domenica 3 agosto 2014

Ultima lettura: "Come un respiro interrotto" di Fabio Stassi


Come un respiro interrotto

Autore: Stassi Fabio
Dati: 2014, 305 p., brossura
Editore: Sellerio (collana Il contesto)

Basta, hai detto con un soffio,
poi mi hai guardato come se avessi avuto dell’altro da aggiungere,
molto altro, ma erano parole che non potevano essere dette,
o non c’era più tempo per dirle,
parole più indigeste e corrosive di qualsiasi cibo.
Pensai che di stonato, in te, c’era solo il silenzio.

Intuisci subito, dalle prime pagine di questo romanzo di Fabio Stassi, che Sole è una figura che cattura chiunque si trovi ad avere a che fare con lei, lettori inclusi.
Sarà per come si muove, sarà per la sua fisicità eterea, fragile e allo stesso tempo vigorosa e presente, protagonista suo malgrado, pudica ma solo per retaggio familiare, riservata fino a volersi confondere con il paesaggio e tuttavia imprescindibile da esso. O sarà che le parti in cui è lei a parlare in prima persona nel libro, sono le più chiare, quelle che contengono una storia, quella della sua famiglia, sia pur ricostruibile per frammenti. Nelle parole degli altri invece c’è solo lei, Sole, e il suo modo di mettersi in relazione con gli uomini che le attraversano la vita, uomini-Pigmalione che sembrano lasciare traccia in lei o forse ne subiscono il fascino e perdono nel confronto.
Photo Elena Tamborrino
Detto questo, dando cioè merito a Stassi per aver creato una figura femminile sfuggente e nel contempo penetrante, in realtà il libro che ti aspetti di leggere dopo aver dato un’occhiata alla sinossi nel risvolto di copertina non c’è: sembrerebbe la storia di una sparizione misteriosa, di una donna altrettanto misteriosa che dietro di sé ha lasciato solo dei quaderni, degli spartiti e un numero di telefono, donna che poi ricompare al funerale di un amico, Nino. Ma Sole al funerale di Nino la troviamo davvero solo alla fine del libro. Più che una storia questo è un affastellarsi di ricordi, narrati da più voci -compresa una fuori campo-, senza un criterio chiaro di cambio di turno, in cui è difficilissimo identificare coordinate temporali (quelle spaziali sono date da Roma, dalla Sicilia e dal Sudamerica, da dove partono le origini di Nonna Lupe -la nonna di Sole-, che risuonano nella sua lingua mista) e protagonisti (ogni tanto compare un nome nuovo e forse ci si aspetta che il lettore capisca chi si sta parlando –e di chi-, in base a cosa però a me è sfuggito, ogni tanto uno prende la parola per qualche pagina e più volte io mi sono persa nell’intrico dei personaggi).
Durante la lettura, faticosa, ho avuto più volte la tentazione di lasciare, ma poi ho deciso di andare avanti per capire perché quest’ultimo lavoro di Stassi piace a tanti, considerati i giudizi lusinghieri che da più voci lo hanno raggiunto. Tuttavia, fino all’ultimo mi ha stancato la frammentarietà del testo, il continuo cambiare focalizzazione e voce narrante.
Un periodo lungo (13 pagine 105-118, senza respiro) mi ha fatto avvertire anche un affanno sintattico, che ho riscontrato in altri punti della narrazione: forse il fatto di non riuscire a farmi prendere dall'emozione globale, mi ha fatto concentrare sui difetti, al limite della pedanteria ("a cui stanno per mettere all'asta tutte le sue cose" non contiene un pleonasmo?).
A proposito di respiri, che sono il fil rouge lessicale a partire dal titolo e fino alla fine, ricorre costantemente la sensazione legata al ritmo del respirare, semaforo della vita: il respiro si interrompe, si contrae, si trattiene, è intermittente, è lungo, allo stesso modo del fiato che a sua volta è spezzato, trattenuto, sospeso, è un soffio caldo, è un filo.
A questo libro ho assegnato solo due stelle su Goodreads: avevo aspettative altissime, probabilmente per l'entusiasmo che lo circonda, tuttavia la mia delusione non deve scoraggiare altri lettori, specie quelli che già hanno conosciuto Fabio Stassi attraverso le pagine del suo “L’ultimo ballo di Charlot” (Sellerio, 2012) e degli altri suoi precedenti libri. Attribuisco questa mia insoddisfazione al fatto che probabilmente questa storia non è in sintonia con i miei gusti, le mie corde, che evidentemente vibrano per altre vicende meno introspettive.

NB. Ci tengo a sottolineare la colonna sonora che attraversa la lettura. Di seguito, alcuni dei brani che accompagnano i ricordi di Sole:
 
"Vuelvo al Sur" di Astor Piazzolla qui nell’interpretazione di Caetano Veloso


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