Segnali che precederanno la fine del mondo
Autore : Herrera Yuri
Dati: 2012, 105 p., brossura
Traduttore: Cacucci Pino
Editore: La Nuova Frontiera
(collana Liberamente)
Il titolo di questo romanzo breve poteva trarre in inganno:
in questo periodo di profezie apocalittiche si poteva pensare di avere a che
fare con un istant book che ci fornisse gli strumenti e le soluzioni per
prepararci all’ineluttabile. E invece…
I narratori sudamericani hanno la capacità di catapultare il
lettore in una dimensione quasi fiabesca, sicuramente onirica. Non sfugge a
questa caratteristica Yuri Herrera, giovane scrittore messicano, che nella sua
narrazione ci accompagna al seguito di Makina, in un viaggio che è alla ricerca
di un fratello partito da anni e forse perso, ma che è alla fine un viaggio
alla scoperta di sé e della propria consapevolezza.
La vicenda non è particolarmente complessa, i personaggi che
hanno un nome sono pochi (gli altri, comprimari, vi appaiono con le sole
iniziali), l’intreccio è lineare e si snoda in un percorso a ostacoli, in cui
la protagonista deve compiere delle azioni obbligate per superare le tappe che
la separano dalla meta finale. Sembra di poter riconoscere in questa fiaba lo
schema di Propp, in cui all’eroe (Makina) viene affidato un compito da un
mandante (sua madre Cora) e un oggetto
misterioso (un pacchetto avvolto in carta argentata di cui non si conosce il
contenuto) da un donatore (il signor Acca), moneta di scambio per la soluzione
della missione. A vigilare lungo tutto il percorso, Chucho, l’aiutante, una
specie di custode che, strada facendo, fornisce istruzioni su come comportarsi,
dove e quando.
Makina, giovane centralinista dall’età indefinita, forte,
tenace e coraggiosa, ha gli strumenti per affrontare l’impresa: non si impiccia
di cose che non la riguardano, non fa domande inopportune, conosce tre lingue
che le faranno da passepartout, sa esigere il rispetto per sé e per l’incarico
che deve portare a termine, sa come cavarsela in ogni circostanza.
Tornerà verso il luogo da cui è partita, con una maggiore
coscienza di sé e qualche certezza che, nel viaggio di andata, non aveva: il
viaggio di Makina si rivela quindi un’esperienza fortemente formativa.
La scelta di non usare il virgolettato nel discorso diretto
rende la narrazione fluida e le dà dimensione introspettiva. Il lessico ha una valenza determinante,
risponde ad uno stile asciutto ed essenziale che porta direttamente al cuore
della vicenda, senza ambiguità o sottintesi. L’indefinitezza di luoghi e tempi
esaudisce, con rara efficacia, l’esigenza di trasportare il lettore in una
dimensione di sogno.
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