Tempo di imparare
Autore: Parrella Valeria
Dati: 2013, 130 p., rilegato
Editore: Einaudi (collana Supercoralli)
No, basta: è tempo di imparare a tenere le cose in equilibrio.
Sperare per poterti incoraggiare,
per determinarmi all’azione, e intanto non sperare troppo:
perché ogni passo non compiuto diventa una forra di dolore.
Vedi che sono solo centotrenta pagine e pensi che per
leggerlo ti ci vorrà un fine settimana, a prendertela proprio calma. Niente di
più sbagliato.
“Tempo di imparare” è un libro difficile, che leggi piano
perché è complesso, sia per l’argomento, che Parrella tratta con estrema
delicatezza ed armonia, quasi fosse un canto, sia per lo stile, sincopato,
spezzato, prezioso senza essere lezioso, fatto di parole ricercate, anche
auliche.
Photo HelenTambo on Instagram |
È un lungo racconto in prima persona, quello di una giovane
madre alla quale la vita ha consegnato un pacchetto regalo ‘diverso’ da quello
che si aspettava, un pacchetto che inizia per H di handicap, quello in cui era
contenuto Arturo, il suo bambino. L’handicap è uno svantaggio, nel campo
dell’equitazione indica il punteggio che viene sottratto alla partenza dei
cavalli troppo veloci: chissà come, è stato mutuato in campo medico per
indicare la disabilità di una persona. Parrella misura lo svantaggio di Arturo
nei settantotto giorni che separano lui e sua madre dalla prima visita
neurologica disponibile all’ASL, quella che deve diagnosticare l’entità, la
consistenza del suo essere diverso dagli altri bambini dell’asilo che
frequenta. E tutto il tempo che la madre di Arturo misura è il tempo che le
serve per imparare a essere cinica, ad affrontare gli ostacoli e superarli, a
chiamare le cose con il loro nome e anche a giocare con le parole.
Sono appena a metà, vorrei riuscire a finirlo entro un paio di giorni, vorrei sapere che forma hanno il coraggio di questa madre e il temerarietà del suo bambino, il cui punto di vista è semplice, bidimensionale, elementare e pieno di ostacoli da superare come onde apparentemente insormontabili, in un mare impetuoso come quello della società e della burocrazia che gli ha assegnato il numero 104, quello della legge a tutela dei disabili, appunto.
Sono appena a metà, vorrei riuscire a finirlo entro un paio di giorni, vorrei sapere che forma hanno il coraggio di questa madre e il temerarietà del suo bambino, il cui punto di vista è semplice, bidimensionale, elementare e pieno di ostacoli da superare come onde apparentemente insormontabili, in un mare impetuoso come quello della società e della burocrazia che gli ha assegnato il numero 104, quello della legge a tutela dei disabili, appunto.
È un libro splendido e struggente.
RispondiEliminaVero. Un tema difficile affrontato con somma grazia.
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