lunedì 9 settembre 2013

Ultima lettura: "L'importo della ferita e altre storie" di Pippo Russo


L’importo della ferita e altre storie

Autore: Russo Pippo
Dati: 2013, 300 p., brossura
Editore: Clichy

Se volete sapere come nascono certi fenomeni letterari, non leggete questo libro perché non trovereste una risposta. In compenso potreste sapere perché certi fenomeni letterari non hanno ragione di essere, e questo è decisamente più interessante.
Photo HelenTambo on Instagram
“L’importo della ferita e altre storie” è un saggio che analizza con scrupolo e severo metodo i romanzi di alcuni scrittori italiani di bestseller, per dimostrare in che modo proprio quegli elementi che si vorrebbero far passare come particolarità stilistiche e vezzi d’autore siano in realtà le fondamenta di bluff colossali. Un saggio sui generis però, un saggio divertente da leggere, che va ad incrementare questo filone di saggistica abbordabile anche da lettori non specialisti, un po’ come la "Fenomenologia di YouPorn" di Stefano Sgambati (con i dovuti distinguo, non fosse altro per l'argomento).
Quello di Pippo Russo (sociologo e giornalista) è un approccio alla lettura diverso da quello determinato dal puro diletto: si legge per leggere e si legge per analizzare.
Non c’è maggiore leggerezza o superficialità nel primo criterio di avvicinamento ad un testo, cioè quello finalizzato al piacere, c’è semmai una predisposizione a lasciar scorrere sotto gli occhi le trame, anche quando presentano situazioni inverosimili o contraddittorie, una tendenza a farsi prendere dal ‘capirò senz’altro andando avanti’, anche se poi invece si va avanti ma si dimentica di tornare indietro a controllare cosa non ci tornava. Però è anche vero che ti senti un po’ stupido, dopo aver preso atto che ciò che avevi fatto fluire nella testa quasi senza accorgetene, era pieno zeppo di errori grossolani, improprietà lessicali, incongruenze nella storia. E ti chiedi “ma come ho fatto?”: Pippo Russo la chiama ‘cecità selettiva’, riferendosi in particolare alle cosiddette volette, le lettrici fedeli di Fabio Volo, ma il fenomeno si estende a tutti gli affezionati lettori degli autori da lui presi in considerazione. Questa non vuole essere una giustificazione, solo una constatazione.
Se invece leggi per analizzare, segui necessariamente un certo protocollo, esamini dei parametri, misuri il testo. Con questo scopo Pippo Russo si è fatto carico della lettura dell’opera omnia di sette scrittori (forse lo devo mettere tra virgolette? No, dai…) per sette capitoli, suddivisi per tipologia: Giorgio Faletti, Fabio Volo e Federico Moccia per i ‘libro-panettonisti’, Pupo e Giuliano Sangiorgi per i narratori improvvisati, Antonio Scurati e Alessandro Piperno per la categoria ‘premiati’ (per cui poi è facile che emergano domande del tipo “Premiati, ma perché?”, “Ma chi sono i giudici?”, “Ma i libri almeno li leggono?” e via dicendo…).
Il metodo adottato da Russo è empirico: dopo un’introduzione in cui esprime il suo giudizio estetico, quindi soggettivo, da lettore comune (che non significa sprovveduto), passa all’analisi rigorosa dei testi in esame, da cui fa emergere i limiti sul piano strettamente linguistico e su quello testuale.
Solo per fare un esempio, nei lunghissimi romanzi di Faletti troviamo disseminata una quantità di errori morfosintattici da chiedersi in cosa consista il lavoro dell’editor oggi, se poi sfuggono certe enormità (per non parlare delle capacità dello scrittore, tanto per non addossare tutta la colpa al lavoro mancato di editing). Altro discorso riguarda la retorica di tante espressioni iperboliche che, spalmate su tante pagine – in una media di 500 a romanzo-, possono anche sembrare un vezzo e non ci si fa caso più di tanto: se però certe immagini si leggono concentrate, così come le ha raccolte appositamente Pippo Russo, ne emerge chiaramente l’assurdità.
Stessa osservazione per Fabio Volo, sempre per fare l’esempio di uno scrittore (anzi un diciamo-così-scrittore) tanto amato quanto criticato: i motivi che ne hanno decretato il successo -e che fanno sdilinquire le succitate volette- sono paradossalmente il primo limite dei suoi romanzi. La domanda, come si dice con un trito luogo comune, sorge spontanea: Volo ama davvero le donne (perché questo è il motivo su cui fa leva, quello di ‘io le donne le capisco veramente’)? Vorrebbe farci credere di sì, invece probabilmente no.
Anche nel caso di Volo, i leit motiv (turbolenze gastrointestinali, il binomio cesso/sesso, teorie sul cunnilingus, corredate da considerazioni sulla setosità del pelo pubico) che vorrebbero far passare l’autore come un simpaticone senza peli sulla lingua (beh... insomma, è una metafora!), che non si vergogna di parlare senza farsi troppi problemi delle cose ‘naturali’, in realtà, letti tutti insieme nel libro di Russo, producono il sobbalzo interiore del lettore che “sì vabbè, non ci avevo mai fatto caso ma in effetti fa abbastanza schifo e poi chissenefrega dei problemi intestinali del protagonista!”.
Insomma, Russo costringe all’esame di coscienza.
Su tutto l’encomiabile lavoro di Pippo Russo, emerge un aspetto molto interessante, di cui gli sono personalmente molto grata: essendomi sempre battuta per il diritto di critica solo previa conoscenza di ciò che si critica (che sembra una banalità ma non lo è, perché spesso per alcuni la stroncatura è a priori, sulla base di pregiudizi), la puntualizzazione a p.147 (che non riporto né sintetizzo, così ve la andate a leggere) è un punto fermo contro certi snobismi pseudointellettuali. Come dire, se volete schifare qualcosa, almeno bevetene l’amaro calice fino in fondo.
Un lampo di genio è il titolo di questo saggio, mutuato dall’iperbolico (nemmeno a dirlo) Giorgio Faletti: come si può restare indifferenti all’importo della ferita?

2 commenti:

  1. Di questo libro avevo già sentito parlare da Simona e mi aveva incuriosito molto. Mi piace questo tipo di analisi su scritti altrui, cosa che si può fare solo mettendo da parte lo snobismo. Cioè, se non leggi, ad esempio, Fabio Volo, come fai a dimostrare che non ti piace/non vale niente/è commerciale/qualsiasi altra cosa? Bere l'amaro calice serve a rafforzare un'opinione. Io mi sono dovuta beccare le sfumature, per Fabio Volo preferisco rimandare ancora un po'.

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    1. Grazie Valentina del tuo contributo e complimenti per la lettura delle cinquanta sfumature: io ho lasciato la trilogia a due terzi, soffocata dal tedio! Per Volo c'è tempo e ormai Pippo ci ha svelato tutto... Puoi sempre cominciare con il prossimo!

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