giovedì 30 luglio 2015

Ultima lettura: "Se fossi fuoco, arderei Firenze" di Vanni Santoni


Se fossi fuoco, arderei Firenze

Autore: Santoni Vanni
Dati: 2011, 148 p., brossura
Editore: Laterza (collana Contromano)

Signorina perché sceglie di rimanere a Firenze?
Per il lampredotto, no?

Il lampredotto è un tipo di trippa, tradizionale cibo di strada per i fiorentini. Probabilmente è un buon motivo per restare tutta la vita a Firenze, anche se qualche volta vorresti scapparne; ma io non sono certamente la persona più qualificata per dirlo, visto che nemmeno il lampredotto mi ha trattenuto a Firenze e certamente non sono mai stata in fuga da una città che ho dovuto lasciare per forza. 
E il lampredotto è protagonista di alcune tra le pagine più interessanti di questo libro, intanto perché è presentata la mappa dei trippai più rinomati della città, almeno secondo quanto l’Autore fa dire a Ashlar, intenta a spiegarci che dietro la trippa c’è un mondo e quel mondo è per veri iniziati, è il mondo della ciccia nel pane e nel brodo, è calore e profumo, è nervetti e stomaci stracotti, altro che “che schifo, il lampredotto”, come dice Doris. E poi proprio per come ne parla, che sembra quasi di star lì a fare la fila per quella che pare essere una delizia profumata, anche per chi non l’ha mai assaggiata e pensa che lo non farà mai (ad esempio, io).
Oltre poi alla mappa dei trippai, Santoni presenta da una parte il repertorio dei locali notturni più famosi e dall’altra i luoghi di ritrovo più nascosti, quelli riservati ad un certo tipo di umanità, quella alternativa, quella tossica, quella sommersa.
Photo HelenTambo on Instagram

La Firenze che racconta Santoni è una città che si segue a fatica se non la conosci, anche perché la cartina alle prime pagine, con la legenda che indica i luoghi citati nel libro, si legge con un po’ di difficoltà, se non sai orientarti di tuo.
Di contro questo libro di Vanni Santoni, fondatore del Progetto SIC- Scrittura Industriale Collettiva, si legge con estrema facilità non appena entri nella spirale dei personaggi che, divisi in tre parti che rappresentano quasi una parabola ascendente (Scintille- Fiamme- Braci), si rincorrono tra le pagine, si passano il turno nel racconto, si incrociano e si incontrano.
E così, quasi in una struttura circolare che si attorciglia su se stessa come una molla, la narrazione si apre con l’arrivo in città di uno studente universitario fuori sede, maldestro nel suo approccio con la realtà nuova e la varia umanità che urta, per poi passare ad altri personaggi legati l’uno all’altro, per caso o volontariamente, che presentano ciascuno una tranche de vie: la chiusura del cerchio si ha con il ritorno, nella memoria di Maddalena, l’ultima dei protagonisti di queste brevi sequenze narrative -che sono anche scorci paesaggistici, descrittivi ed evocativi-, al suo incontro con il giovane studente dell’inizio, a Piazzale Michelangelo.
Lo definirei un romanzo generazionale: ad uno che è stato giovane a Firenze negli anni Ottanta (sempre io!) fa effetto vedere citati il TenaxRadio Centofiori, ma Santoni in quegli anni era un bambino (è nato nel 1978) e gli viene meglio raccontare la Firenze che conosce di più e non per sentito dire, quella più vicina ai quarantenni di oggi, quella cioè contempla anche i gambrini, cioè i ragazzi che passano il tempo davanti all’ex cinema Gambrinus, da qualche anno trasformato in Hard Rock Cafè, con buona pace dei fiorentini che lo consideravano un salotto a due passi da Piazza della Repubblica.
Insomma, se avete voglia di scoprire una Firenze inedita, ormai multietnica, assolutamente non turistica eppure descritta meglio di una guida turistica, attraverso la varia umanità che la popola, leggete questo libro che non so se definire romanzo o serie di racconti incollati l’uno all’altro senza soluzione di continuità.

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