giovedì 16 aprile 2015

Sul comodino: "Capriole in salita" di Pino Roveredo


Capriole in salita

Autore: Roveredo Pino
Dati: 2006, 170 pp, brossura; prima edizione 1996, Edizioni Lint, Trieste
Editore: Bompiani (collana Romanzi Bompiani)

Chi avesse visto l’uomo inciampare lì,
sui gradini di marmo dell’Ospedale Infantile
in quel mattino di pioggia,
 avrebbe pensato a uno scivolone

Difficile trovare, per l’intro di questa recensione, un passo che mi abbia colpito di questo libro che faticosamente sto leggendo, pur trovandomi ormai a poche pagine dalla fine. Così ho scelto l’incipit, che dà l’impronta a tutto il racconto: da un padre sordomuto e alcolista che inciampa sui gradini dell’ospedale dove sono appena nati i suoi due figli gemelli, si dipana tutta l’autobiografia di Pino Roveredo, che affida al suo stile lirico il racconto di una vita disgraziata, destinata ad una redenzione.
Photo HelenTambo on Instagram

Questo libro si inserisce tra due altri titoli che ho letto dello stesso autore, “Mandami a dire” (Premio Campiello 2005) e “Attenti alle rose” (2009), entrambi molto apprezzati –soprattutto il secondo- per lo stile lieve, la poesia sottesa, l’ironia leggera. Ricordavo uno dei brani più belli di “Attenti alle rose” (
-Oh sì, mia cara! Baciamoci. E non stacchiamoci da questo bacio! Lascia che la mia vita s'infili dentro dentro le tue labbra, il tuo cuore, la tua storia, e poi chiudi il bacio e non farmi uscire mai più! Mai più....
-E tu non uscire bene mio, che se te ne vai mi togli la luce, l'aria e il suono di quella meravigliosa canzone che mi gira dentro il corpo...
-Ma cosa dici, io, via? Tesoro mio, possono chiudere il mondo, può venire giù il cielo, possono ingoiarci sottoterra, che io resto qui, attaccato a te, come un figlio al seno! Baciami...) e riassaporavo altri momenti del genere. Ero insomma fiduciosa, mi aspettavo una lettura che mi avrebbe tenuto compagnia per pochi giorni e con levità. E invece…
È difficile fare le capriole in salita, più facile farle in discesa, quando tutto è facile, la vita scorre veloce e senza intoppi. Ma se provi a sfidarla, se tenti l’impossibile, il fallimento è dietro l’angolo, salvo eccezioni. Il racconto dell’autobiografia di Pino Roveredo procede seguendo l’ordine cronologico dei fatti, le sequenze della sua esistenza si succedono capitolo per capitolo, tra la famiglia di sangue e la famiglia degli amici, tormentati come lui, già da giovane perso nel vino. A inframmezzare quest’ordine si inseriscono pagine in corsivo dedicate a qualche personaggio di cui si parla nei vari capitoli: ricordi, episodi, divagazioni che servono a raccontare coloro che hanno incrociato la vita di Roveredo, lasciando una traccia importante. Forse sono le pagine più belle, dove ho ritrovato l’Autore che mi aveva conquistato anni fa.
Nonostante i commenti assai entusiasti di altri lettori, che su IBS ad esempio hanno assegnato cinque stelline a questo libro, la delusione è profonda: secondo il mio modesto parere, questo racconto è retorico, trasuda lirismo forzato. Un’esistenza sciagurata, che si srotola tra stenti, collegio, carcere, manicomio, alcolismo, amori precari e mercenari, resta un’esistenza sciagurata: hai voglia a raccontarla cercando di mettere la poesia, come può essere nel tuo stile, non la nobiliti e nemmeno la rendi interessante.
Peccato però. Confido in un altro incontro con Pino Roveredo.

4 commenti:

  1. Io ce l'ho nella lista dei libri scambiabili.
    Lo avevo preso per curiosità, che è venuta meno nel momento in cui ho iniziato a sfogliarlo... Mi è sembrato un po' troppo pietistico, ovviamente a una lettura superficiale.

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    1. Confermi quindi la mia impressione, il che mi conforta molto. Faccio sempre più fatica ad andare avanti, ormai se lo finisco (manca poco) è per puntiglio.

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  2. Non sono d'accordo con il tuo giudizio sul libro. Si può sentire a tratti l'immaturità del primo scritto, l'eccessivo autobiografismo, ma non è un testo pietistico. E Roveredo non intende santificare un'esistenza sciagurata. Lo sa anche lui che resta sciagurata.
    Ti consiglio, comunque, di leggere 'Mandami a dire' o 'Ballando con Cecilia', che sono romanzi più maturi. Ho amato molto anche 'Mio padre votava Berlinguer'.

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    1. È assolutamente legittimo non concordare con il mio giudizio, tutto è sempre opinabile. Io ho solo espresso il mio pensiero, credo anche motivando, argomentando. La delusione è stata profonda proprio perché avevo già letto "Mandami a dire" (che tu mi consigli, ma che ho dichiarato nella mia recensione di aver letto, ma forse non te ne sei accorta) e "attenti alle rose", libri che ho molto apprezzato e consigliato ad amici e lettori come me.
      Mi fa comunque piacere che ci sia chi considera bello questo libro di Roveredo, perché è un autore che merita tutto l'apprezzamento del suo affezionato pubblico, a prescindere da ciò che altri lettori possono pensare della stessa opera.

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