scorcio di settimana che si preannuncia davvero ricca di appuntamenti interessanti al Lingotto, un po’ perché i collegamenti con la Puglia non sono né semplici né economici (ma questo lo dico sempre) e un po’ perché questo è un periodo davvero molto intenso, fatto principalmente di incombenze che riguardano il lavoro. 
Nonostante ciò, approfitto degli appuntamenti che TwLetteratura ha fissato con i suoi followers per raccontare a distanza delle letture e delle riscritture da me portate a termine nella stagione invernale, poche rispetto ai progetti che sono stati proposti in quantità e varietà. Quelle che ho operato io sono scelte fatte nel ventaglio di più proposte che la comunità di TwLetteratura ha presentato alle scuole e agli altri utenti di Twitter: un progetto legato a Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, con la partecipazione di Fondazione Cariplo, e la lettura social in contemporanea di In the Country of Last Things di Paul Auster e de Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, il primo dei quali da leggere e commentare in lingua originale, in collaborazione con Bocconi Arts Campus. Gli hashtag seguiti sono stati rispettivamente #MattiaTw e #AusterTw. 
Per quanto riguarda Pirandello, per me è stata una rilettura a distanza di oltre trent'anni (l’edizione è sempre quella, Oscar Mondadori -ristampa dell’aprile 1982, ero studentessa liceale-) per ritrovare il gioco delle parti, le maschere, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, "la goffa, incerta metafora di noi". Nell'Avvertenza sugli scrupoli della fantasia, la nota a conclusione del romanzo, troviamo la sintesi del pensiero pirandelliano, ancora presente e attuale. Un piacere che si rinnova ogni volta che incontro Pirandello, che continuo a trovare moderno, capace di insinuare dubbi e suggerire riflessioni sulla condizione dell’uomo nella società, in famiglia, nel rapporto con gli altri. 
Photo Elena Tamborrino
 La lettura condivisa di uno dei primi romanzi di Pirandello, certamente tra i più letti di sempre, è rientrata in un progetto che TwLetteratura ha proposto alle scuole in collaborazione con Fondazione Cariplo, interessata a studiare l’impatto che il metodo ha sulla didattica laboratoriale, innovativa, che tanti docenti applicano da qualche anno in molte scuole italiane -e non solo- di ogni ordine e grado. 
Non so quanto i lettori più giovani abbiano apprezzato questa lettura e in genere amino i romanzi di Pirandello, a differenza delle novelle che hanno effetto più immediato e piacciono molto: i miei alunni hanno decisamente faticato, forse anche per un calendario dettato da specifiche esigenze di ricerca da parte della Fondazione Cariplo, che ha dilatato una lettura che invece, a mio modesto parere, doveva essere compressa in un periodo molto più breve di quello previsto dal progetto. Tuttavia non sono mancati momenti di scambio e di confronto sulla personalità del protagonista, sulle occorrenze della vita, sulla necessità di essere riconoscibili agli altri, qualunque posto si occupi nella società. 
Photo HelenTambo on Instagram
La seconda proposta di TwLetteratura, svincolata dalla scuola, mi ha visto fare la scelta di leggere In the Country of Last Things nella traduzione di Monica Sperandini, (Il paese delle ultime cose, Guanda 1996): in realtà volevo solo l'occasione, per una forma di curiosità verso Paul Auster, del quale non avevo mai letto nulla in precedenza. 
Si tratta di un romanzo distopico che racconta, come in una lunga lettera, un viaggio ai limiti dell'umanità nel "paese delle ultime cose", dove è impresa titanica conservare integri la capacità di provare sentimenti e di tenere lontana la natura ferina che emerge nei momenti di disperazione. Nonostante la scrittura fluida, molto scorrevole, ho faticato a entrare nella storia e a penetrare nei suoi significati allegorici, non ho provato empatia nei confronti di alcun personaggio, men che meno verso la voce narrante, Anna, che descrive il periodo trascorso in questo mondo ai limiti, alla ricerca del fratello giornalista scomparso. Il limite è senz’altro mio, questo libro in realtà è considerato uno dei capolavori di Auster –al quale però non so se offrirò un’altra opportunità con me- e la traduzione di Sperandini è estremamente curata e capace di suggerire impressioni potenti. 
Sarebbe stato interessante seguire anche la lettura parallela del romanzo di Dino Buzzati, che però ho letto poco tempo fa (ne ho parlato qui), troppo poco per avere voglia di rileggerlo a così breve distanza: le riletture hanno senso se, come si è trattato con Pirandello, il nuovo incontro ci trova cambiati, cresciuti, con occhi che sanno vedere ciò che magari da più giovani non si potevano scorgere. 
A distanza seguirò gli eventi del SalTo2017 legati a TwLetteratura, in attesa di nuovi progetti e nuove idee. Nel frattempo medito di riorganizzare le mie abitudini di lettrice compulsiva.