Il killer delle maratone
Autore : Foschi Paolo
Dati: 2013, 171 p., brossura
Editore: E/O (collana Originals)
Non conoscevo Igor Attila e ho letto della sua terza
inchiesta senza sapere chi fosse. Mi mancavano quindi i fondamentali: che
sembianze ha, che poliziotto è, come si è formata la squadra crimini sportivi
che dirige da commissario, che vita ha. Così per alcuni aspetti mi sono avvalsa
della mia fantasia (quindi Igor Attila, non fosse altro che per il nome,
secondo me porta sottili baffi alla tartara, non è altissimo e si rasa i pochi
capelli che gli sono rimasti, veste un chiodo un po’ datato e ha occhi
profondissimi, scuri), per altri le vicende narrate aiutano a recuperare alcune
informazioni sui collaboratori del commissario (un drappello di ex atleti
falliti –Attila stesso è un ex puglie- appositamente reclutati nella sezione
della questura che si occupa di crimini consumati in ambito sportivo), sulla
sua vita privata (un amore diverso e tormentato, una moto con cui ama
sfrecciare in libertà) e professionale (il suo essere un poliziotto fuori dagli
schemi, anticonformista e insofferente).
La storia: un killer seriale diventa l’incubo dei podisti,
uccide nel corso di tre gare su strada a Roma, Cosenza e Genova, utilizzando
un’arma sofisticata, una balestra leggerissima e spietatamente precisa che
rappresenta la firma dell’assassino e la pista che porterà Attila, casualmente,
allo scioglimento del rompicapo. La soluzione del caso passa attraverso le
incomprensioni dei superiori, che arrivano a sollevare dall’incarico il
commissario e la sua squadra (che però procedono con indagini nascoste e parallele
fino al successo finale): una complicazione che si aggiunge alla vita già
abbastanza scoordinata di Igor. Il lettore si fa prendere dalle vicende
personali del protagonista, lo accompagna nelle trasferte di lavoro, negli
scontri soffocati con l’innovativa aiutante che gli si affianca nelle indagini
fino a sostituirlo, è con lui in ospedale, dove Titta - il suo ex compagno- combatte
per sopravvivere ad un incidente d’auto.
E il racconto delle vicende private di Igor offre a Foschi
l’opportunità di trattare argomenti di stretta attualità, dalla spending review, ai diritti non riconosciuti delle coppie omosessuali, ai
poteri politici spesso solo di facciata, incarnati dal magistrato Silvio David,
elevato agli onori del Parlamento, e dai suoi duetti con il questore.
Igor Attila non è un eroe, o almeno non lo è canonicamente:
lo percepiamo vicino, impulsivo, fragile anche, intuitivo ma consapevolmente
low profile, in attesa di arrivare pazientemente a ricomporre il mosaico di cui
ha raccolto tutte le tessere in apparenza scollegate, grazie anche alla sua
squadra, che sembra muoversi in modo scombinato e che invece è assai dinamica e
produttiva.
Lo stile di Foschi è asciutto e rapido: sintassi essenziale,
frasi brevi, anche nominali, dialoghi serrati alternati a brevi riflessioni
introspettive del protagonista, sempre in bilico tra ciò che gli si chiede e
ciò che lui sente di voler fare.
Come tutti i gialli, anche da questo non ci si separa volentieri
finché non si arriva alla soluzione, benché non sia solo la curiosità di
conoscere l’identità dell’assassino a tenerci attaccati alle pagine: la
simpatia per i personaggi, lo sfondo in cui si muovono, la partecipazione emotiva
alle vicende del protagonista, gli elementi che man mano si raccolgono e
delineano una storia che il lettore logicamente prova a dedurre nelle sue
conclusioni, sono i motivi per leggere questo romanzo e per desiderare di recuperare
le puntate precedenti, se non si ha avuto già l’occasione di conoscere Igor Attila
e la Sezione crimini sportivi che coordina.
PS. Ho finito di leggere questo romanzo ai primi di aprile,
ben prima della strage alla maratona di Boston del 15 aprile 2013. Per vari
motivi non ho scritto subito la recensione e farlo nei giorni immediatamente
successivi alla tragedia mi sembrava stonato. In realtà, per quanto turbamento
possa provocare scrivere di una fiction mentre si è consumato un dramma reale,
si tratta pur sempre di un’opera di fantasia: mai l’autore avrebbe potuto
immaginare che una gara bella come la maratona sarebbe stata macchiata un
giorno di sangue vero e non di succo di pomodoro.
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