domenica 15 maggio 2016

Ultima lettura: "Mi sa che fuori è primavera" di Concita De Gregorio


Va bene Philippe.
Le coincidenze non esistono.
Hai ragione tu, comme d’habitude.
Esistono i desideri e le passioni che ci portano e ci legano,
le rotte disegnate e invisibili sulle quali corriamo,
i nodi, i pettini, i nostri capelli.
I miei sono molto corti, adesso.
Quasi non servono spazzole, bastano le mani per tenerli in ordine.

È appena iniziato il 2011 e le gemelline Livia e Alessia, 6 anni, spariscono nel nulla, insieme al loro papà, Mathias. Un uomo che non avrebbe mai potuto far loro del male e che però sicuramente l’ha fatto a se stesso, suicidandosi a Cerignola, dopo una lunga fuga partita da Losanna. E altrettanto sicuramente, per quanto inspiegabilmente, l’ha fatto alle sue bambine. E così ha lasciato sola Irina, la sua ex moglie, italiana trapiantata in Svizzera, avvocato e madre di Livia e Alessia, con poche e semplici parole: «Le bambine non hanno sofferto, non le vedrai mai più».
A Irina Lucidi ha dato voce Concita De Gregorio, nel lungo racconto che la donna le consegna, fatto di frammenti di vita passata, ricordi, ricostruzioni, appelli a chi poteva e doveva intervenire per tempo, indagare forse diversamente da come ha fatto, fermare il delirio di un uomo chiaramente in preda a un disagio psichico antico ma subdolo, invisibile se non attraverso tracce difficilmente interpretabili di primo acchito (“Perché le persone che avrebbero potuto dare notizie utili –gli amici di Mathias, la sua famiglia, la nostra tata, gli psicologi che lo avevano in cura- sono stati così evasivi, latitanti? Così assenti.  Così freddi nel dolore che sarò stato grande anche per ciascuno di loro, certo non grande come il mio ma grande, è sicuro”).
Come puoi pensare che un marito che ti lascia istruzioni su come vestire le bambine, su come preparar loro la colazione, su quante mandate dare alla serratura della porta di casa, su come organizzare la vita della famiglia sia un manipolatore, quale è, e non invece un papà e un marito forse un po’ troppo apprensivo? Questo pensava Irina, che forse Mathias fosse un po’ esagerato, che forse non la considerasse capace di fare la madre secondo il modello che lui aveva in mente, che amasse le loro figlie oltre modo. E invece…
Invece, dopo una separazione affatto traumatica, in cui Irina e Mathias riescono facilmente ad accordarsi su come gestire i tempi e gli spazi delle bambine con l’una e con l’altro, proprio al ritorno da una vacanza, Mathias sparisce portandosi dietro Livia e Alessia. Qui parte la ricerca disperata di Irina e lo sprofondare in un dolore inimmaginabile, le domande, le analisi dei rapporti con le persone che hanno fatto un pezzo di strada con lei, i pregiudizi che hanno condizionato queste relazioni.  E il tentativo di riprendersi una vita normale, riuscito grazie a Luis, un uomo che pazientemente raccoglie i suoi cocci dispersi e li rimette insieme, legandoli a un anello, a una promessa (“Felice, mai così tanto. Ti sembra un sacrilegio? Lo so, lo so. Però lasciami questi minuti intatti. Una gioia incredibile, una gioia perfetta. Luis mi ha detto: provalo, non è niente di speciale ma mi pareva giusto per te, l’ho visto e ho pensato : è proprio come lei, le somiglia. Non è niente di speciale, ha detto. E lo sai com’è fatto? Sono foglie d’albero che formano un cerchio”).
Assegno sempre il massimo delle stelline ai libri che mi trasmettono forti emozioni, che mi coinvolgono sentimentalmente e si fanno leggere senza che quasi mi accorga delle ore che passano (questo l'ho letto in tre ore, durante un viaggio in treno in cui sono arrivata a destinazione sull'ultima parola del racconto). Il giudizio letterario viene in un momento successivo, in casi del genere. Anche perché una forma sciatta mi respinge da subito, quindi il problema non si pone, un libro scritto male lo lascio al suo destino senza sensi di colpa: insomma, per me sicuramente un libro deve saper fare questo, prenderti. E che lo debba fare nella forma più bella e corretta lo do per scontato, vorrei non doverne discutere. Su questo libro non c'è da discutere, il contenitore è adeguato a un contenuto duro e bello, lucido e straziante, assoluto. Frammentarie, dal ritmo ineguale, le voci di Irina e di Concita si confondono nella narrazione (in tondo e in corsivo) e ricostruiscono vicende, indagando nei sentimenti di entrambe, ciascuna nei suoi, la prima in quelli feriti da un’esperienza vissuta, la seconda in quelli di chi si chiede se riuscirà a trovare le parole per raccontare quella esperienza.
De Gregorio le parole le ha trovate e ci restituisce il coraggio di una donna potente e fragile allo stesso tempo, che ha trovato la forza di rialzarsi nonostante tutto.
Perché la vita alla fine può su tutto, per fortuna.

 
Photo HelenTambo on Instagram


  

Mi sa che fuori è primavera
Autore: Concita De Gregorio
Dati: 2015, 122 p., brossura; ePub con DRM 2,1 MB
Editore: Feltrinelli (collana I narratori)
Prezzo: € 13,00
Giudizio su Goodreads: 5 stelline

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