Cate, io
Autore: Cellini Matteo
Dati: 2013, 216 p., rilegato
Editore: Fazi (collana Le
strade)
Photo HelenTambo on Instagram |
Il compleanno dei diciotto anni è la tappa più attesa per un
adolescente. Non è così per Caterina, altrimenti Cate, la protagonista del
romanzo d’esordio di Matteo Cellini, vincitore del Campiello Opera Prima 2013.
Caterina è obesa in un famiglia di obesi, dove ha un posto e
sa di esistere come Caterina, appunto. Fuori dalla sua casa invece è una non
persona, così si definisce, ed ogni volta è Cate-ciccia, Cater-pillar,
Cate-bomba. Caterina si attrezza ed esce ogni giorno a fare la guerra, vedendo
in tutti dei nemici nati apposta per prenderla in giro: ecco perché non salta
un giorno di scuola, per essere sicura che in sua assenza non si parli di lei. Ma
arriva il momento in cui di lei si deve parlare per forza, perché arriva il suo
diciottesimo compleanno e dovrà essere festeggiato come tutti quelli dei
compagni di scuola che l’hanno preceduta: stesso locale, stesse pizzette,
stessa musica e stessa scelta del vestito per la festa. Già, il vestito per la
festa, la farsa, la finzione, il simbolo di ciò che deve fingere di essere e
che non si sente di essere, un’adolescente come un’altra. Sarà rosso, così si
vede meglio. Un incubo.
In effetti Caterina non è un’adolescente come un’altra e non
tanto perché è obesa, o meglio, non solo perché è obesa, ma perché questa sua
condizione l’ha fatta diventare un’acuta osservatrice della realtà che la
circonda e di cui analizza spietatamente e sarcasticamente tic, vizi, eccessi,
sempre però dal suo punto di vista, che è viziato da uno sguardo fin troppo
disincantato, che a volte non vuole vedere ciò che è evidente, ad esempio
l’amicizia e l’affetto di Anna, la sua compagna, quella che sale ogni mattina con
lei le scale dell’edificio scolastico. E se Caterina è ogni volta Cate-ciccia
,Cater-pillar o Cate-bomba, anche lei ha soprannomi cattivi per gli altri: Anna
è l’Annoievole, Antonella è Analfabeta, Giulio l’Amante (perché sempre
innamorato e mai corrisposto). Insomma, anche Caterina è feroce e non solo
con se stessa.
La vita di Caterina scorre tra lezioni e casa, attraverso il
rapporto che ha con i genitori, i fratelli, la nonna con la quale condivide
letture impegnative, la Prof. Mazzantini, Anna e infine Giacomo, che
rappresenterà la sorpresa e il riscatto di questa ragazzina difficile ed
esigente.
A Matteo Cellini va il merito di aver saputo mettersi negli
ingombranti panni di Caterina, dando voce ai suoi pensieri e alle sue azioni,
talvolta disperate: la descrizione dell’attacco bulimico che sorprende Cate (e
sorprende soprattutto il lettore per la sua violenza) ha qualcosa di
drammaticamente verosimile, che disturba e allo stesso tempo attrae, come se
non ci si volesse fermare, per sapere fino a che punto una crisi
autodistruttiva del genere può arrivare. Tuttavia non si può passare oltre alcune
sinestesie, similitudini e metafore improbabili, per non dire di alcune costruzioni
sintattiche ardite, delle quali Cellini sembra compiacersi: frasi come “il
caffè macchia l’aria di un odore forte come un cane dalmata” o “mando in
frantumi il piano regolatore della notte” lasciano interdetti a chiedersi cosa
significhino.
“Cate, io” è un libro che si legge facendo un po’ di fatica, che stenta a decollare, che non riesce a coinvolgere per l’assenza di azione, fino a quando un avvenimento e due cominciano a ‘fare storia’ e allora ci si fa prendere e si arriva in fondo, con la consapevolezza raggiunta che questa storia un significato ce l’ha, anche se è difficile da trovare.
“Cate, io” è un libro che si legge facendo un po’ di fatica, che stenta a decollare, che non riesce a coinvolgere per l’assenza di azione, fino a quando un avvenimento e due cominciano a ‘fare storia’ e allora ci si fa prendere e si arriva in fondo, con la consapevolezza raggiunta che questa storia un significato ce l’ha, anche se è difficile da trovare.
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