Osservava le bollicine risalire verso il bordo del calice.
Era un bianco frizzante, e allo stesso tempo secco, prepotente. Scendeva
freddissimo in gola, lasciando tra lingua e palato una sensazione di asciutto
asprigno che compensava la delicatezza della carne bianca di quella spigola di
mare che Stefano stava minuziosamente scarnificando dalla lisca. Non aveva mai
visto mangiare del pesce con tanta attenzione, con tanta eleganza anche mentre
ne succhiava la testa, con tanto gusto: non era solo buon appetito, si trattava
piuttosto di una forma di amore verso il cibo, anzi, verso quel cibo. Lo stesso amore che non aveva dimostrato a lei,
nonostante premesse e promesse.
Elettra invece cincischiava nel piatto, aveva assaggiato solo
un filetto superiore della sua spigola, quello esterno, compatto, che era
riuscita a staccare senza che rimanessero spine nella polpa. E adesso guardava
le bollicine che si rincorrevano in quel bicchiere di vino, fino a fermarsi a
morire in superficie. Partivano dal fondo e scivolavano sulle pareti di vetro
scontrandosi tra loro, rompendosi e dileguandosi quando non riuscivano a
raggiungere l’aria. Esattamente quello che sentiva succederle dentro: da
settimane aveva smesso di mangiare e di dormire, incapace di pensare ad altro
che all’arrivo di lui, dopo una vita che non si vedevano. E l’attesa si era
caricata di aspettative, progetti, rimorsi, ripensamenti, incoscienza, paura e
poi ancora di convincimenti, di ansie, di desiderio. Si era sbriciolato tutto,
dopo che Stefano le aveva detto chiaramente che non poteva essere, che si era
sbagliato, che non poteva portarla con sé, che non c’era spazio per lei nella
sua vita, lui doveva tornare al suo lavoro, a troppi chilometri di distanza
perché si potessero ancora rivedere: quegli stessi chilometri che, all’andata,
aveva comunque scavalcato con impazienza.
Elettra studiava quelle bollicine e ogni tanto portava alle
labbra il calice, sorseggiando lenta e assaporando quel sapore pungente.
L’unico suo interesse era il rimescolio del vino ogni volta che Stefano le
rimboccava il bicchiere, attento a che non rimanesse vuoto e continuando a
mangiare e a parlare. Così, come se nulla fosse successo in quella mattina, a
partire dal suo arrivo in aeroporto, fino alla sistemazione in albergo, fino a
quando l’aveva presa tra le braccia e poi ancora si erano addormentati, lui
stanco da due notti insonni, per poi alzarsi e andare a mangiare in quel
ristorante consigliato dal tassista. Come se non avesse appena finito di dirle
che no, lui tornava da dove era venuto, che gli dispiaceva ma era andata così,
in fondo non era colpa di nessuno. E poi aveva cominciato a parlare di tutto il
resto, del lungo tempo che li aveva separati, delle comuni conoscenze, di
quelle lacrime che li avevano uniti, tanti troppi anni prima, in una tragedia
di cui conservavano gelosa memoria ma che avevano vissuto da separati,
potendoselo dire solo ora.
Rabbia, dolore, impotenza, domande
si rincorrevano, si rimescolavano, si frantumavano dentro di lei come le
bollicine di quel bianco frizzante, e allo stesso tempo secco, prepotente.
Finirono di pranzare: lui in una specie di euforia dovuta
certamente al pesce e al vino freddo che avevano riempito, insieme a mille
inutili discorsi, quello spazio di tempo -l’ultimo?- trascorso insieme; lei in
un limbo in cui si sentiva inconsistente, vuota di parole e pensieri.
Si avviarono verso l’albergo di lui. Elettra sapeva quello
che sarebbe successo, complice quel vino malandrino: sarebbe stato solo quello
che lui aveva elegantemente definito un ‘ciulino’, però aveva bevuto quel
bianco frizzante, non tanto, ma quel che bastava per dimenticarsi di quel che
avrebbe voluto realmente da Stefano, o almeno per fare finta di non pensarci
più.
Poi lo avrebbe accompagnato al suo aereo, quello che non avrebbe
dovuto prendere prima dei tre giorni che le aveva promesso in regalo: ne
avevano consumato solo uno, sufficiente per decidere che era stato solo un
capogiro.
NB. “Bollicine” ha partecipato nel 2007 al concorso “Letti in un sorso” promosso dalla Santa Margherita S.p.A., aggiudicandosi la pubblicazione come ‘racconto del giorno’. Appare anche nel blog Inoltre di Saverio Simonelli, che ringrazio per la squisita ospitalità.
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