Andammo a prenderlo un pomeriggio di
febbraio di undici anni fa. Faceva parte di una cucciolata piuttosto
variopinta, nata il 17 dicembre del 2010, in mezzo alla neve, fatto eccezionale
da queste parti. Ti chiedevi come fosse stato possibile che una mamma cane
avesse partorito sette o otto cuccioli quasi tutti diversi, miscugli di chissà
quali accoppiamenti disinvolti. Lui somigliava a sua madre, erano almeno tre
che le somigliavano: bianchi con qualche chiazza nera, una femmina
completamente bianca, tutti con lo stesso musetto e lo stesso sguardo.
Fu subito Laki, lo mettemmo in un
cartone, nel portabagagli della macchina, e lo portammo a casa, totalmente
inesperti di come si trattasse un cane che entrava a far parte della famiglia.
In realtà fu facile abituarsi a lui. Sedeva eretto, con una regalità che era
quasi buffa, come se volesse fare il grande, darsi un tono. Negli anni è
cresciuto e ha cambiato il suo modo di stare con noi e con gli altri: correva
felice nelle campagne circostanti la casa dove trascorrevamo le vacanze estive,
ci veniva incontro appena ci vedeva, scodinzolava grato quando lo portavi a
spasso.
Può essere mai che un cane sorrida? E perché no? Secondo me, secondo noi, Laki sorrideva. Non era una smorfia del muso, non meglio identificata: allargava e stirava fino alle orecchie le… labbra? Non so, direi labbra, se i cani le hanno. Comunque, le distendeva in qualcosa che era sicuramente un sorriso, anche perché gli ridevano gli occhi. E non ditemi che non è possibile, che era un’impressione, perché era proprio così, invece. Sorrideva e rideva.
Può essere mai che un cane sorrida? E perché no? Secondo me, secondo noi, Laki sorrideva. Non era una smorfia del muso, non meglio identificata: allargava e stirava fino alle orecchie le… labbra? Non so, direi labbra, se i cani le hanno. Comunque, le distendeva in qualcosa che era sicuramente un sorriso, anche perché gli ridevano gli occhi. E non ditemi che non è possibile, che era un’impressione, perché era proprio così, invece. Sorrideva e rideva.
Ultimamente di meno, non so se perché
già cominciava a non stare bene, o perché aveva avvertito che in casa era
arrivato Pepe, il gatto-batuffolo di pochi mesi, che, letteralmente piovuto in
giardino, lanciato da chissà chi oltre la siepe, si è insediato in casa da più
di un anno. Non so se Laki avesse la percezione che il nostro affetto lo doveva
dividere con il micio, diventato subito una specie di principino. Mi piace
pensare che no, che non gli interessava che il nostro amore potesse essere
diviso tra lui e Pepe: a lui importava solo manifestarci incondizionatamente il
suo amore, quanto e come lo ricambiassimo, poca importanza aveva.
Di una persona puoi innamorarti e puoi
pensare di poterla amare per sempre, anche se lei non prova gli stessi
sentimenti nei tuoi riguardi. “Il mio amore basta per due, ti amo anche se non
mi ami, mi amerai prima o poi”: sì, va bene per un po’. Poi ti stanchi di non
essere contraccambiato e il tuo amore muta, fino ad ammutolirsi. Un cane ti ama
e basta, non pone condizioni, non pretende che tu lo ricambi, tutto dona e
nulla chiede.
Laki se n’è andato silenziosamente e
dignitosamente, guardandoci con quegli occhi grandi che sembravano dire
“Scusate se vi do questo fastidio”.
Dormi,
sei stato un grande cane
adesso dormi, hai fatto tutto bene:
ora è il turno mio, resto sveglio io.
(Roberto Vecchioni, Paco)
adesso dormi, hai fatto tutto bene:
ora è il turno mio, resto sveglio io.
(Roberto Vecchioni, Paco)
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