Andrea Camilleri. Ritratto
dello scrittore
Autore: Trainito Marco
Dati: 2009, 254 p., brossura
Editore: Edizioni
Anordest (collana Saggi)
Il libro di Marco
Trainito, docente di Filosofia e Scienze sociali in un liceo socio-psico-pedagogico
siciliano e tutor di Linguistica generale, Filosofia teoretica e Filosofia del
linguaggio presso l’Università di Catania, si può considerare un’introduzione
generale all’opera di Andrea Camilleri e, secondo le intenzioni dichiarate dallo
stesso autore, si rivolge ad un pubblico composto dai lettori più fedeli del
grande scrittore siciliano, ma anche da quelli che ancora non si sono
confrontati con le sue opere. Soprattutto i primi, quelli espertissimi, dice Trainito,
“dovrebbero sentirsi piacevolmente coinvolti in una sorta di gioco spassoso ed
erudito a chi ne sa una in più sul Maestro”, mentre gli ultimi dovrebbero
sentirsi stimolati ad avvicinarsi finalmente all’universo camilleriano.
In
questo saggio, che si propone fruibile ad un pubblico vasto e eterogeneo, ma
che non nasconde incursioni filosofiche e sociologiche più raffinate, troviamo
una ricognizione dell’opera camilleriana aggiornata al 2008, anno in cui sono
usciti ben quattro titoli (Il tailleur
grigio per Mondadori, Il casellante
e Il campo del vasaio per Sellerio e La tripla vita di Michele Sparacino
pubblicato nella collana Corti di Carta
del Corriere della Sera e uscito nel 2009 per Rizzoli). Mancano quindi gli
ultimi volumi usciti nel 2009 (Un sabato
con gli amici per Mondadori, Il
sonaglio che chiude la trilogia delle metamorfosi, La danza del gabbiano ultimo episodio del commissario Montalbano, e
La rizzagliata per Sellerio).
L’analisi
tiene conto di alcuni aspetti particolari che emergono dai romanzi di
Camilleri, a partire dal romanzo Un filo di fumo, che non è il
primo pubblicato da Camilleri (che è invece Il
corso delle cose), ma che contiene in nuce
tutti gli elementi caratteristici dell’arte
di Camilleri, poi dispiegati e disseminati nella quasi totalità delle sue opere
successive, come dice lo stesso Trainito che non a caso lo considera ‘romanzo
officina’, generatore delle storie raccontate in particolare negli anni
Novanta.
Questi
elementi caratteristici sono senz’altro Vigata, luogo immaginario collocato
nella parte più meridionale della Sicilia, sfondo di storie che abbracciano sia
periodi molto distanti nel tempo, la
lingua, un codice mistilingue particolarissimo, determinato da lingua e
dialetto (spicca al contrario il recente Un sabato con gli amici,
interamente in lingua), il ricorso a lettere e
documenti vari (articoli di giornale, lettere anonime, volantini,
verbali,deposizioni, ecc) spesso inseriti nella narrazione, che sono tra i
tratti più interessanti di Camilleri e
il cui momento culminante è raggiunto ne La scomparsa di Patò, del 2000.
Ultimo -ma non ultimo- elemento caratterizzante l’opera di Camilleri, a cui
Trainito dedica ampio spazio nel suo saggio, è il gioco assai spinto dei
rimandi interstestuali: la trama di riferimenti letterari che costituisce una delle caratteristiche più
peculiari della produzione camilleriana è ricostruita in modo preciso e
puntuale, quasi in una sorta di sfida con il lettore. La ricerca di indizi che
riportano a quella che Trainito chiama ‘la Biblioteca di Vigata’ è una continua
sorpresa, a meno di non aver fatto lo stesso percorso di letture e di
suggestioni, attraverso gli stessi autori evidentemente amati, già fatto da
Camilleri: Marco Trainito lo ha fatto e questo gli ha consentito un’analisi
tanto attenta e precisa, che forse addirittura ha svelato rinvii testuali
inconsapevoli nel Maestro. Così Trainito analizza la fitta trama di giochi
intertestuali, in una rincorsa alla scoperta delle relazioni tra opere e autori
che hanno influenzato in qualche modo il Maestro, a partire da Pirandello, fino
a Manuel Vàzquez Montalbàn (a cui dobbiamo il nome del commissario Salvo
Montalbano) e Simenon, e poi ancora Conrad e Manzoni, e Sciascia e Calvino e
ancora D’Arrigo, solo per citarne alcuni. Mentre il gioco è scoperto ne Il
birraio di Preston, in cui l’inizio di ciascun capitolo richiama gli incipit
di famosi romanzi, più o meno nascosto è negli altri romanzi, dove Camilleri
sembra quasi strizzare l’occhiolino ai suoi lettori. Non tutti i lettori di
Camilleri sono sempre in grado di cogliere tutti i rinvii e le citazioni più o
meno nascoste. Il fatto che Trainito sia tra quelli che entrano nella scrittura
di Camilleri e riescono a 'giocare' con l'autore spiega il percorso di letture
da lui intrapreso negli anni e il motivo di certe sue predilezioni.
Trainito distingue la produzione di Andrea Camilleri
in due filoni principali, che hanno come teatro delle vicende sempre Vigata:
quello cosiddetto storico, in cui la rappresentazione di fatti e situazioni si
colloca in un arco di tempo che va dal XVII sec. de Il re di Girgenti fino al periodo fascista de La presa di Macallè, e quello ambientato ai giorni nostri, con le
indagini del commissario Montalbano. Tra questi due filoni si inserisce però
una produzione ‘altra’ che ne diverge per molti tratti: solo per citare qualche
titolo, basterà ricordare Pensione Eva,
Il tailleur grigio, Un sabato con gli amici e il
recentissimo La rizzagliata. Il filone forse più popolare dell’opera di
Camilleri è rappresentato dai romanzi e dai racconti che hanno come
protagonista Salvo Montalbano, probabilmente complice la serie televisiva
prodotta dalla Rai che ha per protagonista, nei panni del commissario, l’attore
Luca Zingaretti; quest'ultimo per la verità somiglia ben poco fisicamente al
commissario descritto da Camilleri, e quindi a come i primi lettori lo hanno concepito
con la fantasia, ma ormai è entrato nell’immaginario collettivo, per cui oramai
c ‘è una piena identificazione tra Montalbano e Zingaretti. Tuttavia questa
corrispondenza, ad un certo punto, acquista paradossalmente piena
consapevolezza proprio quando si sdoppia: il tema di Montalbano e del suo
doppio televisivo diventa un argomento che Trainito affronta in modo molto
coinvolgente. Anche perché Montalbano, non solo si sdoppia nel suo alter ego
Zingaretti (peraltro non senza una nota di fastidio), ma anche in un suo ulteriore
alter ego che rappresenta in qualche
modo una voce della coscienza, sia nei
suoi monologhi interiori, sia quando, nel corso delle ultime indagini,
Montalbano scrive a se stesso, indirizzando le missive al commissario e
firmandosi confidenzialmente Salvo, nell’esigenza di chiarire a se stesso
alcuni punti di crisi delle indagini che sta svolgendo.
C’è un aspetto forse meno considerato nel saggio di
Trainito ed è quello che riguarda il personaggio di Livia, la storica fidanzata
del commissario Montalbano. La sua figura (molto diversa dall’alsaziana
Henriette, moglie del commissario Maigret, sempre in penombra ma per una volta
improvvisata detective in L’amica della signora Maigret), pur non
essendo mai stata in primo piano, se non nel romanzo Il ladro di merendine,
va strada facendo sempre più affievolendosi.
Ultimo tema affrontato, che chiude il volume, è una
dettagliata analisi del particolare approccio di Camilleri alla trattazione del
tema della mafia in Sicilia e dei suoi rapporti con la mentalità cattolica,
condotta attraverso il riferimento a due testi importanti e molto diversi tra
loro come La bolla di componenda e Voi non sapete.
(Già in Note di
Storia e Cultura Salentina, Argo, Lecce 2009, XX pp. 305-307)
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