mercoledì 13 febbraio 2013

Questo a Laki lo devo


Andammo a prenderlo un pomeriggio di febbraio di undici anni fa. Faceva parte di una cucciolata piuttosto variopinta, nata il 17 dicembre del 2010, in mezzo alla neve, fatto eccezionale da queste parti. Ti chiedevi come fosse stato possibile che una mamma cane avesse partorito sette o otto cuccioli quasi tutti diversi, miscugli di chissà quali accoppiamenti disinvolti. Lui somigliava a sua madre, erano almeno tre che le somigliavano: bianchi con qualche chiazza nera, una femmina completamente bianca, tutti con lo stesso musetto e lo stesso sguardo.
Fu subito Laki, lo mettemmo in un cartone, nel portabagagli della macchina, e lo portammo a casa, totalmente inesperti di come si trattasse un cane che entrava a far parte della famiglia. In realtà fu facile abituarsi a lui. Sedeva eretto, con una regalità che era quasi buffa, come se volesse fare il grande, darsi un tono. Negli anni è cresciuto e ha cambiato il suo modo di stare con noi e con gli altri: correva felice nelle campagne circostanti la casa dove trascorrevamo le vacanze estive, ci veniva incontro appena ci vedeva, scodinzolava grato quando lo portavi a spasso.
Può essere mai che un cane sorrida? E perché no? Secondo me, secondo noi, Laki sorrideva. Non era una smorfia del muso, non meglio identificata: allargava e stirava fino alle orecchie le… labbra? Non so, direi labbra, se i cani le hanno. Comunque, le distendeva in qualcosa che era sicuramente un sorriso, anche perché gli ridevano gli occhi. E non ditemi che non è possibile, che era un’impressione, perché era proprio così, invece. Sorrideva e rideva.
Ultimamente di meno, non so se perché già cominciava a non stare bene, o perché aveva avvertito che in casa era arrivato Pepe, il gatto-batuffolo di pochi mesi, che, letteralmente piovuto in giardino, lanciato da chissà chi oltre la siepe, si è insediato in casa da più di un anno. Non so se Laki avesse la percezione che il nostro affetto lo doveva dividere con il micio, diventato subito una specie di principino. Mi piace pensare che no, che non gli interessava che il nostro amore potesse essere diviso tra lui e Pepe: a lui importava solo manifestarci incondizionatamente il suo amore, quanto e come lo ricambiassimo, poca importanza aveva.
Di una persona puoi innamorarti e puoi pensare di poterla amare per sempre, anche se lei non prova gli stessi sentimenti nei tuoi riguardi. “Il mio amore basta per due, ti amo anche se non mi ami, mi amerai prima o poi”: sì, va bene per un po’. Poi ti stanchi di non essere contraccambiato e il tuo amore muta, fino ad ammutolirsi. Un cane ti ama e basta, non pone condizioni, non pretende che tu lo ricambi, tutto dona e nulla chiede.
Laki se n’è andato silenziosamente e dignitosamente, guardandoci con quegli occhi grandi che sembravano dire “Scusate se vi do questo fastidio”.

Dormi, sei stato un grande cane
adesso dormi, hai fatto tutto bene:
ora è il turno mio, resto sveglio io
.
(Roberto Vecchioni, Paco)

NB. Questo contributo è apparso già nel blog di Saverio Simonelli Inoltre: grazie a Saverio per la squisita ospitalità.

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