Comunque vada non importa
Autore : Caruso Eleonora C.
Dati: 2012, 220 p., brossura
Editore: Indiana (collana I lucci)
Leggo #comunquevadanonimporta e scopro #Darla,
personaggio dalla logica ineccepibile e disarmante
@signorinaceppo @indianaeditore mi diverto
(dal mio Twitter)
Un
esordio col botto quello di Eleonora C. Caruso, se vogliamo considerare il suo primo
romanzo pubblicato, che ha raggiunto la seconda edizione in pochi mesi. Ma
Eleonora scrive da un po’, nel suo blog, anche se non spinge perché si
sottolinei. Quindi di questo non parleremo, anche se mi viene facile pensare
che l’esercizio continuo di stile cui ci si sottopone scrivendo un blog, alla
fine qualcosa porti alle storie che si decide di raccontare altrove.
Non
solo: penso che un po’ di Darla, la protagonista del romanzo, sia già nel blog
di Eleonora.
Molte
sono le frasi secche e stringenti che servono a disegnare il personaggio di
questa ventenne persa nei suoi manga, sempre attaccata a Internet e al divano
pataccoso (Dirty Darla, l’ho soprannominata mentre leggevo del suo complicato
rapporto con l’igiene personale e della casa) su cui passa la gran parte del
suo tempo, studentessa universitaria per dire e non per convinzione, affamata
di schifezze e di attenzione. Ne scelgo una in particolare. “Ne sono sempre più
convinta, l'amicizia femminile esiste solo in Sailor Moon”: è da questa
convinzione che nasce l’atteggiamento di Darla verso le persone che le ruotano
intorno, quelle che vogliono farlo (Alessandro), quelle che le capitano tra i
piedi quasi per caso (Alberto), quelle che lei respinge (Susi) e quelle che le
sfuggono, insoddisfatte o incapaci di gestire il rapporto con lei (Miku,
Andrea). Darla assorbe tutta l'attenzione del lettore. I personaggi che le
fanno da cornice sono importanti e funzionali a lei, quasi complementari. Le
danno modo di esprimere tutte le sue necessità di attenzione, le richieste di
amore e di amicizia: se non ci fossero, sapremmo molto meno di Darla e del suo
modo di vivere. Più sfuggente è la figura del padre, meno definibile: un uomo che
apparentemente non è stato capace, specie dopo la morte della moglie, di
trovare le parole giuste per incasellare i sentimenti che lo legano ai figli.
Tutti
i protagonisti degli eventi sono schietti, non si nascondono dietro dialoghi di
maniera. Anzi è proprio da quello che dicono, da quello che quasi ci sembra di
sentire con le nostre orecchie, che i personaggi emergono e si rivelano in
tutte le loro sfaccettature: le descrizioni sono attente, la materia emotiva è
viva.
Sincerità
e immediatezza sono propri di tutti i personaggi di questa storia, specie
quelli maschili, ma le battute di Alberto in particolare spesso mi hanno
folgorato, perché rivelano tutto il suo essere apertamente sarcastico,
provocatorio, irriguardoso: un po’ come Darla, della quale è quasi lo specchio
(ma non diciamolo a lei e nemmeno a lui).
La
lingua e lo stile. C'è tutto qui: c'è italiano, inglese, gergo, linguaggio
settoriale, dialoghi in stampatello maiuscolo, inserti in corsivo, tutto
funzionale al racconto. Tutto contribuisce a farci entrare nella storia con
un’efficacia non comune.
Non
so se questo è un romanzo generazionale o di formazione: devo dire che non mi
sono posta il quesito, lo faccio adesso ma non ho risposta. O meglio, forse una
risposta c’è: non è un romanzo che racconta una generazione o un modo di
essere. Darla è a sé, la sua storia può essere comune ad altri ventenni,
universitari fuori sede che trascinano il loro tempo tra fumetti, film, chat
rooms e lezioni disertate sistematicamente, ma allo stesso tempo si snoda come un
flusso unico e eccezionale, esperienza dolorosa e irripetibile.
“I
discorsi col cuore in mano non li capisco, non è nella mano che dovrebbe stare
un cuore”
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