martedì 22 aprile 2014

Ultima lettura: "Betty" di Georges Simenon


Betty

Autore: Simenon Georges
Dati: 1961 Georges Simenon Limited (a. Chorion Company); 1992, 141 p., 12 ed. brossura
Editore: Adelphi (collana gli Adelphi)

Sapeva già molte cose
che non voleva ancora realmente sapere
 e faceva apposta a respingerle nel vago,
in quello che un tempo chiamava limbo.

Photo HelenTambo on Instagram
Uno sente il nome di Simenon e subito pensa a Maigret. Anzi, a essere sinceri, immediatamente pensa a Gino Cervi, che del commissario inventato da Simenon nel 1931 fu insuperabile interprete, in una fortunata serie di sceneggiati televisivi prodotti e trasmessi dalla Rai tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta. Ma insomma, anche a non voler ricordare la riduzione televisiva delle inchieste del commissario Maigret, succede che si scopra -magari tardi- che, oltre ad essere autore di circa 107 tra romanzi e racconti che hanno per protagonista il forse più celebre poliziotto di tutti i tempi, Simenon ha scritto un numero imprecisato di scritti, molti sotto pseudonimo, che con il suo Maigret nulla hanno a che fare. E si scopre magari che, in fondo, la produzione di Georges Simenon riguarda il famoso commissario in una percentuale approssimativa di un quarto del totale supposto: pare addirittura che lo stesso scrittore non conoscesse l’esatta entità della sua produzione scritta.
Tutto questo lo ignoravo fino all’incontro con Roberto Cotroneo, in occasione di una presentazione del suo ultimo romanzo Betty, di cui ho già parlato qui.
Cotroneo, presentando il suo giallo (che ha come protagonista proprio lo scrittore belga, coinvolto, durante un suo soggiorno a Porquerolles in Costa Azzurra, nel mistero di Pauline che ha deciso di modellare la sua vita su quella perduta di Betty, il personaggio principale di uno dei romanzi dello scrittore, per il quale la donna coltiva una vera e propria venerazione) indugia volentieri a parlare di Simenon, svelando curiosità sulla sua vita e in questo modo invitando a conoscerlo meglio.
Inutile dire che dall’ascoltare le parole di Roberto Cotroneo a leggere il suo libro e contemporaneamente procurarsi una copia di Betty di Simenon, è stato un susseguirsi di eventi inevitabili. Conosciuta la Pauline/Betty di Cotroneo, dovevo conoscere la Betty di Simenon.
In breve, Betty è una giovane e bella donna, della quale si descrive la discesa in un vortice di perdizione, in seguito alla scoperta del suo tradimento, in flagranza, da parte del marito e della suocera e la conseguente cacciata di casa, con rinuncia scritta a vedere le sue bambine, per sempre. In realtà l’inquietudine di Betty aveva trovato nel matrimonio borghese solo una parentesi di tregua: la donna era stata sempre profondamente irrequieta e curiosa, di una curiosità morbosa che l’aveva spinta da sempre a sperimentare l’estremo. Sembra debole e fragile, Betty, raccolta ubriaca e accudita generosamente da Laure, una vedova che la ospita nell’albergo in cui vive. Si rivelerà tutt’altro: nonostante l’esilità fisica e le intemperie della vita, Betty sarà una specie di dark lady, una mantide che divora quanto di vitale la circonda.
Simenon riesce a disegnare questa figura di donna con tutte le sue ombre, delineando con precisione i contorni dei suoi pensieri, in uno scavo psicologico sottile e profondo; tra un fosco presente e un lucido passato appena avvenuto, i momenti più drammatici si ripropongono alla memoria e si rincorrono con cadenza quasi regolare, attraverso flashback confusi nel sonno. I personaggi che circondano questa eroina negativa, Laure, Mario, il marito Guy, la ‘generalessa’ suocera, i cognati, sono tracciati con altrettanta cura, sembra di vederli muoversi tra le stanze del Carlton e la Buca, tra Parigi e Lione, tra la vita di adesso e la vita di prima.
La storia di Betty prende vorticosamente, non riesci a separartene con facilità, merito sicuramente della scrittura di Georges Simenon, che scorre fluida e incalzante. Simenon è elegante, anche quando affronta i passaggi più scabrosi dell’esistenza di Betty, non indugia morboso, ma passa lieve nonostante la drammaticità degli eventi narrati. Non piace solo la storia che Simenon racconta, ma piace come la racconta.
Per me si tratta solo di un inizio: scoperto Simenon con uno dei suoi romanzi forse meno conosciuti, il desiderio di leggere ancora altro è prepotente. Il fatto che dal 1991 un editore come Adelphi, garanzia di cura per i particolari dalle traduzioni alla veste grafica, abbia cominciato la pubblicazione di tutte le opere di Simenon, non fa che rafforzare l’intenzione di recuperare quanto perso in tutti questi anni da lettrice disordinata.

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