Tutto è cominciato dalla lettura faticosa del romanzo
“Partigiano Inverno” di Giacomo Verri e dallo scambio di battute che ho avuto
con l’autore nel forum del salotto letterario di TempoXme.
Ho
avanzato alcune perplessità sul preziosismo lessicale del suo romanzo, che mi
costringeva a concentrarmi più sulle parole che sulla storia, chiedendomi
quanto questo facesse bene alla storia stessa e, sottolineando la
provocatorietà della scrittura di Verri, concludevo “penso anche che un libro,
una storia, sia scritto per chi lo leggerà, quindi anche per me.” Verri ha
allora delineato il suo Lettore Modello: “mi piacerebbe che il mio Lettore
Modello fosse volenteroso, e avesse voglia di leggere anche due volte il testo.
La prima volta usando della musicalità delle parole, e poi cercando altro.”
Tralasciando l’aspetto che riguarda la volontà del lettore (esiste un lettore non volenteroso?), dal momento in cui ho letto questa risposta, ho cominciato a interrogarmi sull’esistenza di un lettore ideale, o modello che dir si voglia. C’è davvero? Anzi, deve esserci per chi scrive? Premesso che l’esistenza di un Lettore Ideale presupporrebbe anche l’esistenza teorica e contemporanea di uno Scrittore Ideale, di un Editore Ideale e di un Libro Ideale, la prima risposta che mi sono data è no: non può esserci un fruitore ideale, uno scrittore può pensare di rivolgersi ad un target di lettori specifico per fasce di età o di genere letterario, ma un testo letterario è un’opera creativa, un’espressione artistica, e in quanto tale non può sopportare paletti, limiti, condizioni. Tuttavia è anche vero che, per quanto una narrazione sia un’opera d’arte libera, in qualche modo deve poter incontrare il favore dei lettori, altrimenti rischia di restare una manifestazione fine a se stessa, sterile, magari incompresa, sicuramente poco divulgata.
Tralasciando l’aspetto che riguarda la volontà del lettore (esiste un lettore non volenteroso?), dal momento in cui ho letto questa risposta, ho cominciato a interrogarmi sull’esistenza di un lettore ideale, o modello che dir si voglia. C’è davvero? Anzi, deve esserci per chi scrive? Premesso che l’esistenza di un Lettore Ideale presupporrebbe anche l’esistenza teorica e contemporanea di uno Scrittore Ideale, di un Editore Ideale e di un Libro Ideale, la prima risposta che mi sono data è no: non può esserci un fruitore ideale, uno scrittore può pensare di rivolgersi ad un target di lettori specifico per fasce di età o di genere letterario, ma un testo letterario è un’opera creativa, un’espressione artistica, e in quanto tale non può sopportare paletti, limiti, condizioni. Tuttavia è anche vero che, per quanto una narrazione sia un’opera d’arte libera, in qualche modo deve poter incontrare il favore dei lettori, altrimenti rischia di restare una manifestazione fine a se stessa, sterile, magari incompresa, sicuramente poco divulgata.
Ho
girato il quesito ai lettori, agli scrittori, ai bookbloggers tra i miei
conoscenti, su Twitter e Facebook, e
quelli che seguono sono i pareri raccolti.
Simona
Scravaglieri (@LeggendoLibri) riporta la definizione di Cesare Segre:
il Lettore Ideale è quello che vede esattamente lo scritto come l'autore. “Per
Nabokov è un Ri-Lettore!” (@tempoxme_libri), insomma un po’ come vorrebbe
Giacomo Verri.
Per
alcune delle persone consultate, il Lettore Ideale sembra esistere ed è
semplicemente quello che “che sostiene la filiera… “ (Daniele Bergesio), “colui
che legge” (Arturo Robertazzi), “legge tutto, con spirito critico” (Angela Leucci) e ha
“capacità di evadere” (@CLetteraria). Inoltre è “attento alla lingua, non antologizza
ma tende a monografizzare, curioso
non solo delle parole dello scrittore ma anche di quel che c'è dietro (vita,
mondo, background, faccia)” (Elvio Calderoni), “si nutre di
libri: acqua e cibo non bastano” (Lucia Rupolo), è “Empatico/Simpatico, esiste
nel cuore dello scrittore” (@atrapurpurea), “sa ascoltare dimenticando se
stesso” (Gea per LibriamoTutti). Per @luisanna_ardu “è atto di #libertà. Legge
tanto, tutto e dovunque.”
Nicola Lecca sostiene che “il lettore ideale è quello che si
abbandona al tuo libro senza pregiudizi.” Per Cetta De Luca “forse
#lettoreideale è chi legge senza pensare di scrivere” (domanda mia: allora uno
scrittore difficilmente sarà un Lettore Ideale?).
Qualche volta il Lettore Ideale è una persona reale: ad
esempio per @m_isa451 è suo marito “i libri glieli compro io (è pigro) ma poi
li legge tutti fino in fondo. Io no, se non mi vanno.” Ma può anche essere un’illusione:
per @letteratu e @RockBogdanovich
“I lettori sono personaggi immaginari... creati dalla fantasia degli
scrittori(cit)”, un “sogno d'autore”.
Il gruppo di coloro che sostengono l’inesistenza del Lettore
Ideale così argomentano: “non esiste il Lettore Ideale.
Potrebbe esistere l'editore ideale che, leggendo,
il lettore determina un gusto, creando il lettore, forse, ideale.” (Pierluigi
Vaccaneo); “mentre per il lettore può esistere uno scrittore ideale, non può
essere vero il contrario. Lo scrittore attende il lettore,
chiunque esso sia, poi si augura anche di averlo convinto, in modo da
capitalizzarne l'attenzione anche per opere future. Lo scrittore sa che può
indirizzarsi verso un certo tipo di lettori ma il meccanismo di approccio da
parte del fruitore finale é estremamente complesso e, fra i tanti nessi, non
esclusa l'influenza dei media, c'è anche quello più magico che é l'incontro del
tutto casuale.” (Lorenzo De Donno). Per Paolo Merenda non esiste “un lettore ideale in senso assoluto, ma un
lettore ideale per ogni genere. Ogni genere, a mio parere, tocca determinate
corde dell'anima, e solo se il lettore le ha e si lascia attrarre diventa ideale.” Neanche per Paolo
Foschi esiste il Lettore Ideale: “Nella cultura, come del resto
in natura, la diversità è ricchezza”
Più articolata, da filosofo del linguaggio, è l’opinione di
Marco Trainito: “Il lettore ideale, proprio perché ideale, non esiste: è un
ideale regolativo. Però ci sono lettori che possono tendervi all'infinito. Chi
ci prova, secondo me, è colui che usa il testo come pre-testo per fargli dire
non tutto quello che si vuole ma tutto ciò che la fusione degli orizzonti
(quello del lettore e quello del testo, non necessariamente coincidente con quello
dell'autore) può generare in termini di senso. Il testo, insomma, dev'essere in
grado di specificare alcune interpretazioni lecite tra le innumerevoli che il
lettore è spinto a produrre iperattivamente a seguito della stimolazione
cognitiva indotta dall'atto di leggere.”
Alla fine di questa piccola indagine resto convinta del
fatto che non si possa immaginare l’esistenza di un Lettore che corrisponda
esattamente alle aspettative dello Scrittore. Semmai è il contrario: la mia libertà di
Lettore deve incontrare la libertà dello Scrittore. Se questo accade e da
questo incontro scaturisce un interesse, magari condiviso da altri lettori,
allora quello Scrittore, nella sua autonomia creativa, avrà creato un motivo
per essere amato, seguito, letto ancora. Il che non significa che sia uno
Scrittore Ideale, ché nemmeno quello esiste.
Oppure il Lettore Ideale è il mio gatto.
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