mercoledì 1 maggio 2013

Ultima lettura: "Voglio guardare" di Diego De Silva

 
Voglio guardare
Autore   : De Silva Diego.
Dati: 2002, 184 p., brossura
Editore: Einaudi (collana L’arcipelago Einaudi)

cazzotti nello stomaco a cui non si può/vuole sottrarsi.
Bellissima prosa. #chevelodicoaffà
(dal mio Twitter)

Diego De Silva è l’inventore dell’avvocato Vincenzo Malinconico. E quelle di Malinconico sono un certo tipo di storie, scritte in un certo stile riconoscibile e inconfondibile, che non prescinde dal personaggio: l’avvocato Malinconico non si può raccontare che così.
Anche il protagonista di “Voglio guardare” è un avvocato, Davide Heller, giovane, affermato, elegante, sicuro di sé e con un segreto. Questo segreto, per un caso, metterà sulla sua strada Celeste, un’adolescente dalla vita guasta. Sono personaggi distanti, diversi, con una sottile perversione che li accomuna. Ma se è abbastanza chiara quella dell’uomo, non altrettanto si può dire per la sedicenne, misteriosa e inquieta. I due poli si attraggono in un legame, non cercato e non voluto, fatto di tensione che sale e che avvolge il lettore come in una spirale di cui si vuole vedere l’origine e la fine. Il titolo, “Voglio guardare”, potrebbe essere la sintesi di questa intesa e forse suggerire come si declinerà l’intesa tra i due, ma fa troppo orrore immaginarlo, quindi il lettore non ci pensa e resta spiazzato quando questa frase la incontra, pronunciata dalla ragazza. E così pensa che sia tutto chiaro, che da quel momento in avanti è quasi scontato non come andrà a finire la vicenda, ma quanto meno come potrebbe ancora svolgersi. Invece non è così e De Silva ci offre uno sviluppo sorprendente, che tiene avvinto chi legge via via che le pagine scorrono e non si vogliono lasciare.
Non è un giallo, o forse sì. Credo in realtà che sfugga alle definizioni, che sia tanti romanzi in uno nonostante la brevità. Come accade ad altri romanzi di Diego De Silva (“Certi bambini” ad esempio, o "Mancarsi")
Qui torno da dove sono partita. Ci sono i romanzi della serie di Malinconico e ci sono gli altri romanzi di De Silva. E questi romanzi raccontano ugualmente (e diversamente dai primi) certe storie in un certo modo, con uno stile riconoscibile e inconfondibile. E questi sono i romanzi che sono pugni allo stomaco, che ti costringono ad andare avanti, a non far finta di non vedere cosa ci può essere ai margini di una società che ai più è sconosciuta, ma che non è poi così lontana da noi. Perché i mostri, i sub-umani, sia quelli perbene sia quelli brutti sporchi e cattivi, degradati, come quelli di Scola o di Ciprì e Maresco, sono più comuni di quelli che immaginiamo.

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