L’acustica perfetta
Autore :
Bignardi Daria
Dati: 2012, 200 p., brossura
Editore: Mondadori
Questa è la storia di una moglie infelice e di un marito che
non sa leggere questa infelicità, finché non è costretto a sbatterci il muso
contro. Detta così è banale, una vicenda qualunque. Non lo è, invece. Già il
titolo, “L’acustica perfetta”, intriga e incuriosisce, anticipando una storia
che costringe il lettore alla riflessione. Non solo fiction, insomma.
Arno e Sara si sono conosciuti ragazzini in Versilia, un
amore giovanissimo: lui innamorato perso immediatamente (“Ho amato nella vita
una donna sola: quando mi lasciò, non la rividi per sedici anni” questo
l’incipit), lei attratta dagli amori infelici tanto da rendere così anche il
loro.
Si ritrovano per caso dopo che parecchia vita è trascorsa e
sembra che siano pronti ad affrontare insieme un percorso felice: tre figli,
lui musicista affermato, lei che fa la scelta della famiglia perché le piace
occuparsi del marito e dei bambini. Almeno così Sara dice e Arno si accontenta,
non si interroga, è contento se lei è contenta e non si accorge che intanto
l’inquietudine della moglie divora le loro vite. Quando lei lo mette di fronte
al suo dolore di donna irrisolta, provocando dapprima incredulità e poi rabbia
nel marito, tutto è destinato a sciogliersi, non prima del doloroso viaggio che
lui dovrà fare nel passato di Sara, alla scoperta di bugie e omissioni che alla
fine gli faranno capire di non aver mai davvero conosciuto la madre dei suoi
figli, di essersi sempre fermato in superficie, di non averle letto nell’anima.
Questo terzo romanzo di Daria Bignardi rivela una narratrice essenziale che ha concepito una storia complessa eppure lineare, che si dispiega in modo semplice, accompagnando il lettore in un crescendo di domande e emozioni, curiosità e partecipazione. La voce narrante è quella di Arno, il punto di vista è quindi interno alla vicenda ed è maschile: esercizio ardito per una donna (e riuscito con evidente efficacia), quello di dare la voce ai pensieri e ai sentimenti di un uomo.
Questo terzo romanzo di Daria Bignardi rivela una narratrice essenziale che ha concepito una storia complessa eppure lineare, che si dispiega in modo semplice, accompagnando il lettore in un crescendo di domande e emozioni, curiosità e partecipazione. La voce narrante è quella di Arno, il punto di vista è quindi interno alla vicenda ed è maschile: esercizio ardito per una donna (e riuscito con evidente efficacia), quello di dare la voce ai pensieri e ai sentimenti di un uomo.
Molte sottolineature nella mia copia cartacea (il libro è
disponibile anche in ebook): il riferimento a certa musica (“Horizons” dei
Genesis a p. 49), la definizione di non-luoghi (“Sara diceva che la mia casa è
la Scala, ma io ho sempre pensato che fosse dov’era lei” p. 133; “Credevo che
la mia casa fossi tu, ma mi hai fatto capire che il mio posto è un altro” p.
199), le citazioni letterarie (Tolstoj a p. 152, Campana a p. 133).
Ho letto questo romanzo con la necessità di finirlo al più presto, curiosa di come la vicenda di Arno e Sara si sarebbe risolta: alla fine mi sono ritrovata confusa ed emozionata. Io dico che è da leggere e forse anche da rileggere, più in là.
Ho letto questo romanzo con la necessità di finirlo al più presto, curiosa di come la vicenda di Arno e Sara si sarebbe risolta: alla fine mi sono ritrovata confusa ed emozionata. Io dico che è da leggere e forse anche da rileggere, più in là.
Nessun commento:
Posta un commento