Balcani
Autore: Parretti Alessio
Dati: 2013, 176 p., brossura;
88 p., EPUB
Editore: autopubblicato (ilmiolibro.it)
L’esordio di Alessio Parretti, che
avviene grazie al selfpublishing, è uno di quei casi che merita attenzione.
Si tratta di un romanzo ‘opera di
fantasia ambientata in un contesto storico reale’, quello della guerra che ha
insanguinato la ex Jugoslavia appena una ventina di anni fa e di cui oggi
ancora si scontano gli orrori. Il racconto si snoda attraverso le pagine del
diario di Amir Osmanović- studente universitario votato alla causa della
resistenza bosniaca- che parte dal maggio 1992 per interrompersi a gennaio
dell’anno successivo, e le voci dei sottufficiali Parisi, Capasso e D’Amato
che, anni dopo la fine della missione di pace in Bosnia, affastellano ricordi
disseminati di rabbia, rimpianti e dolore per un’esperienza che li ha segnati
profondamente. Oltre alle voci narranti, è forte la presenza di altri
personaggi; tra loro spicca Fois, caporal maggiore che in Bosnia perde la vita,
vessato dall’ambiente della caserma e dei commilitoni, che cercano nel sopruso
un modo per farsi forti e farsi forza. Proprio la morte di Fois, che riserva un
colpo di scena finale, è il segno più forte nelle vite dei tre sottufficiali,
quello che determina il fluire dei ricordi più rabbiosi e amari.
Siamo di fronte quindi a un racconto
corale, in cui però non si colgono scarti di stile: prima di riuscire a
delineare le personalità dei protagonisti narranti, anche grazie alle
esperienze diverse che questi maturano e di cui si fanno portatori nella loro
cronaca, è necessario scorrere le pagine avanti e indietro tra le voci che si
alternano, per riconoscerle.
Il tutto si presenta come una denuncia
forte, fondata su una documentazione che si intuisce accurata. Il diario di
Amir racconta gli orrori veri della guerra tra milizie serbe e resistenza
bosniaca all’indomani della dichiarazione d’indipendenza della Bosnia-Erzegovina,
la guerra più sanguinosa e crudele tra tutti i conflitti che hanno ferito la
regione balcanica. Una guerra che ha visto compiersi i crimini più efferati
contro la popolazione civile: stupri sistematici, torture, orrende mutilazioni,
deportazioni di massa, lager, tutto si trova nelle pagine di Amir. Allo stesso
modo, nei racconti dei sottufficiali italiani, impegnati pochi anni dopo nella
missione di pace dell’ONU, emergono i disagi, le conseguenze psicologiche e
fisiche (prima tra tutti l’insorgenza di malattie tumorali a causa
dell’operatività in zone contaminate da uranio impoverito), il malessere
diffuso, le difficoltà nei rapporti tra commilitoni e con i superiori.
Avanzando nella lettura, “Balcani” si arricchisce
di altri elementi al limite dell’imprevedibile, in una vicenda che poteva
svolgersi in modo scontato, e che invece lo rendono sempre più coinvolgente.
L’ebook “Balcani” è uscito nel marzo di quest’anno, seguito dalla versione cartacea. Non si capisce perché la versione digitale sia di 88 pagine, molto fitte e faticose da leggere nonostante gli ereader siano dotati della possibilità di ingrandire i caratteri, contro le 176 della versione cartacea; non è questione di corpo del carattere, quello effettivamente si può anche ingrandire per rendere la lettura più agevole sullo schermo, il problema è l’intensità del racconto e la conseguente necessità di ‘tirare il fiato’, quasi riposare gli occhi da una narrazione così densa. Sembra un dettaglio trascurabile, ma non lo è per niente.
L’ebook “Balcani” è uscito nel marzo di quest’anno, seguito dalla versione cartacea. Non si capisce perché la versione digitale sia di 88 pagine, molto fitte e faticose da leggere nonostante gli ereader siano dotati della possibilità di ingrandire i caratteri, contro le 176 della versione cartacea; non è questione di corpo del carattere, quello effettivamente si può anche ingrandire per rendere la lettura più agevole sullo schermo, il problema è l’intensità del racconto e la conseguente necessità di ‘tirare il fiato’, quasi riposare gli occhi da una narrazione così densa. Sembra un dettaglio trascurabile, ma non lo è per niente.
Avrebbe giovato al romanzo un buon
lavoro di editing, che spesso manca ai prodotti autopubblicati che non godono
delle cure che un editore che sa fare il suo mestiere dovrebbe assicurare ai
suoi autori: probabilmente si sarebbe eliminata l’espressione modaiola -e
usurata ormai- quant’altro, che ad un certo punto ricorre con una certa
insistenza, in più pagine. Poche altre sbavature si notano (ad esempio
Charlotte in luogo di Charlot, personaggio nato dalla fantasia e dall’arte di
Charlie Chaplin), una maggiore cura dei particolari le avrebbe evitate.
Purtroppo è anche vero che muoversi nella giungla degli editori, in cui non
sempre è facile distinguere serietà e professionalità, costringe molti giovani
autori al selfpublishing, che se da una parte rappresenta il solo modo per
farsi leggere, allo stesso tempo non sempre offre ai lettori prodotti di
qualità.
Questo è il caso di un prodotto di
qualità, che merita considerazione: chissà che il passarola, insieme alla
pubblicità promossa dagli account dedicati sui principali social network, non
faccia il miracolo (sappiamo bene che è successo anche in situazioni meno interessanti!).
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