domenica 9 febbraio 2014

Ultima lettura: "Via XX Settembre" di Simonetta Agnello Hornby


Via XX Settembre

Autore: Agnello Hornby Simonetta
Dati: 2013, 225 p., brossura
Editore: Feltrinelli (collana I narratori)

Palermo è la tua città.
Magnifica, incastonata come una spilla di smalto
tra il verde dei giardini di aranci  e il blu del mare.
Volevo sentirla mia, quella città in cui ero nata.
Disperatamente.

Simonetta Agnello Hornby continua ad offrirci frammenti di storia familiare, con un mosaico che, romanzo dopo romanzo, si arricchisce di tasselli importanti. Abbiamo già conosciuto in "Un filo d'olio" (Sellerio 2011) il mondo di Mosè, la tenuta di campagna a pochi chilometri da Agrigento, dove la famiglia Agnello si trasferisce d’estate, con il suo seguito di cuoche e bambinaie. E non abbiamo conosciuto nelle storie narrate dalla Hornby solamente il piccolo mondo della famiglia, ma anche la più grande tradizione siciliana, veicolata dal cibo, dalle credenze e dalle consuetudini sociali.
Photo HelenTambo on Instagram
Quello di cui parla anche questo libro è un mondo che si declina quasi del tutto al femminile. Nonostante la presenza del barone Agnello, padre affascinante ma distante, degli zii e dai cugini maschi, e del fedele autista Paolo, chiamato a vigilare sulla giovane Simonetta, seguendola dal marciapiede opposto quando torna da scuola con le amiche, chi emerge veramente in questi quadri di famiglia sono le donne: La madre Elena e la zia Teresa, forse più amiche che sorelle, complici custodi dei segreti dolciari di famiglia, la cugina adorata  Maria, guardata con ammirazione sempre più crescente dalla più giovane Simonetta, che ne segue gli sviluppi della vita sociale e sentimentale, la tata Giuliana, di origine ungherese, dallo spirito libero, ma perfettamente integrata in quel mondo arcaico, e altre figure satelliti tutte femminili, che arrichiscono l’affresco di questa micro società che ruota intorno alla casa di via XX Settembre.
Non c’è solo la famiglia in questa raccolta di squarci narrativi che disegnano la linea del tempo che va dall’arrivo della famiglia Agnello a Palermo da Agrigento dove era vissuta fino ad allora (“A fine agosto del 1958 ci trasferimmo a Palermo con pochi rimpianti e grandi aspettative”), fino alla partenza per l’Inghilterra di Simonetta, quindici anni dopo; c’è forse soprattutto la città, una geografia che è fatta di punti di riferimento importanti, primo tra tutti quel Monte Pellegrino che ribadisce l’appartenenza a quel posto, che la piccola Simonetta fissa con determinazione dentro di sé.
Il racconto dell’autrice si snoda quindi tra i luoghi dell’anima, che racchiudono i suoi ricordi di bambina prima e adolescente poi: le case (la loro in via XX Settembre, casa Giudice e casa Comitini, dove ci si riunisce alternativamente per il rito del caffè -“Si stava bene insieme, e il rito del caffè durava a lungo: c’era sempre qualcosa di nuovo da raccontare”- e per i pranzi imponenti di famiglia nelle feste comandate e non solo), le strade (via Maqueda, Casa Professa, viale della Libertà, Via Archimede, Via Carducci, eccetera) e le pasticcerie della città (Caflisch, Extrabar, eccetera). E poi ancora il teatro Massimo, il Biondo, Villa Deliella, il liceo Garibaldi.
L’impressione è che l’autrice abbia voluto raccogliere nero su bianco le sue memorie bambine, più per un’esigenza personale, per spirito di conservazione e di sopravvivenza: i ricordi di Simonetta Agnello non sono molto diversi da quelli che in altra epoca sono stati della Susanna Agnelli di “Vestivamo alla marinara”, romanzo autobiografico che brillantemente racconta l’alta società della prima metà del secolo scorso. Il libro affascina nella misura in cui in qualche modo si conosce Palermo, si riesce a riconoscerne il paesaggio e a ripercorrere gli itinerari raccontati. Contribuisce ad un giudizio positivo la scrittura: piana, scorrevole, piacevole alla lettura. Tuttavia resta il dubbio di quanto memorie familiari non proprie possano imprimersi nell’animo del lettore, più di altre storie narrate dalla Agnello Hornby.