sabato 22 dicembre 2012

Frequentando salotti letterari... "Segnali che precederanno la fine del mondo" di Yuri Herrera

Segnali che precederanno la fine del mondo

 
Autore   : Herrera Yuri
Dati: 2012, 105 p., brossura
Traduttore: Cacucci Pino
Editore: La Nuova Frontiera (collana Liberamente)

  Il titolo di questo romanzo breve poteva trarre in inganno: in questo periodo di profezie apocalittiche si poteva pensare di avere a che fare con un istant book che ci fornisse gli strumenti e le soluzioni per prepararci all’ineluttabile. E invece…
I narratori sudamericani hanno la capacità di catapultare il lettore in una dimensione quasi fiabesca, sicuramente onirica. Non sfugge a questa caratteristica Yuri Herrera, giovane scrittore messicano, che nella sua narrazione ci accompagna al seguito di Makina, in un viaggio che è alla ricerca di un fratello partito da anni e forse perso, ma che è alla fine un viaggio alla scoperta di sé e della propria consapevolezza.
La vicenda non è particolarmente complessa, i personaggi che hanno un nome sono pochi (gli altri, comprimari, vi appaiono con le sole iniziali), l’intreccio è lineare e si snoda in un percorso a ostacoli, in cui la protagonista deve compiere delle azioni obbligate per superare le tappe che la separano dalla meta finale. Sembra di poter riconoscere in questa fiaba lo schema di Propp, in cui all’eroe (Makina) viene affidato un compito da un mandante (sua madre Cora)  e un oggetto misterioso (un pacchetto avvolto in carta argentata di cui non si conosce il contenuto) da un donatore (il signor Acca), moneta di scambio per la soluzione della missione. A vigilare lungo tutto il percorso, Chucho, l’aiutante, una specie di custode che, strada facendo, fornisce istruzioni su come comportarsi, dove e quando.
Makina, giovane centralinista dall’età indefinita, forte, tenace e coraggiosa, ha gli strumenti per affrontare l’impresa: non si impiccia di cose che non la riguardano, non fa domande inopportune, conosce tre lingue che le faranno da passepartout, sa esigere il rispetto per sé e per l’incarico che deve portare a termine, sa come cavarsela in ogni circostanza.
Tornerà verso il luogo da cui è partita, con una maggiore coscienza di sé e qualche certezza che, nel viaggio di andata, non aveva: il viaggio di Makina si rivela quindi un’esperienza  fortemente formativa.
La scelta di non usare il virgolettato nel discorso diretto rende la narrazione fluida e le dà dimensione introspettiva.  Il lessico ha una valenza determinante, risponde ad uno stile asciutto ed essenziale che porta direttamente al cuore della vicenda, senza ambiguità o sottintesi. L’indefinitezza di luoghi e tempi esaudisce, con rara efficacia, l’esigenza di trasportare il lettore in una dimensione di sogno.

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