mercoledì 3 aprile 2013

#Leucò: il bilancio di un'esperienza



C’è la lettura. E la rilettura. Anche la riscrittura. Poi c’è #Leucò, che è tutto questo messo insieme, con dei limiti (la reinterpretazione tramite tweet) che poi ne rappresentano la ricchezza principale. Quasi una contraddizione in termini, un ossimoro, perché il freno dei 140 caratteri tassativi di Twitter si è trasformato in una miniera di creatività che ha inchiodato alla tastiera una comunità vivace e curiosa, che si è stretta intorno alla Fondazione Pavese e agli ideatori del progetto, i già citatiPierluigi Vaccaneo, Hassan Bogdan Pautàs e Paolo Costa.
Cominciato il 14 gennaio scorso, l’esperimento arrivava secondo in ordine di tempo rispetto alla riscrittura in tweet de “La luna e i falò”, ma in breve tempo l’ha superata in risultati di successo e di coinvolgimento di pubblico. Ad un terzo del suo percorso l’hashtag #Leucò aveva raggiunto 600 utenti, registrando un totale di 18.228 messaggi tra tweet originali e retweet. Oggi il bilancio che se ne fa, in termini numerici, è quasi esponenziale: un torrente di interazioni tra riscrittori e pubblico, che ha arricchito di sensazioni ed emozioni tutti i partecipanti, creando correnti di simpatia e di affinità elettive. 


Perché ciascuno degli scrittori di #Leucò, a partire dai Titani che hanno seguito il flusso di riscrittura dando il via ad ogni dialogo con un tweet di apertura, ha messo del suo: in questo informare la materia, improntandola ad un proprio modo di leggere tra le righe di ciascun dialogo, ciascuno ha espresso il suo sentire e, in quel sentire, altri si sono ritrovati. Si sono incrociati stili diversi, sensibilità varie; abbiamo letto tweet poetici e concreti, ironici e amari, ingenui o eruditi al limite dell’intelligibilità, ma tutti semi di personalità. Dietro ogni tweet, dietro ogni rilettura e riscrittura c’è la voce di una persona, tanto da riuscire a riconoscersi gli uni con gli altri.



Lo stesso stile personale ha improntato ovviamente anche i vari Storify, flussi informativi corali, che si sono succeduti a raccontare ciascun dialogo, insieme alle ispirazioni e alle sensazioni dei vari autori. L’utenza si è selezionata da sé, pur restando un fenomeno esteso nei limiti della ricercatezza. Ci si è scelti, esprimendo la propria chiave di lettura o condividendo con un retweet quella altrui.



Cosa è stato per me #Leucò, giunta alla fine del viaggio? Era un’esperienza che andava fatta in prima persona, nessuno può raccontartela. Se un protagonista di #Leucò prova a dirti cos’è un esperimento di twitteratura, rischi di distrarti, perderti, interromperti: ma se ci metti il tuo nome, la tua consapevolezza, il tuo filtro, allora capisci quanto certa letteratura sia sempre attuale, sia sempre adattabile al tuo vissuto, si attagli ad un tuo certo percepire le realtà e il sogno.

Finisce #Leucò con il dialogo 26? Questo lo scambio con Paolo Costa:





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