domenica 8 giugno 2014

Ultima lettura: "Stoner" di John E. Williams


Stoner

Autore: Williams John E. (traduzione di Stefano Tummolini)
Dati: 2012, 332 p., rilegato; ePub 590,6 KB disponibile anche in formato PDF
Editore: Fazi (collana Le strade)

A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri,
ben più giovani di lui, avevano imparato prima:
che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero
e che l’amore non è una fine ma un processo
attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un’altra.

Nel 1965 John Edward Williams, assistant professor di scrittura creativa presso l’università di Denver, la stessa università dove si era laureato, pubblica il suo terzo romanzo, “Stoner”.  Si tratta di uno di quei casi letterari dal successo tardivo: alla sua pubblicazione il romanzo non riscuote molto favore e viene riscoperto e ripubblicato solo nel 2003 dalla casa editrice statunitense Vintage Classics, nove anni dopo la morte del suo autore. In Italia arriverà nel 2012, nella traduzione di Stefano Tummolini e con una postfazione di Peter Cameron -a sua volta tradotta da Giuseppina Oneto-, grazie all’editore Fazi, al quale personalmente non cesserò mai di essere grata, non solo per “Stoner”, ma anche per altre letture che regala ai lettori italiani.
Photo HelenTambo on Instagram
Alla sua pubblicazione in Italia, “Stoner” diventa un caso editoriale di una certa importanza: molti ne parlano in termini entusiastici, il titolo rimbalza sulle riviste che ospitano recensioni letterarie e nei book-blog. Come sempre in questi casi, per una forma strana di diffidenza che mi allontana dai libri che hanno grande successo (salvo poi prendermi il tempo necessario per farli decantare nell’immaginario collettivo e farmi venire la voglia di leggerli), mi sono tenuta alla larga dal romanzo di Williams. Del tutto casualmente, un giorno che ero entrata in libreria cercando altro, l’ho visto e ho deciso di acquistarlo, per poi tenerlo parcheggiato su uno scaffale della libreria per quasi un anno: se non ci fosse stata un’altra occasione casuale, la decisione di leggere e commentare proprio questo romanzo per #letturecondivise su Twitter, probabilmente starebbe ancora là, in attesa del momento giusto per essere ‘scoperto’. Tutto questo per dire che a volte ciò che meno ci aspettiamo, gli incontri più fortunati e piacevoli, le folgorazioni che, per definizione, arrivano improvvise, sono proprio le cose che in qualche modo ci cambiano, ci offrono prospettive insperate, ci regalano momenti magnifici.
Se un romanzo mi tiene sveglia la notte, mi incatena alla lettura e mi fa stare con il pensiero fisso ai suoi protagonisti e alle loro vicende, per me è un gran romanzo: non gli chiedo altro, soddisfa pienamente le mie esigenze di lettrice in cerca di piacevole svago e di distrazione ‘dal logorio della vita moderna’, tanto per citare una celebre réclame degli anni Settanta.
Gli ingredienti a prima vista sembrano banali: William Stoner è un professore universitario di Letteratura inglese senza particolari ambizioni, con una vita abbastanza scontata, una moglie e una figlia, una casa di proprietà acquistata a prezzo di grandi sacrifici economici, poche soddisfazioni e la sola passione per l’insegnamento, per il quale si infiamma fino quasi ad estraniarsi. Il romanzo ne narra la storia personale, percorrendo l’esistenza apparentemente piatta di un uomo che quasi si lascia vivere, che sembra non avere capacità di scelta autonoma, che permette alla vita di decidere per lui, come se ciò che rende unica ciascuna vita non sia altro che un complesso di cause ed effetti che si innescano indipendentemente da noi.
Ma ci sono almeno tre momenti che fanno la differenza e che rendono William Stoner un personaggio straordinario e indimenticabile. Si tratta di quando egli decide di orientare la propria istruzione in una direzione diversa da quella di partenza, scontata, per dedicarsi alla passione per la letteratura, che scopre fortuitamente; di quando sceglie per sé l’amore, quello vero che non chiede ma dà; di quando assume una posizione di deciso contrasto verso l’odioso studente Walker, estensione dell’altrettanto odioso collega Lomax. Questi snodi narrativi fanno in modo che il lettore diventi partecipe della vita di Stoner, si schieri inevitabilmente dalla sua parte, speri, soffra con lui, si indigni per le ingiustizie subite.
Molti personaggi affollano la vicenda personale di Stoner (che, come giustamente osserva Cameron, è William solo all’inizio, per tutto il libro solo Stoner, tranne che Willy per la moglie Edith, in pochi momenti di infantile attenzione. e Bill nell’attimo più autentico della sua vita sentimentale e intima), ma, per quanto importanti per definire la storia del protagonista, tutti impallidiscono davanti a lui, che giganteggia nella sua mediocrità di eroe involontario.

PS. Per un po’ metto il mio blog in stand-by: non se ne dispiaceranno ‘i miei dieci lettori’, la passione per la lettura può restare più forte dell’esigenza di parlare sempre e per forza dei libri letti. Sulla quella mia passione, garantisco: è l’unica che non si attenuerà mai.

6 commenti:

  1. Il mio rapporto con Stoner ha avuto lo stesso andamento del tuo: inizialmente me ne sono tenuta lontana, infastidita da tutte le chiacchiere e recensioni, ora ce l'ho sullo scaffale da mesi e mesi ma ancora non gli ho dato la possibilità di stupirmi. Magari la tua recensione arriva al momento giusto :)
    Però mi dispiace assai che metti in stand-by il blog proprio ora che l'ho scoperto :(((
    Mi dispiace ma lo capisco: ho anch'io un blog e nell'ultimo anno è stato un continuo stand-by. A volte se ne ha bisogno.
    Buone letture!

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    1. Posso solo consigliarti la lettura di questo straordinario romanzo, per me cominciarlo e abbandonare tutte le diffidenze verso il 'caso letterario' è stato un tutt'uno.
      Il mio stand-by si rende necessario, ogni tanto un po' di silenzio fa bene, ma continua a tenere d'occhio il mio blog, chissà che questo silenzio non sia destinato a durare poco!
      Buone letture anche a te, Girasonia!

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  2. Uno dei romanzi più belli che abbia letto, anzi l'ho divorato.
    E questo grazie a te, Elena, altrimenti non mi sarei sognata di leggerlo adesso.
    Un libro che mi ha emozionata, profondamente, mi ha fatta arrabbiare nei confronti di Edith e mi ha fatta piangere alla fine.
    È durato troppo poco.
    Davvero un gran bel libro.
    GRAZIE!

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    1. Paola, mi piace molto l'idea di aver attirato lettori per "Stoner": non ne aveva certo bisogno, ma a volte capita di sentire o leggere giudizi che spingono a non leggere un libro piuttosto che a leggerlo. Se questo può andare bene per alcuni titoli (ferma restando la libertà di chiunque di leggere qualunque cosa, non possiamo avere tutti gusti uguali), alcuni libri meritano una verifica.
      Anche io ho partecipato molto delle vicende di Stoner, mi sono commossa e mi sono infuriata più volte. Questo è meraviglioso, se un libro riesce a distrarmi dalla quotidianità ha fatto già il lavoro per il quale l'ho acquistato.

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  4. Vero, si è trattato di una svista, che non so come si sia potuta generare. In realtà tra la prima pubblicazione di Stoner negli USA e quella in Italia passano 47 anni, la morte dell'autore arriva molti anni dopo il 1965 e comunque prima della pubblicazione in Italia. Grazie per la precisazione, ho appena corretto.

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