Marina Bellezza
Autore : Avallone Silvia.
Dati: 2013, 509 p., rilegato;
ePub con DRM 3,1 MB
Editore: Rizzoli (collana Scala
italiani)
“È il momento
di guarire, si disse Andrea, di diventare adulti”
Photo HelenTambo on Instagram |
“#MarinaBellezza
alla fine della prima parte toglie il fiato. Partito in sordina, diventa
travolgente”: questo è ciò che pensavo e scrivevo su Twitter, dopo la lettura
delle prime duecento pagine, quelle della sezione “Far West” (cui seguono
“Parte seconda: Cowboy vs Cinderella” e “Parte terza: Eldorado”). Fino a quel
momento ero andata avanti confidando nella bontà della storia e in personaggi
che già mi sembravano ben disegnati, ma solo dopo quelle prime duecento pagine,
il romanzo è decollato, trascinandomi come non mi accadeva da tempo.
Marina e Andrea sono giovani e fanno una scommessa con la
vita; vanno però in direzioni opposte, lei verso la sperata carriera di
cantante, supportata da concorsi e partecipazioni a talent show, lui alla
ricerca delle radici e dell’essenziale per poter confidare in un futuro
concreto, di duro lavoro sulla montagna. Lei, incapace di vivere senza
l’apprezzamento altrui, lui che viceversa quel consenso lo rifugge, sono agli
antipodi per carattere e aspirazioni, si attraggono e si respingono
continuamente: il loro è un amore inesorabile, a tratti distruttivo eppure
capace di energia positiva, a tratti ottimista.
Quando è così, quando puoi pensare che adesso le cose si mettono bene, che la felicità potrebbe essere a portata di mano, tifi per Andrea, che dei due nel rapporto sembra il più dipendente, capace di accettare per amore ciò che più detesta (i centri commerciali affollati dove lei si esibisce, lo showbiz al quale Marina invece aspira con tutte le sue forze, l’imperfezione della vita alla quale lei lo costringe, la precarietà che accompagna i loro incontri), anche se poi, nel momento in cui ciclicamente accade il diluvio tra loro, speri solo che Andrea guarisca da lei o che lei guarisca da se stessa. Allo stesso modo non riesci a tenere per lei, perché Marina è irritante ed egoista, è una che gioca a nascondino, è una di quelle persone che “non cambiano perché non possono cambiare. Le persone come Marina non appartengono a nessuno, perché non riescono ad appartenere nemmeno a loro stesse”. E a lei Andrea dice «Tu fai le cose così: perché ti va di farle. Non t’interessano le conseguenze, non t’interessano gli altri…». Intanto però ti fa tenerezza, nella sua ostinazione.
Quando è così, quando puoi pensare che adesso le cose si mettono bene, che la felicità potrebbe essere a portata di mano, tifi per Andrea, che dei due nel rapporto sembra il più dipendente, capace di accettare per amore ciò che più detesta (i centri commerciali affollati dove lei si esibisce, lo showbiz al quale Marina invece aspira con tutte le sue forze, l’imperfezione della vita alla quale lei lo costringe, la precarietà che accompagna i loro incontri), anche se poi, nel momento in cui ciclicamente accade il diluvio tra loro, speri solo che Andrea guarisca da lei o che lei guarisca da se stessa. Allo stesso modo non riesci a tenere per lei, perché Marina è irritante ed egoista, è una che gioca a nascondino, è una di quelle persone che “non cambiano perché non possono cambiare. Le persone come Marina non appartengono a nessuno, perché non riescono ad appartenere nemmeno a loro stesse”. E a lei Andrea dice «Tu fai le cose così: perché ti va di farle. Non t’interessano le conseguenze, non t’interessano gli altri…». Intanto però ti fa tenerezza, nella sua ostinazione.
Insomma, in questa storia è facile parteggiare, è facile
lasciarsi trasportare, patire e compatire. Un pregio non di poco, in un momento
in cui leggere storie che veramente raccontino qualcosa è sempre più difficile.
A questo si aggiunge una scrittura fluida e coinvolgente, una sintassi piana e
incisiva: le parole si strutturano in costruzioni pulite, non c’è un momento in
cui ti chiedi cosa vogliano dire, quale sia il significato nascosto tra le
righe. Tutto è lì, facile, quindi puoi concentrarti su Andrea e Marina, sulle
loro famiglie diversamente stortignaccole, ma disastrate allo stesso modo,
sulle frustrazioni di Elsa, la ex compagna di liceo di Andrea, dottoranda di
ricerca senza un futuro possibile. Puoi concentrarti sugli amici di Andrea,
quelli che assisteranno alla sua rovina e alla rinascita, su Donatello,
improbabile agente di spettacolo, sulle vacche grigie sulle quali si
concentrano le speranze di un giovane che, in un momento così critico per
l’economia, decide di puntare sul passato di suo nonno, sulle montagne.
La fine del romanzo ti lascia interdetto a chiederti quale
sia la direzione giusta per questi personaggi, quale sia la scelta che Marina
sembra fare, fino a quando durerà, se durerà. Marina Bellezza ha tiranneggiato per
oltre cinquecento pagine e lo fa fino in fondo, quando ormai pensi che non può
succedere null’altro. E invece…
“@Exlibris2012: Saluto
a malincuore #MarinaBellezza di Silvia #Avallone, bravissima a disegnare un
personaggio grandioso, una specie di bisbetica domata”
Bella recensione, Elena. Mi sembra che siamo tutte d'accordo sul fatto che questo libro meriti, e anche molto.
RispondiEliminaGrazie, Valentina. La scrittura di Silvia Avallone mi piace, credo che il suo sia un talento naturale da tenere d'occhio.
RispondiEliminaBellissima recensione mia cara! Se non l'avessi già letto lo ricomprerei! :)
RispondiEliminaSimo