La costola di Adamo
Autore: Manzini Antonio
Dati: 2014, 278 p., brossura;
ePub con DRM 953,1 KB
Editore: Sellerio (collana La
memoria)
«Ma quand’è che si fa un paio di scarpe adatte?»
«Lo stesso giorno in cui tu ti farai i cazzi tuoi» rispose Rocco
con lo sguardo concentrato sul marciapiede inzaccherato di neve.
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Ho capito che è più facile spiegare perché un libro non ti è
piaciuto, piuttosto che il contrario. Perché se una storia non ti piace, prima
di tutto ti chiedi se è un problema tuo, poi ti chiedi il motivo e provi ad
analizzare tutte le possibilità: è colpa dell’intreccio? Dei personaggi? È
scritta male? È noiosa? Non era il momento giusto per leggerla? Invece se ti
piace, ti piace e basta. O meglio, al massimo resti gradevolmente sorpreso del
fatto che ancora una volta ti sei lasciato prendere da una storia scritta bene,
interessante, con protagonisti che ti hanno affascinato e coinvolto in una
vicenda, grazie alla quale ti sei dimenticato della tua vita reale per tutto il
tempo impiegato a leggerla.
Potrei quindi smettere qui di scrivere queste brevi impressioni su “La costola di Adamo” di Antonio Manzini, perché questo romanzo è tutto quello che ho appena detto.
Potrei quindi smettere qui di scrivere queste brevi impressioni su “La costola di Adamo” di Antonio Manzini, perché questo romanzo è tutto quello che ho appena detto.
Manzini scrive bene, ha la dote importantissima di non dare
nulla per scontato fino quasi alla fine della storia e in un poliziesco questo
non è sempre detto, ci sono brutti romanzi gialli in cui il nome dell’assassino
lo intuisci già alle prime battute: in questo caso, brancoli nel buio fino a
p.240 e poi te ne restano meno di quaranta per capire che quello che stavi per
intuire ti ha portato fuori strada. Basta questo per definire questo romanzo un
giallo perfetto.
La trama è semplice: un caso di suicidio nasconde in realtà
un omicidio, o almeno così sembra da subito a Rocco Schiavone, incaricato di
indagare sulla morte di Ester Baudo. In realtà il caso si rivela più intricato
di quanto non sembri e solo un colpo di genio intuitivo, determinato dal puro
caso, porterà il burbero vicequestore a ricostruire l’accaduto. La vicenda si
svolge nell’arco di una settimana ad Aosta, dove Schiavone si trova da sei
mesi, dopo un trasferimento improvviso per motivi disciplinari: quali siano
questi motivi, meglio si spiegano in questo romanzo, dove gli strascichi del
suo ultimo ‘incarico’ romano si ritrovano qui, come una parentesi che nulla
toglie alla vicenda principale, ma anzi servono a chiarire il personaggio del
protagonista e a far sì che a lui il lettore si affezioni di più.
Per il resto si può dire che i personaggi, conosciuti in "Pista nera",
sono qui meglio definiti: il vicequestore Rocco Schiavone continua ad avere i
suoi modi non sempre legittimi di indagare, ma il suo carattere sembra qui meno
spigoloso, pur mantenendo alcune insofferenze di fondo. Intorno a lui si
muovono gli agenti Deruta, D’Intino, Scipioni e Ferron, con il quale ultimo
Schiavone ha costruito un’intesa stretta e complice, l’ispettrice Caterina
Rispoli e il questore Costa: leggiamo di loro e li riconosciamo, fisicamente e
nei loro tic. E poi ci sono le donne: Marina, la moglie mai dimenticata e anzi
sempre presente nella vita di Rocco, e Nora, qui sullo sfondo.
Non è un caso se Sellerio è, insieme ad Adelphi, una delle
case editrici che preferisco: a parte l’eleganza della veste grafica, la cura
dei particolari, il famoso blu che strega i suoi aficionados, secondo me da
Sellerio hanno un gran fiuto per i talenti naturali… Questo per dire che fare l’editore
oggi non è solo impiegare capitali, ma metterci professionalità e amore.
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