venerdì 3 febbraio 2017

"Ore 10, lezione di Fedez (e Rovazzi)" di Elvio Calderoni

 
Photo Vanity Fair

Parlare ai ragazzi, risultare credibili. 
Accoglienti per poi entrare, con loro, nei fenomeni della contemporaneità, al centro. 
Entrare, quindi, nelle loro stanze, accomodarsi sui loro sogni, migliorarli, migliorarli, migliorarli. 
Inserire nel programma, accanto a Dante, Leopardi e all'analisi logica, l'analisi del testo di VORREI MA NON POSTO è una necessità complessa, un imperativo di antipurismo, atto non a consacrare nessuno o ad abbassare ogni livello, ma una sorta di captatio benevolentiae più eversiva del contenuto stesso dei brani di Fedez (e Rovazzi ) che sono assai più eversivi di quanto un orecchio superficiale potrebbe credere. 
E tra le orecchie superficiali potremmo inserire, a buon diritto, quelle dei ragazzi non opportunamente guidati. 
Fedez non è un nemico da abbattere, ma un idolo con cui fare i conti. 
Se analizzassimo in classe (seconda media ) Caparezza non sortiremmo lo stesso effetto. Dobbiamo invece analizzare chi popola i sogni dei ragazzi, non chi parla a un pubblico già coltivato, smontare, pezzo per pezzo, frase per frase, contenuto e forma (ricca, dichiariamolo subito, ricca ) del pezzo. Trattarlo come nell'ora precedente abbiamo trattato Dante: struttura, rime, metro, lessico, area semantica, figure retoriche, contenuto, extratesto. Fedez (ok, non solo lui, tutto il mondo rap ma il primo interesse è arrivare velocemente al risultato!) gioca con le figure retoriche di suono mostrando una vena compositiva non sciocca: calembour, paronomasie, allitterazioni, figure etimologiche, nuove locuzioni ( potremmo azzardare gli hapax!), e fin qui nulla di particolarmente riflessivo in senso eversivo. La vera partita si giocherà con il contenuto! “Ogni ricordo è più importante condividerlo che viverlo” è la frase chiave che fotografa, sintetizzandolo, il vuoto filtrato dallo schermo che dimora questi tempi, li velocizza, li consuma, provocando mostri e nevrosi, vizi e incapacità relazionali. Forse l'hanno detto in molti, anzi certamente, ma nessuno così e nessuno così “dentro” questo sistema, tanto da rischiare la scarsa credibilità. Ma l'ambiguità di Fedez (e di Rovazzi) è la sua forza, molta autoironia e una buona dose di incoerenza tali da non allontanare le contraddizioni adolescenziali. Il linguaggio è il loro: selfie, porno, i phone, blog, post, e passaggi portatori di una qualche densità: 
“E se lei t'attacca un virus 

Basta prendersi il Norton 

Tutto questo navigare senza trovare un porto 

Tutto questo sbattimento per far foto al tramonto 

Che poi sullo schermo piatto non vedi quanto è profondo"
Dunque? Demonizzare questi contenuti ? Ignorarli? Parliamone, invece. Smontiamoli se è il caso, approfondiamoli, sfondiamo cover e schermi piatti, dimostrando ai ragazzi che sotto il tatuaggio può esserci un mondo. Non sempre. 
Ma la possibilità concediamogliela. 
E concediamocela, senza perdere il treno della contemporaneità. 
La cattedra ha l'obbligo morale della puntualità e chi fosse preoccupato di Fedez che invade la scuola, ebbene, è l'esatto contrario: è la scuola che, armi e bagagli, invade Fedez. 
Una rivoluzione copernicana? 

©Elvio Calderoni

Soundtrack: "Vorrei ma non posto" di J-AX & Fedez

4 commenti:

  1. Personalmente non vedo alternative, anche alla luce di un imperativo semplice ed elementare per la scuola: insegnare l'approccio critico, incoraggiare ad andare a fondo per permettere un giudizio, una comprensione. Quale altro modo per riconoscere la Bellezza?

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    1. Sai bene come la penso! Grazie per il tuo contributo, Stefano!

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  2. Il PROFESSORE che tutti vorremmo per i nostri figli. Grazie Elvio per la passione che gli hai trasmeso.

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    1. Hai ragione, il segreto di Elvio è questo: il lavoro di insegnante come passione e impegno civile e sociale!

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